Siamo in prossimità del 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne.
Ricordiamo un femminicidio in anticipo sui tempi, perché questi fatti non appartengono solo ai nostri giorni.
Ci troviamo nel nord Italia in provincia di Milano, esattamente nel bosco del Carengione, nella zona dove il 26 marzo
del 1976 fu compiuto un brutale omicidio.
Qui venne uccisa Julia Olga Calzoni Sforza, milanese, che era la nipote del Conte Carlo Sforza, diplomatico e nobile della Milano bene degli anni 50, Ministro degli Esteri del Governo Giolitti nel 1919-20.

Il bosco del Carengione, invece, un tempo, era la riserva di caccia dei conti Borromeo.
Ma tornando al delitto, Julia, di 16 anni, era una ragazza di buona famiglia. La madre, dopo il divorzio, era rimasta nell’aristocrazia milanese mettendosi con un altro conte, Sanzio Andreoli Paglierano e tutti vivevano in un palazzo di Corso Venezia.
Julia si fidanza con Giorgio Invernizzi, studente di Medicina e figlio di un commercialista e di una professoressa, per cui gradito ai genitori.
Ma non è tutto oro quello che luccica, perché Giorgio è pessimo studente e appartenente alle frange dell’estrema destra, i cosiddetti “sanbabilini”, giovani neofascisti della Milano bene, sempre pronti ad azioni di violenza contro gli avversari politici, i cosiddetti “rossi”. Siamo negli Anni di Piombo.
Il 26 marzo, nel primo pomeriggio, la ragazza doveva rivedersi con Giorgio, dopo che questi l’aveva lasciata, ma al momento dell’incontro, lui si presenta insieme al suo amico Fabrizio Demichelis, personaggio simile, se non di peggiori trascorsi.
La ragazza rimane meravigliata del perché Giorgio si sia portato dietro l’amico, ma nonostante ciò si fida e sale in macchina.
In realtà, Giorgio e Fabrizio hanno l’intenzione di sequestrarla e di richiedere un riscatto di 400 milioni alla famiglia, uccidendo poi comunque Julia.
I ragazzi la portano nelle vicinanze dell’Idroscalo di Milano e chiedono a Julia di registrare un messaggio che sarebbe servito come prova della sua esistenza in vita.
Lei si rifiuta, ma i due la minacciano con la pistola.
Julia riesce comunque a fuggire nei pressi del bosco, ma per sua sfortuna, viene raggiunta e colpita in un primo momento, con una spranga di plastica.
Non riuscendo però ad ucciderla, le sparano quattro colpi di pistola freddandola.

Dopodiché gettano il corpo nel fiume vicino all’immondizia, corpo che il giorno dopo viene ritrovato da un passante che portava in passeggiata il cane.
La madre, Elena Sansoni, non riuscendo a contattare la figlia, torna subito da Lugano, dove si era recata per affari.
Catturati i due assassini, vengono condannati all’ergastolo.
Oggi solo una piccola lapide in memoria posta nel bosco del Carengione, ricorda il brutale assassinio della povera Julia, quello che può essere considerato un femminicidio ante litteram.
Eleonora Prina
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845