Erasmus Slow: il progetto che porta gli studenti universitari a rigenerare i borghi rurali (e a trovare sé stessi)

Società

L’Erasmus non è più solo Parigi, Barcellona o Milano. Cresce in Europa la tendenza a scambiare il caos delle metropoli con la tranquillità autentica dei borghi che rischiano lo spopolamento: nasce l’Erasmus rurale, un’esperienza “slow” guidata in Italia dall’Università di Torino.

Quando si parla di Erasmus, si immagina subito la vita frenetica nelle grandi capitali europee. Negli ultimi anni, però, sta emergendo una rivoluzione “slow”: l’Erasmus rurale. L’obiettivo è scambiare il caos urbano con l’autenticità di borghi e valli che rischiano di sparire. Qui, gli studenti non cercano la movida, ma una comunità da vivere, la natura da respirare e storie da raccontare, trasformando la mobilità studentesca in un’azione di rigenerazione.

In Italia, questo progetto innovativo è guidato dall’Università di Torino, insieme a Unita – Universitas Montium, l’alleanza che unisce 12 atenei in 7 Paesi europei, sostenuta da Erasmus+.

L’Idea: Trasformare lo Spopolamento in Opportunità

Ispirato dal progetto spagnolo “Desafío” del 2018, il programma “Mobilità Rurale Unita” è sbarcato in Italia nel 2023. L’idea è semplice e potente: trasformare il rischio di spopolamento in un’opportunità, riportando giovani, idee e competenze – spesso digitali e social – nei piccoli centri.

Per tre intense settimane, gli studenti lavorano in enti locali, cooperative o piccole aziende, applicando la teoria accademica alla pratica. Danno nuova vita al patrimonio culturale, supportano il turismo sostenibile e partecipano alla rinascita delle tradizioni, in contesti naturali che diventano veri e propri laboratori a cielo aperto.

Le Storie di Rinascita: Dalle Alpi alla Valsesia

Le esperienze degli studenti sono un mosaico di successo. A Borgata Paraloup, a 1.400 metri in Valle Stura, Jeaneth, 23 anni dalla Spagna, ha creato contenuti social per diffondere eventi e collaborazioni con produttori locali, attirando un gran numero di turisti. «Qui puoi respirare la storia e ho trovato la mia dimensione», racconta Michela, studentessa magistrale a Torino.

A Ostana, nel Cuneese, sei studenti da cinque Paesi hanno collaborato con la cooperativa Viso A Viso e il centro Alpstream, studiando fiumi alpini, biodiversità e sviluppo sostenibile. «Una vera scuola di vita, dove l’azione sul campo si intreccia con l’accademia», raccontano gli organizzatori. Gli studenti catalogano biblioteche, innovano musei e supportano la pastorizia, portando «energia, curiosità e competenze che animano la Borgata», come spiega Beatrice Verri della Fondazione Nuto Revelli Ets.

Anche in Valsesia, a Campertogno, Sara, studentessa di Scienze del Governo a Torino, ha contribuito al progetto Welfare di Comunità, organizzando corsi digitali per anziani e spazi di co-working. Andreea, dalla Transilvania University of Brasov, ha lavorato con una cooperativa per attività inclusive per persone con disabilità.

Una Tendenza in Crescita

La filosofia dell’Erasmus rurale si espande con altre iniziative come “Yes I am”, che porta 50 giovani ogni anno a Villaggio Laceno in Campania, per policy lab su turismo, agrifood e servizi alla persona.

Tra le Alpi piemontesi, le colline toscane e i borghi sardi, l’Erasmus è diventato un’esperienza green, slow e creativa. Non più solo città da “consumare”, ma luoghi da conoscere, amare e, soprattutto, rigenerare.

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