“Nei miei frequenti viaggi in Russia e in Ucraina ho scoperto che l’amore, quando è forte, riesce a perdonare coloro che hanno causato tanto dolore.
Ho visto l’amore nei volti delle persone incontrate, ma anche nel gesto della mia amica Tanja quando mi ha augurato che non ci succeda quello successo a loro. Un gesto di misericordia riferito ad un aspetto concreto”. E’ il racconto, drammatico e a tratti commovente. Lo racconta la giornalista dissidente Katerina Gordeeva, nell’incontro al Meeting “Oltre la soglia del dolore”, intervistata dal collega Davide Perillo.
“Mia figlia – ha proseguito – innamorata del figlio di Tanja, in un’occasione ha manifestato pubblicamente il dissenso verso il regime che ha iniziato la guerra.
La ragazza in caso di necessità avrebbe donato a lei e alla sua famiglia tutto ciò di cui aveva bisogno: Tanja per timore di ripercussioni nei nostri confronti ci ha detto chiaramente di lasciarla stare”.
Riferendosi alle donne, la giornalista russa ha raccontato che sono loro le più esposte alle ferite della guerra. Katerina è per metà ucraina, per l’altra russa “Con l’invasione dell’Ucraina – ha proseguito – gli uomini sono andati a combattere al fronte lasciando mogli e bambini nell’incertezza e nelle preoccupazioni.
Le loro storie le racconta nel libro e in un documentario.
“Descrivo le ansie di queste mamme che denunciano l’assurdità della guerra e le loro giornate lontano dai mariti. Da quando ho lasciato il giornalismo ufficiale – dice – dedico il mio tempo a dare voce a queste testimoni attraverso interviste trasmesse sul canale social, You Tube in particolare, che conta tre milioni di iscritti”.
Katerina ha lasciato la Russia nel 2014 all’invasione dei carri armati del Donetsk, “quando li ho visti ho capito che andavano a distruggere i ricordi della mia infanzia – ha proseguito – ma non immaginavo potesse succedere una tragedia del genere. Nel 2022 ho deciso di lasciare la Russia schierandomi apertamente contro la guerra”.
Il dialogo con una delle voci più coraggiose del giornalismo contemporaneo, vincitrice del premio Anna Politkovskaja 2022 è proseguito con altre testimonianze.
“Come quella della mamma in fuga dai bombardamenti che perde la figlia uccisa da una granata. O ancora il racconto di Julia, una ragazza che vive con scheggia piantata nel cranio a Toronto in Canada. Lei ha sposato un volontariato di cui si è innamorata. Durante la relazione – aggiunge – ha scoperto che lui è russo, ma questo fatto non è stato un ostacolo al loro rapporto e di concepire un bambino”.
Parlando di sé ha detto che sia la mamma che la nonna non l’hanno mai abbracciata, un fatto che l’ha portata a consultare l’analista.
“Solo dopo ho scoperto che anche loro non erano mai state abbracciate per varie ragioni e a comprenderle, la nonna era rimasta orfana da piccola. E’ un fatto diffuso. Nella mia famiglia per alcune generazioni non hanno avuto esperienze di amore e affetto. Questa mancanza di affetto le ha rese insensibili nei confronti dei figli fino a venderli per ricavare denaro nelle file dell’esercito di Putin”.
Nei confronti del dittatore il dissenso della popolazione è più forte e ampio di quanto si pensi. “Nel mio lavoro – conclude – ho conosciuto le storie di uomini e donne che si oppongono al regime anche in maniera pacata, simbolica. Loro pagano a caro prezzo con la vita in carcere”. Durante l’incontro sono stati trasmessi spezzoni dei filmati di forte impatto emotivo: un’attività di reporter che documentano dal basso risvolti inediti della guerra non raccontati dai media internazionali.
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