Allarme Oms per Gaza ridotta allo stremo per la fame

Attualità
Sos Gaza: fame e distruzione. “Gaza la situazione è oltremodo catastrofica – riporta il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, durante un briefing con la stampa a Ginevra – Nella Striscia solo 17 ospedali funzionano anche solo parzialmente su 36, e nessun ospedale è operativo nel Nord di Gaza o a Rafah. Nelle ultime 2 settimane, 500 persone sono state uccise mentre cercavano aiuti alimentari in centri e percorsi di distribuzione alimentare militarizzati non Onu, con conseguente aumento dei feriti e gravi conseguenze per gli ospedali di Gaza City, poiché carburante, acqua e scorte mediche si stanno esaurendo rapidamente“. Nel frattempo “la fame perseguita tutti, rendendoli più deboli, malati e vulnerabili. Dall’inizio di quest’anno, in media 112 bambini sono stati ricoverati ogni giorno per cure di malnutrizione acuta”, è il quadro tracciato dal Dg, che ha voluto nuovamente ringraziare l’Italia e quei Paesi che hanno accolto pazienti dalla Striscia. Negli ultimi giorni, continua il capo dell’agenzia Onu per la salute, “l’Oms è riuscita a recuperare scorte di carburante dai propri magazzini per supportare gli ospedali“.
Gaza
Food for Gaza (@ ItalyMFA)

Emergenza Gaza

In questi mesi l’Organizzazione mondiale della sanità ha fornito “oltre 1,7 milioni di litri di carburante a strutture sanitarie, fornitori di servizi di ambulanza e partner. Questa settimana ha consegnato forniture mediche per la prima volta dal 2 marzo, con 9 camion carichi di scorte essenziali, comprese unità di sangue. Queste forniture saranno distribuite agli ospedali prioritari nei prossimi giorni e altre sono in arrivo. Ma è solo una goccia nell’oceano, date le immense esigenze sanitarie”. Dall’inizio del conflitto, riepiloga il direttore generale Tedros, “l’Oms ha supportato l’evacuazione di oltre 7.300 pazienti dalla Striscia di Gaza. Ma dall’inizio del blocco israeliano, il 18 marzo, ci è stato permesso di evacuare solo 294 pazienti, una piccola parte delle oltre 10mila persone che necessitano ancora di evacuazione medica. L’Oms ringrazia Italia, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti per aver accolto i pazienti evacuati. E chiede l’accesso per cibo, acqua, carburante, aiuti medici e di altro tipo, su larga scala, attraverso tutte le vie possibili“. 
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Foto di Florin Palamarciuc su Unsplash

Soccorsi nella Striscia

“Sin dall’inizio della crisi a Gaza, l’Italia è stata al fianco della popolazione civile palestinese tramite azioni concrete, a partire dall’iniziativa Food for GazaHo disposto ulteriori finanziamenti di 5 milioni di euro a Unicef e di 5 milioni di euro all’Oms per fornire vaccini, materiali sanitari e formare personale medico locale. Un ulteriore sforzo congiunto con gli attori del Sistema Italia e le Nazioni Unite. Non possiamo restare indifferenti di fronte alla tragedia umanitaria che colpisce la Striscia”, evidenzia il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.  “La storia delle Chiese cattoliche orientali è stata spesso segnata dalla violenza subita – ricorda -; purtroppo non sono mancate sopraffazioni e incomprensioni pure all’interno della stessa compagine cattolica”. Ma oggi “la violenza bellica sembra abbattersi sui territori dell’Oriente cristiano con una veemenza diabolica mai vista prima”. Alla riunione delle Opere sociali delle Chiese Orientali (Roaco) Leone XIV ha detto: “Il cuore sanguina pensando all’Ucraina, alla situazione tragica e disumana di Gaza, e al Medio Oriente, devastato dal dilagare della guerra”. E ha aggiunto con forte spirito critico su versioni e motivazioni che vengono fatte circolare: “Siamo chiamati noi tutti, umanità, a valutare le cause di questi conflitti, a verificare quelle vere e a cercare di superarle, e a rigettare quelle spurie, frutto di simulazioni emotive e di retorica, smascherandole con decisione. La gente non può morire a causa di fake news“.
Foto di Imagoeconomica via Idf US

Fame a Gaza

Il sistema di distribuzione alimentare promosso da Israele e Stati Uniti a Gaza, avviato un mese fa, umilia intenzionalmente i palestinesi, costringendoli a scegliere tra fame e rischio di morte per ottenere scorte minime di cibo. Più di 500 persone sono state uccise nei punti di distribuzione e quasi 4.000 sono state ferite mentre cercavano di procurarsi del cibo. Questo sistema di distribuzione è un massacro mascherato da aiuto umanitario e deve essere fermato immediatamente. L’organizzazione Medici senza frontiere (Msf) chiede alle autorità israeliane e ai loro alleati di revocare l’assedio e consentire l’ingresso di cibo, carburante, forniture mediche e umanitarie, ristabilendo un sistema di aiuti fondato sui veri principi umanitari, come quello precedentemente coordinato dalle Nazioni Unite.  Prosgue Msf: “I quattro siti di distribuzione si trovano in aree sotto il totale controllo delle forze israeliane, da cui la popolazione era stata precedentemente sfollata con forza. Sono aree grandi come campi da calcio, circondati da postazioni di sorveglianza, cumuli di terra e filo spinato. C’è un solo varco d’accesso, tutto recintato“.

Testimonianza

Aitor Zabalgogeazkoa è il coordinatore dell’emergenza di Msf a Gaza. racconta: “Gli addetti della Ghf scaricano pallet e scatole di viveri, poi aprono le recinzioni, facendo entrare migliaia di persone contemporaneamente, che si ritrovano a lottare per contendersi anche un singolo chicco di riso”. E prosegue: “Chi arriva prima e si avvicina ai posti di blocco, viene colpito. Chi arriva in orario ma scavalca i cumuli di terra e filo per via del sovraffollamento di persone, viene colpito. Chi arriva in ritardo, non dovrebbe essere lì perché si trova in una zona sottoposta a evacuazione e quindi viene colpito”. Ogni giorno, le équipe di Msf vedono pazienti uccisi o feriti mentre cercavano di procurarsi cibo in uno di questi siti. “Molte persone vengono colpite direttamente. Questo non è un aiuto, è una trappola mortale – afferma Hani Abu Soud, un membro della comunità del centro per cure primarie di Al-Mawasi – Ci stavano per uccidere uno per uno. Avevamo fame, cercavamo solo di dare da mangiare ai nostri figli. Che altro posso fare? Un sacchetto di lenticchie costa circa 30-40 shekel (6-10 euro). Non abbiamo quella somma di denaro. La morte è diventata più economica della sopravvivenza“.

solidarietà
Foto di Mohammed Ibrahim su Unsplash

Ferite

Da quando distribuzioni sono in corso, denuncia ancora Msf, le équipe mediche hanno notato un netto aumento del numero di pazienti con ferite da arma da fuoco. Nell’ospedale da campo di Msf a Deir Al-Balah il numero di pazienti con ferite da arma da fuoco è aumentato del 190% nella settimana dell’8 giugno rispetto alla settimana precedente, si legge nel comunicato. Gli ospedali di Gaza, ancora a malapena funzionanti, sono devastati andando avanti solo con scorte minime di analgesici, anestetici e sangue. Ospedali pienamente funzionanti, rileva l’organizzazione, farebbero fatica a far fronte a un numero così elevato di pazienti traumatizzati che inondano ogni giorno i pronto soccorso.

Interris

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