Gli anziani che non hanno più voce: una lezione che la politica deve ascoltare

Società

Da una telefonata a Radio 3 emerge un’Italia silenziosa che non si riconosce più nelle istituzioni

La mattina del 26, ascoltando Prima Pagina su Radio 3, ho sentito una testimonianza che merita di essere riportata con grande attenzione.
È intervenuto un anziano, «una persona di sinistra», come si è definito lui stesso, che con tono pacato ha spiegato perché non andrà più a votare. Vive in affitto, ha una pensione sociale e non si sente rappresentato da nessuno: né dalla sinistra che considerava la sua casa politica, né dagli altri partiti.
Con una sincerità quasi dolorosa, ha ricordato che l’unico leader ad aver parlato con chiarezza dell’aumento della pensione sociale era stato Silvio Berlusconi.

Quella voce, così composta e così ferma, racconta un’Italia che raramente conquista i titoli dei giornali.
È l’Italia degli anziani poveri, che vivono la propria fragilità con dignità e pudore. È un’Italia che non protesta, che non urla, che non scende in piazza, e che proprio per questo viene spesso ignorata.

Le povertà tra gli anziani, infatti, restano profonde e diffuse. E quando chi vive queste condizioni non sente più alcuna attenzione da parte della politica, il rischio è che la sfiducia diventi rinuncia.
Rinuncia al voto, rinuncia al sentirsi parte della comunità democratica.

Il Governo di centrodestra ha avviato interventi concreti. L’ADI – Assegno di Inclusione ne è un esempio evidente: per la prima volta, una misura strutturale riconosce un sostegno diretto agli anziani non autosufficienti, soprattutto agli ultraottantenni soli o privi di una rete familiare adeguata.
Un aiuto reale, che garantisce un minimo di sicurezza a chi vive condizioni di estrema fragilità.
Interventi di questo tipo, per anni, non erano stati neppure immaginati.

Ma mentre oggi una parte rilevante della sinistra concentra la sua agenda quasi esclusivamente sui diritti civili di minoranze ristrette – temi legittimi, ma insufficienti a parlare all’intero Paese – il rischio è quello di continuare a non vedere la grande maggioranza silenziosa degli anziani.

Noi Seniores di Forza Italia, proprio perché rappresentiamo questa parte del Paese, lo diciamo con lealtà e con franchezza: serve uno sforzo ulteriore.
Le povertà degli anziani non possono essere un capitolo accessorio dell’agenda pubblica, né un tema da trattare solo nei momenti di emergenza mediatica.
La politica non può ascoltare soltanto chi alza la voce: deve ascoltare anche chi vive in silenzio, chi sopporta con dignità, chi non chiede niente per orgoglio.

Ed è qui che la lezione di Silvio Berlusconi torna più attuale che mai.
Quando parlava degli ultimi, lo faceva con autenticità.
Le sue battaglie – incluso quel famoso impegno per le dentiere gratuite agli anziani, accolto con sarcasmo dai suoi avversari – non erano folkloristiche. Erano il segno di una sensibilità umana straordinaria, capace di vedere bisogni concreti che altri consideravano troppo “minori”, troppo quotidiani, troppo lontani dalla retorica dei salotti.

Non a caso amava ripetere:
«Io voglio aiutare chi ha davvero bisogno, le persone normali, quelle che non hanno voce.»

Parole semplici, ma oggi pesantissime.
Un richiamo preciso alla missione di una politica popolare nel senso più alto del termine.

Noi Seniores di Forza Italia continueremo a farci carico di queste istanze, portandole con determinazione dentro il partito e dentro il dibattito pubblico.
Perché una democrazia matura deve prendersi cura anche – e soprattutto – di chi non ha voce, ma avrebbe davvero bisogno di essere ascoltato.

Stefano De Caro
Segretario Organizzativo dei Seniores di Forza Italia

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