Il centro sociale, dopo 31 anni di occupazione abusiva, si scopre improvvisamente esigente. Il Comune di Milano, in una mossa degna del miglior autolesionismo politico, ha provato a offrire un bando “su misura” per regalare al Leoncavallo un immobile in via San Dionigi. Nonostante l’assegnazione gratuita per 90 anni, che di per sé è già un affronto al buon senso, il Leonka ha rifiutato l’offerta. La motivazione? L’edificio richiederebbe lavori di manutenzione.
Il problema, a quanto pare, non è la generosità del Comune, ma la pigrizia del centro sociale. Pretendono uno spazio non solo gratuito, ma anche immediatamente agibile, come se il loro diritto a esistere non li obbligasse a sollevare un dito. Il loro delirante comunicato definisce l’occupazione “una forma di redistribuzione della ricchezza”. Peccato che l’unica redistribuzione che si intravede sia quella che va dalle tasche dei contribuenti, che pagano i danni, alle loro pretese.
Secondo i loro standard, l’immobile offerto sarebbe “malsano, forse avvelenato” e “non all’altezza della storia del Leoncavallo”. Si domandano come il Comune possa risolvere la situazione, ma la risposta è semplice: con un po’ di dignità.
Invece di rimboccarsi le maniche, il Leoncavallo si è rivolto a facoltosi imprenditori, chiedendo loro di riacquistare la vecchia sede di via Watteau. Visto che dalle tasche dei tanti vip che li sostengono e sono perfino scesi in piazza con loro, non sembra siano sgorgati molti aiuti.
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