La Maddalena come non l’abbiamo mai vista, una Santa che ci parla di una patologia rara

Cultura e spettacolo

Siamo abituati a conoscere le patologie per come si presentano oggi, calate nel tempo presente, con segni e sintomi evidenti utili per una diagnosi.

Ma cosa succederebbe se una malattia venisse dal passato e fosse immortalata un una pagina di prosa, in un dipinto, in una statua ?

Maddalena penitente di Donatello

Si parlerebbe di paleopatologia, come nel caso della statua della Maddalena di Donatello del 1453.

L’Ospedale del Bambin Gesù e l’Osservatorio Malattie Rare e il Ministero della Cultura hanno pubblicato una ricerca su questa statua che la lega alla patologia detta della lipodistrofia.

Una malattia che si contraddistingue per la perdita di massa lipidica, consunzione, volto e tratti del fisico scavati, evidenza dei tendini e delle vene, aspetto smunto.

E in effetti l’aspetto della statua si discosta molto da tutte le rappresentazioni della Maddalena, che di solito sono di una bella donna florida con lunga chioma castana.

Non si spiega nemmeno con l’ipotesi di una eventuale macerazione e patimento dopo la conversione.

Quindi la paleopatologia ci viene incontro spiegando con una vera e propria infermità, l’aspetto della statua e di cui probabilmente era portatrice la modella di Donatello.

Re Carlo II di Spagna

Ma di esempi simili, l’arte è ben fornita.

Pensiamo per esempio ai ritratti del re Carlo II di Spagna, (1661 – 1700) dove anche ad una prima occhiata si riconoscono i segni del prognatismo mandibolare, dovuti all’inbreeding cioè ai matrimoni endogamici tra consanguinei, che portano a malformazioni e nel suo caso, a parecchi problemi di salute.

Oppure la mummia di Tutankhamon ci dice che il re, oltre ad essere molto giovane, 18 anni, soffriva di deformazioni al piede, piede equino, di una frattura non guarita e di malaria.

Lo studio di altre mummie meno famose ha invece decretato che l’arteriosclerosi non è una malattia moderna, ma esisteva fin dalla notte dei tempi.

Ma le prime evidenze di paleopatologie, si hanno con la scoperta di crani del neolitico che presentano buchi dovuti a trapanazioni craniche per ridurre la pressione intracranica a seguito di traumi.

Più recentemente, la famiglia dello Zar di Russia affetta da casi di porfiria, sempre per i matrimoni con gli stessi geni.

Come non citare, poteva mancare, la descrizione della peste nei Promessi Sposi di Manzoni.

Cangrande della Scala, statua equestre

E le tracce della malaria nei resti della famiglia de Medici, mentre studi su cadaveri del 600 dimostrano che i semi di papavero erano utilizzati per curare e come sedativi.

Cangrande della Scala (1291 – 1329), signore di Verona, invece, scopriamo che non fu assassinato come si credeva, ma morì per una rara malattia genetica, la glicogenosi, disturbo del metabolismo.

E i resti cristallizzati di Pompei ed Ercolano, i corpi e le suppellettili solidificati nella lava e nelle ceneri che ne permisero l’eccellente stato di conservazione, ci restituiscono il fatto che più che dal Vesuvio, i Pompeiani erano uccisi da virus come il morbillo, batteri come il colera o la salmonella per le fogne a cielo aperto e dei lupanari.

O per l’usanza insalubre di usare l’urina come fissatore per tingere i tessuti o adoperare la cosidetta “spongia” una spugna fissata su una bacchetta utilizzata in comune per pulirsi dopo aver usato i bagni pubblici.

Gli esempi potrebbero andare avanti per molto, sappiamo molto di più del nostro passato grazie a questa scienza, ma chissà cosa troveranno i nostri pronipoti analizzando i nostri resti.

 

Eleonora Prina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.