BookCity: Leggere rende più felici

Cultura e spettacolo

Nell’ambito dell’evento cittadino di BookCity, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori hanno inaugurato BookStop, una nuova postazione di bookcrossing nel quartiere di Villapizzone nei giardini di via Riccione 11. 

Leggere rende più felici: lo dice anche una ricerca condotta dal Dipartimento di Economia dell’Università Roma Tre – CESMER, per il ventesimo anniversario di GeMS – Gruppo editoriale Mauri Spagnol, e presentata a Bookcity Milano.

Secondo lo studio, chi legge abitualmente mostra livelli più alti di benessere soggettivo, realizzazione personale, concentrazione e flessibilità mentale, felicità, resilienza ed empatia. La lettura è associata positivamente a tutte le dimensioni della rigenerazione personale: cognitiva, affettiva e relazionale. Fra tutte le attività del tempo libero, è l’unica – insieme allo sport – senza effetti collaterali, anzi contribuisce contemporaneamente a emozioni positive, concentrazione, senso e connessione con gli altri.
Più si legge, più aumenta il benessere. Chi legge con maggiore intensità percepisce più benefici su tutte le dimensioni, come cura della mente, del cuore e delle relazioni. I lettori attribuiscono infatti più valore a tutto ciò che fanno: leggere allena uno sguardo più attento e coinvolto verso le esperienze. Per i lettori, anche guardare un film o ascoltare musica diventa più significativo. La lettura è associata quindi a maggiori livelli di appagamento, utilità e consapevolezza.

Chi legge, lo fa per 79 minuti al giorno, contro i 55 della media nazionale e partecipa di più alla vita culturale: va al cinema il doppio delle volte e frequenta più eventi artistici e sociali rispetto a chi non legge.

La lettura è percepita come cool soprattutto tra i più giovani (15-24 anni). Le persone nella fascia di età 55-64 sono al secondo posto tra coloro che la percepiscono come tale, seguiti dagli over 65 e dalla fascia d’età 35-44. Le scelte di lettura sono guidate dall’autore (68%) dal passaparola (47%).

La lettura è anche capace di ridurre il divario di genere: per gli uomini rappresenta un’educazione affettiva ed empatica, aumentando il livello di ascolto e di attenzione; per le donne diventa una leva di empowerment, offrendo strumenti di resilienza e autorealizzazione

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