Rassegna ragionata dal web: Il sessismo della sinistra italiana

Attualità

I silenzi del Pd sul “cortigiana” di Landini a Meloni, gli attacchi pretestuosi a Venezi, il machismo dem sulla capa di gabinetto di Nordio. La sinistra ha un problema con l’8 marzo. Rassegna ragionata dal web

Sulla Zuppa di Porro Franco Lodige scrive: «A parti inverse, se la destra avesse anche solo osato sfiorare Elly Schlein con espressioni di questo tipo, si sarebbe già gridato allo squadrismo. Avremmo letto editoriali infuocati sulla violenza verbale, sul ritorno del maschilismo fascista, sulla barbarie del linguaggio tossico. E invece? Silenzio. Nessuna prima pagina, nessuna dichiarazione di solidarietà da parte delle “femministe d’ordinanza”. Nessun appello al rispetto istituzionale. Perché? Perché la Meloni è una donna di destra e per certi salotti una donna di destra non merita rispetto».

Qualsiasi persona pensante, indipendentemente dai propri orientamenti politici, sa distinguere la critica a Giorgia Meloni di essere subalterna a Donald Trump, legittima e argomentabile, da quella di “essere la cortigiana” del presidente degli Stati Uniti: una sinistra italiana sbandata sta provocando guasti anche a quelle che sono conquiste storiche del progressismo come il dovere di non usare termini sessisti nel dibattito politico.

***

Su Rai news si scrive: «Luigi Brugnaro ha definito la situazione “irrispettosa verso il pubblico e violenta contro Venezi“. Venerdì scorso c’era stato lo sciopero dei dipendenti della Fenice; domenica la lettura dell’ennesimo messaggio dal palcoscenico, poi nulla fino ad oggi con la richiesta delle dimissioni del sovrintendente».

Anche tutta la “vicenda Venezi” puzza lontano chilometri di sessismo. Le foto della direttrice d’orchestra, le allusioni, gli inusuali metodi di lotta dei dipendenti della Fenice. Il messaggio che trasmette tutta questa raccolta di spazzatura è: “Non può essere bella e brava!” (e di destra).

***

Su Huffington post it si scrive: «Da qualche giorno, nei corridoi di via Arenula, circola una voce: la capa di gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, avrebbe raggiunto Capri a bordo di una motovedetta della Guardia di Finanza per partecipare, insieme al marito, al convegno sulla digitalizzazione della giustizia del 4 e 5 ottobre. Bartolozzi, in un dicastero scosso da tensioni come quelle sul caso Almasri, in questi mesi si era già attirata attacchi condensati nel nomignolo “la zarina”».

Anche in tutto il ronzare sulla Bartolozzi bionda, affascinante, “zarina”, compagna di un potente del centrodestra siciliano, si avverte la “puzza” di quella deriva “machista” che una certa sinistra e un certo opinionismo “liberal” hanno inaugurato e di cui si scrive in queste note.

***

Su Firstonline Franco Locatelli scrive: «Non è la prima volta che la politica va all’assalto dei custodi e delle vestali dei conti pubblici che albergano sotto il tetto della Ragioneria Generale dello Stato (RgS). È sempre stato così. Quando un politico è debole e non riesce a mantenere le promesse da marinaio che ha fatto ai suoi elettori se la prende con la Ragioneria e stavolta non stupisce che sul banco degli imputati sia finita Daria Perrotta, prima Ragioniera donna dello Stato. È sotto accusa per aver fatto passato il sacrosanto aumento della cedolare secca sugli affitti brevi e per aver difeso la linea del rigore nella manovra di bilancio anche a costo di negare incontri preventivi con i ministri della spesa. Ora l’attacca soprattutto il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ma anche i ministri di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti e Francesco Lollobrigida hanno avuto a che di ridire».

La critica di Locatelli a certe balordaggini di alcuni esponenti del centrodestra che invece di porre (pacatamente e senza toni isterici) questioni politiche sulle proposte per il bilancio dello Stato del 2026, se la prendono con i “tecnici” del ministero dell’Economia, è ampiamente condivisibile. Però anche in questa occasione lo sbandamento della sinistra non manca di farsi notare con una frase di uno dei “padroni del Pd”, Francesco Boccia, che afferma: “Daria Perrotta è lontanissima dal Pd di oggi. L’attuale assetto della Ragioneria dello Stato è lontano anni luce dal Partito democratico”. Il fatto che nessun esponente di una sinistra ancora dotato di senso di responsabilità si sarebbe permesso frasi simili su Andrea Monorchio, dimostra che mentre una certa parte della destra deve fare ancora bene i conti con il “25 aprile”, incomincia a manifestarsi sempre più frequentemente una sinistra con rapporti sempre più cattivi con l’ “8 marzo”.

Lodovico Festa (da Tempi)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.