Via Padova: un altro passo per diventare Corso Maranza

Milano

Da lunedì 15 luglio via Padova è di nuovo un cantiere. Palazzo Marino annuncia con toni trionfalistici “la riqualificazione della sede stradale” nel tratto tra via Giacosa e via Anacreonte, ma la realtà – purtroppo – è ben diversa dalle promesse di vivibilità e sicurezza sbandierate dagli assessori Gaia Romani e Marco Granelli.

Più marciapiedi, più degrado

Secondo il Comune, allargare i marciapiedi significa “rendere la strada più sicura”. Una tesi semplicemente demenziale: la sicurezza non si fa restringendo le carreggiate, creando colli di bottiglia e penalizzando chi lavora e vive nel quartiere. Si fa con più controlli, più illuminazione e più presidio. Allargare i marciapiedi in via Padova significa, nei fatti, offrire ancora più spazi agli spacciatori che qui operano da anni, mentre i cittadini onesti devono fare i conti con traffico paralizzato, meno parcheggi e più caos.

Vasi XXL: da arredo urbano a pattumiera


La cosiddetta “riqualificazione” di via Padova è sotto gli occhi di tutti: i giganteschi vasi installati lungo la via, che dovevano portare “verde e bellezza”, oggi sono pattumiere a cielo aperto o, peggio, punti di raccolta per lo spaccio. Aiuole trasformate in discariche, arredi urbani imbrattati e sporcizia ovunque. È questa la Milano “più verde” che ci promettono?

Granelli: da disastro a disastro


L’Assessore Marco Granelli conferma la sua straordinaria coerenza: da pessimo assessore alla sicurezza a pessimo “Assessore agli Umarell”, esperto solo nel piazzare cantieri infiniti e interventi inutili. Dietro la retorica delle “castellane per la mobilità fragile” e delle “corsie preferenziali per ridurre le emissioni”, resta il solito copione: lavori infiniti, zero ascolto dei cittadini e quartieri ostaggio del degrado.

Mentre il Comune si vanta di aver creato “nuovi spazi di socialità”, la realtà è che via Padova continua a essere uno dei luoghi più problematici della città. E i milanesi, ancora una volta, pagano il prezzo di una politica che preferisce slogan e cemento a sicurezza e decoro.

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