Caso Milano, Assoedilizia è con le famiglie ma è l’urbanistica a essere allo sbando
In assenza di una riflessione profonda il sistema, diffuso in tutta Italia, produrrà altri danni
Il caso Milano rischia di restare tale solo per le famiglie coinvolte, le vere vittime della situazione, quasi prive di strumenti legali per mettere al sicuro i propri risparmi, ormai trasformati in mattoni bloccati dalle Procure. Solo il fallimento dell’impresa costruttrice (a lavori non finiti) può far scattare le fidejussioni obbligatorie per legge (ma non è certo la soluzione preferibile, ora) e in molti casi i palazzi sono stati addirittura ultimati e sono abitati, quindi occorrerebbe un’altra azione di risarcimento, molto più complessa e dagli esiti incerti. In questo contesto, l’Assoedilizia di Milano, presieduta da Achille Colombo Clerici, si è schierata a fianco delle migliaia di famiglie sospese, e ha avviato una riflessione sul ruolo dell’urbanistica a Milano e in Italia, ormai in balìa delle speculazioni a causa di vuoti normativi ed etici, varando peraltro una serie di iniziative .
Presidente Colombo Clerici, qual è il ruolo di Assoedilizia in questo contesto così difficile?
“Assoedilizia rappresenta istituzionalmente dal 1894, anno della sua fondazione, le famiglie proprietarie delle case di Milano e Provincia. Molte di queste famiglie, se guardiamo alla storia dell’urbanistica della Città, hanno partecipato nei secoli, col loro risparmio, al processo costruttivo dell’attuale tessuto urbano e sono rimaste proprietarie delle case, che ora abitano o cedono in locazione e si preoccupano dunque che gli investimenti mantengano validità e siano sempre funzionali agli interessi privati ed al bene pubblico, e conseguentemente rimangano redditizi e socialmente utili.
Non c’è quindi a Milano istituzione che più di Assoedilizia sia legittimata a rappresentare e sostenere le famiglie coinvolte nell’acquisto delle case interessate dal caso giudiziario legato ai cantieri bloccati.”
Cerchiamo di dare una lettura sintetica di quanto sta accadendo
“Fin quasi alla fine del Ventesimo Secolo la produzione edilizia cittadina ha seguito uno schema dettato dalla economia delle famiglie, che concepiva le iniziative edilizie solo in quanto strettamente correlate con il fabbisogno previsto in un certo arco di tempo (così disponeva il PRG, Piano Regolatore Generale, lo strumento rigido di pianificazione istituito dalla legge urbanistica fondamentale del 1942) delle varie strutture funzionali – residenziali, commerciali, produttive, ricettive di servizi, e via dicendo. Le famiglie investivano direttamente i propri risparmi nella città, e ne traevano direttamente un reddito, affittando le case, le botteghe, i laboratori, i magazzini…”
E ora cosa è cambiato?
“Dall’inizio degli anni Duemila il nuovo corso dell’urbanistica ha cambiato sostanzialmente le cose: non più la valutazione del possibile reddito diretto a determinare l’impulso nella produzione edilizia, ma un interesse finanziario legato all’investimento di capitale.
Parallelamente la mano pubblica volgeva ad un sempre maggior dirigismo economico-politico nell’edilizia, privilegiando l’interlocuzione con collettori di iniziative urbanistico/edilizie; il che rende più agevole, da un lato la gestione del consenso, e dall’altro la contrattazione urbanistica, nel frattempo introdotta dal nuovo Piano di governo del territorio PGT, lo strumento di pianificazione flessibile, in fieri, previsto dalla legge regionale del 2005.
Oggi, non c’è più una sola famiglia che si imbarchi direttamente in una operazione di investimento di costruzione immobiliare; se lo fa è solo attraverso gli intermediari di gestione del risparmio o i collettori di cui si diceva.”
Ma questo “sistema” riguarda solo Milano?
“Non è, a nostro avviso, il modello-Milano ad esser sotto giudizio; ma è il modello-Italia.
Perché è in tutto il Paese che si registra la tendenza ad informarsi a questo modus procedendi, fondato sulla cultura dell’achievement, che tanto piace all’Unione Europea: un modello sostenuto da tutte le centrali del potere culturale politico-burocratico del Paese. Ne vogliamo una prova? Basta guardare l’impostazione degli innumerevoli progetti, proposte, disegni di legge in materia di rigenerazione urbana giacenti in Parlamento fondati tutti sullo schema operativo del collettore edilizio privilegiato cui viene affidato anche lo strumento della espropriazione per pubblica utilità nei confronti dei privati minoritari dissenzienti.
Altro che diritti di vedute, di cui si parla nel caso-Milano: chi non è d’accordo viene espropriato. E dunque, in una tal prospettiva non c’è poi da stupirsi se si formino arroccamenti di potere, con tutte le conseguenze del caso.”
Che cosa proponete?
“Sul piano nazionale,
1 – un’operazione di supporto tecnico, a livello legislativo volto a colmare le lacune normative in tema di principi fondamentali in materia di governo del territorio
2 – l’individuazione, in sede di rigenerazione urbana, di un meccanismo economico, da recepire nella normativa, che valga ad introdurre incentivi validi che permettano di bypassare la logica della espropriazione per pubblica utilità nella rigenerazione urbana
3 – Sul piano locale
Una maggior trasparenza nella programmazione e realizzazione della attività edilizia, (anche attraverso una maggior partecipazione delle parti sociali) per il monitoraggio in tempo reale di tutta la produzione edilizia, in rapporto al soddisfacimento dei fabbisogni, ed alla correlazione con gli standard urbanistici e la dotazione dei servizi pubblici o privati.
A tal fine Assoedilizia ha promosso ( con l’Osservatorio sui diritti immobiliari della Università Statale di Milano, UNIMI) la costituzione di un tavolo di confronto per un check up dell’urbanistica milanese.”
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Interessante fare il check up sulla situazione immobiliare di Milano.
Si scopriranno molte anomalie nel sistema dei mancati controlli.