Liste d’attesa e ospedali. Regione Lombardia corre ai ripari, proposte da FI e sindacati

Lombardia

Sanità lombarda: tra liste d’attesa e ospedali in sofferenza

In Lombardia il tema delle liste d’attesa continua ad alimentare polemiche e preoccupazioni. L’assessore al Welfare Guido Bertolaso ha annunciato altri 10 milioni di euro destinati alle strutture private per ridurre i tempi di visite ed esami. Una scelta che dovrebbe dare respiro al sistema, ma che suscita critiche da parte dei sindacati e degli operatori sanitari.
«Il sistema sanitario pubblico regionale è al limite delle proprie capacità e viene progressivamente indebolito da politiche che favoriscono il privato» – denuncia Roberto Gentile, segretario generale di FIALS Lombardia – «noi chiediamo da tempo un vero piano di rilancio del pubblico, non soluzioni tampone».
Secondo Gentile, gli ospedali pubblici lombardi vivono una condizione difficile: «C’è una carenza cronica di personale, il turnover non viene compensato e le condizioni di lavoro sempre più gravose spingono molti professionisti ad abbandonare il servizio pubblico». A questo si sommano i cantieri aperti e le nuove tecnologie in fase di installazione, che riducono ulteriormente la capacità di erogare prestazioni. «Delegare sempre più al privato è solo una toppa, non una soluzione strutturale».
FIALS, tuttavia, non si limita alla denuncia. «Chiediamo un piano straordinario per rafforzare il personale sanitario» – spiega Gentile – «con nuove assunzioni stabili, politiche di welfare concrete e una reale valorizzazione economica delle professionalità esistenti. Bisogna rendere la sanità pubblica attrattiva per i giovani medici e infermieri, altrimenti continueremo a perdere competenze verso il privato».
Il sindacato solleva anche un problema organizzativo: «È indispensabile riorganizzare le agende e i CUP in modo integrato, con un sistema di prenotazione trasparente ed efficiente. Solo così sarà possibile ottimizzare le risorse esistenti e ridurre le attese». E aggiunge un richiamo alla medicina di prossimità: «Bisogna investire sulla prevenzione e sulla medicina territoriale, per alleggerire la pressione sugli ospedali e garantire cure più vicine ai cittadini».
Sul fronte politico interviene Stefano De Caro, responsabile nazionale organizzazione Seniores di Forza Italia, che riconosce la fondatezza delle critiche: «I problemi ci sono e comprendiamo le proteste». Tuttavia ricorda che il suo partito ha avanzato un progetto nazionale: «Forza Italia ha proposto un Piano strategico per il Servizio Sanitario Pubblico. Vogliamo riformare la medicina generale, con medici di base nelle Case della Comunità e negli studi territoriali, per rafforzare il legame tra ospedale e territorio».
Il piano tocca anche le patologie croniche: «Occorre dare più attenzione a diabete, malattie cardiovascolari, BPCO, tumori e altre patologie ad alto impatto sociale». Per abbattere le liste d’attesa, De Caro propone «ambulatori pubblici aperti anche la sera e nei weekend, insieme allo sviluppo della telemedicina».
Centrale è anche l’aumento dei posti letto: «Vogliamo passare da 50.000 a 100.000 posti letto per avvicinarci alla media europea». Infine, la sfida del personale: «Servono 10.000 medici e 20.000 infermieri in più, con borse di studio potenziate e un aumento degli accessi ai corsi di medicina».
Il messaggio politico è ambizioso: garantire una sanità «più vicina, più efficiente e più giusta». Resta ora da capire se i due mondi – quello delle denunce sindacali e quello delle proposte politiche – sapranno incontrarsi, trasformando critiche e promesse in un percorso concreto per il rilancio del servizio sanitario pubblico.

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