Inclusione a Milano, la dura realtà: il vicepresidente della consulta disabilità si dimette

Milano
Correva l’anno 2022 quando il Comune di Milano, con una delibera ad hoc, ha istituito la Consulta cittadina per le persone con disabilità: un organo consultivo, i cui membri sono stati nominati dal Sindaco di Milano nel 2023.
Senza potere decisionale, questo organo ha il compito di promuovere l’integrazione sociale tutelando i diritti delle persone con disabilità.
Milano è sempre stata una città aperta al confronto ed all’ascolto attivo sulle tematiche legate ai diritti umani, sociali, civili e politici., come testimonia la sua storia che la proclama come un luogo di incontro e la città dei diritti.
La città ha una forte connotazione simbolica, nonché culturale, a tal proposito.
Monitoraggio e promozione dei diritti di tutti sono stati istituti da parte del Comune di Milano per riflettere sulle sfide, più che mai attuali, come l’inclusione sociale ad esempio.
Ritengo sia fondamentale considerare prodromica l’inclusività, ossia la partecipazione attiva di tutti alla vita sociale quotidiana, all’inclusione sociale, ponendo un occhio vivo sull’identità reale della città, continuando ad esplorare i contenuti dei diritti di tutti appunto.
Gli amministratori locali definiscono Milano la città di tutti e per tutti.
In ossequio a questa prospettiva sorprende la notizia che ho appreso pochi giorni fa, un fatto alquanto singolare, per me comunque non inaspettato, che spegne l’orgoglio di chi dedica il suo tempo agli altri, cercando concretamente di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito alla vita sociale delle persone più fragili, tra cultura pedagogica ed antropologica della disabilità: infatti, il Vicepresidente della Consulta cittadina dei diritti per le persone con disabilità ha rassegnato le sue dimissioni, resosi conto che il Comune di Milano non abbia effettivamente mai valutato con dovizia le molteplici proposte avanzate dai membri della Consulta nominata tre anni fa.
La disabilità è un fatto sociale acclarato e come tale dovrebbe essere affrontata indipendentemente dal colore politico di chi governa; in un contesto globale siffatto, dove la città di Milano ha da sempre mostrato la sua capacità di rappresentare il simbolo aulico dell’equità sociale mantenendo l’afflato solidale che la caratterizza, la città stessa sta perdendo il valore della comunità, non riuscendo più a riconoscere il valore sociale della disabilità, rendendola inaccessibile, più di quanto lo sia già, purtroppo, fenomeno acuito dalla delicata congiuntura economica che stiamo attraversando.
La Giunta Comunale risulta essere immobile nelle scelte che riguardano le persone ed i servizi a loro dedicati.
L’attuale immagine della città di Milano, cuore pulsante dei diritti umani, civili e sociali, è pesante, offuscata nella storia e nella memoria.
E’ ragionevole pensare, alla luce di quanto stia accadendo al riguardo in città, che possano sussistere dei profili di conflitti d’interesse all’interno della Consulta Cittadina in questione, perché da una parte vi sono le famiglie che assistono congiunti ed affini e dall’altra parte vi sono gli enti, le associazioni di imprese sociali che forniscono i servizi alle persone e che hanno anche e soprattutto obiettivi economici da mantenere, rispettare e raggiungere.
Il Comune di Milano ha smentito seccamente il fatto che le idee della Consulta cittadina per le persone con disabilità siano rimaste inascoltate, rammentando che la rappresentanza politica della Consulta sia stata fattiva sui temi afferenti la disabilità, sebbene questo organo consultivo non sia dotato di portafoglio.
Stride infine la realtà dei fatti: sulle prestazioni non si capisce chi e come vengano erogati i servizi alle persone, sulla comunicazione delle attività non si comprende chi abbia reale autorevolezza di rendere edotta pubblicamente la cittadinanza.
A quali nuovi ideali la Giunta Comunale vorrebbe assurgere? Chiediamocelo davvero e riflettiamoci, lasciando spazio ad un umile, mite ed utile consiglio ai decisori locali: meno propaganda sulle persone, più idee concrete e condivise per gli individui stessi.
Occorre infatti cambiare cambiando veramente, non solo parlando di cambiamento. Per continuare a testimoniare la città del “ coeur in man” che fu, che è stata, che è e che sarà: persone al centro, diritti al centro, bisogni al centro.
Gabriele Motta

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