Coima, la società immobiliare guidata da Manfredi Catella, come riferisce LaPress, ha presentato una richiesta di risarcimento danni di 69 milioni di euro al Comune di Milano. La controversia è legata alla variante urbanistica del progetto P39-Pirellino e si apprende dalla memoria difensiva depositata dall’immobiliarista al gip di Milano, nell’ambito di un’indagine per corruzione e induzione indebita.
Secondo i legali di Catella, i professori Francesco Mucciarelli e l’avvocato Adriano Raffaelli, Coima sarebbe stata “costretta” ad avviare un procedimento giudiziario il 15 novembre 2024 a causa della persistenza di Palazzo Marino nell’imporre una quota del 40% di Edilizia Residenziale Sociale (ERS), ovvero abitazioni a prezzi inferiori a quelli di mercato, nel progetto di riqualificazione degli ex uffici tecnici del Comune di Milano.
La questione di fondo, che ha portato la società (oggi indagata per corruzione ai sensi della legge sulla responsabilità amministrativa degli enti) a ricorrere due volte alla giustizia amministrativa (TAR e Consiglio di Stato) contro il Piano di Governo del Territorio (PGT), riguarda le modifiche alle regole urbanistiche. Coima ha acquistato il Pirellino dal Comune con rogito il 25 novembre 2019, per poi richiedere l’accesso ai bonus volumetrici di Regione Lombardia, votati il giorno successivo all’atto notarile.
La società lamenta che le “regole che hanno modificato la destinazione d’uso” dell’ex Pirellino, da sola edilizia “libera” a includere anche abitazioni a prezzi accessibili, siano state cambiate in corso d’opera dopo l'”alienazione del bene” pubblico. Ciò sarebbe avvenuto con l’approvazione e la pubblicazione del nuovo PGT nel febbraio 2020, sebbene fosse stato votato dal Consiglio comunale il 14 ottobre 2019 (un mese e mezzo prima del rogito) e pubblicato sul BURL il 5 febbraio 2020, divenendo “efficace”. Questa mossa avrebbe danneggiato gli interessi della società immobiliare, che nell’asta pubblica aveva offerto un prezzo (193 milioni di euro) basandosi sulla “disciplina” in quel “momento vigente”.
Nel primo ricorso, il TAR aveva dato ragione al Comune. Tuttavia, la sentenza è stata ribaltata dal Consiglio di Stato il 18 dicembre 2023, che ha stabilito l’obbligo per l’amministrazione di motivare in modo “estremamente puntuale” la “modifica del regime urbanistico”.
Una seconda causa, promossa dalla società immobiliare, si è conclusa il 17 luglio 2025 (il giorno dopo le richieste di arresto della Procura di Milano nella maxi inchiesta sull’urbanistica). In quest’occasione, il Consiglio di Stato ha obbligato Palazzo Marino a “ponderare nuovamente la scelta pianificatoria”, ma con “piena e impregiudicata discrezionalità da parte dell’amministrazione”, motivando in modo “congruo” la decisione.
La richiesta di risarcimento danni da 69 milioni di euro, che secondo il Comune di Milano è ancora pendente, rappresenta la terza azione legale avviata da Coima.
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