Il ministro: “Prima o poi toccherà anche a Casapound”.
Lo sgombero del Leoncavallo e la polemica politica
Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo, a Milano, continua a generare un acceso dibattito politico, contrapponendo il governo e il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha difeso l’operazione, affermando che non si è trattato di un’azione affrettata, ma di un intervento arrivato con “grande ritardo”.
Piantedosi ha spiegato che lo Stato era stato condannato a pagare oltre 3 milioni di euro a causa di dieci anni di ritardo nell’esecuzione dello sfratto e che ulteriori rinvii avrebbero comportato un costo annuale di circa 300.000 euro. Il ministro ha anche specificato che il principio di legalità si applica a tutti e che anche l’immobile di Casapound rientra nella lista degli stabili da sottoporre a sgombero, un’azione che “prima o poi” dovrà essere affrontata.
Sulla stessa linea si è espresso il vicepremier Matteo Salvini, che ha criticato la reazione del sindaco Sala, il quale aveva definito il Leoncavallo “una grande eredità sociale”. Salvini ha sottolineato che l’occupazione era ai danni di un privato cittadino e che “trentuno anni di illegalità li hanno pagati i cittadini”. Ha inoltre rivendicato l’attività del governo, che ha eseguito quattromila sgomberi da quando si è insediato. Salvini ha concluso indicando i centri sociali di Torino come possibili prossimi obiettivi.
La critica di Forza Italia e il ruolo del sindaco
Anche Forza Italia prende una posizione decisa sulla vicenda. Il presidente dei senatori del partito, Maurizio Gasparri, attacca duramente il sindaco di Milano Giuseppe Sala per la sua intenzione di trovare una nuova sede per il centro sociale.
Gasparri sostiene che “gli abusivi non possono avere spazi pubblici gratuiti”. Secondo lui, le associazioni possono contribuire alla vita della città solo se rispettano la legge e pagano un affitto, senza “ottenere spazi pubblici gratuiti”. La sua critica è netta: “I cittadini hanno già pagato abbastanza”.
Il senatore ha poi aggiunto che è stato “indispensabile” non informare il sindaco Sala dello sgombero in anticipo. Secondo Gasparri, avvisare “chi ha protetto l’occupazione avrebbe potuto favorire reazioni” e ostacolare l’intervento.
La questione del futuro del Leoncavallo rimane aperta, sollevando un dibattito più ampio sul ruolo delle istituzioni locali e sul destino degli spazi associativi.
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