Teatro Strehler, dall’11 al 19 ottobre
Sior Todero brontolon
Paolo Valerio dirige Franco Branciaroli
in un’inedita lettura della commedia di Carlo Goldoni
Il mondo di Goldonie quello delle marionette, due universi che si incontrano nel microcosmo di un luogo reale e immaginario. Una rilettura di una commedia della maturità goldoniana, condotta con rigoroso rispetto filologico per il testo e per la straordinaria bellezza di quella lingua unica che è già di suo poesia, ma anche con una originale intuizione che vede le marionette in scena accanto agli attori, come loro alter ego.
La lingua è il veneziano della maturità del drammaturgo, in cui convivono, in una sfaccettata partitura, livelli arcaici (quello della “rusticità” del vecchio Todero e del suo sottoposto Desiderio, con tratti di estraneità all’urbanità dei cittadini), il linguaggio “civile” e cittadinesco di Marcolina e di Fortunata, fino a quello più ingessato e formale, quasi italiano del giovane Meneghetto.
La famiglia di Sior Todero rappresenta da generazioni spettacoli di marionette a Venezia e la loro casa è il teatro di questi angeli dal corpo spezzato. Fili, gambe, braccia, teste, quinte, fondali, sacchi, corde, graticci, ponti, sipari, tulle, ribaltine, costumi, trucchi, bastoni, sono gli strumenti dei manovratori di figure dal cuore di legno che si sollevano come danzatori nell’aria per poi tornare a terra, attratti dalla gravità e dalle emozioni.
Oggetti inseparabili dagli umani, misteriosi e inquietanti, giocattoli creativi e fonte di ispirazione per grandi artisti quali Paul Klee, Giorgio de Chirico, Franz Joseph Haydn, Heinrich von Kleist, Carlo Collodi.
Carlo Goldoni ce ne parla nei “Mémories” tra i primissimi ricordi della sua infanzia: «Mia madre mi diede alla luce quasi senza dolore, onde mi amò anche di più; e io non detti in pianto, vedendo la luce per la prima volta. Questa quiete pareva manifestare fin d’allora il mio carattere pacifico, che non si è mai in seguito smentito. Ero la gioia di casa. La mia governante diceva che avevo ingegno. Mia madre prese cura di educarmi, e il mio genitore di divertirmi. Fece fabbricare un teatro di marionette, le maneggiava in persona con tre o quattro suoi amici, e in età di quattr’anni trovai esser questo un delizioso divertimento». Da questo amore per le marionette e dalla presunta leggerezza del suo mondo interiore prende spunto questo progetto di regia che vuole presentare una versione del “Sior Todero” come un Grande Burattinaio, anzi Marionettista.
Il corpo dell’attore come marionetta e talvolta come macchina corporea che cerca una soluzione al mistero del personaggio. La marionetta come lato oscuro, per sopportare e reagire all’orrore domestico della famiglia di Sior Todero, per sopportare e superare un personaggio odioso ed egoista, rappresentazione, nel peggiore dei casi, del genere maschile. E come spesso avviene nelle commedie di Goldoni, l’universo femminile è salvifico e risolutivo e riesce a rimediare e risolvere i conflitti, per un presunto e talvolta instabile, lieto fine.
Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi – M2 Lanza), dall’11 al 19 ottobre
Sior Todero brontolon
di Carlo Goldoni
drammaturgia Piermario Vescovo
con Franco Branciaroli
e con Piergiorgio Fasolo, Stefania Felicioli, Alessandro Albertin, Ester Galazzi,
Orari: martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.30; domenica, ore 16.
Durata: 2 ore e 15 minuti con intervallo
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro
Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org

Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.