Comasina: Da utopia a ghetto. Storia di un’avanguardia tradita

Milano

Creato negli anni ’50 come modello di quartiere autosufficiente, il rione milanese affronta oggi la sua complessa eredità.

# Il “quartiere autosufficiente”

Il progetto ha coinvolto oltre 30 architetti: tra cui Piero Bottoni, Giancarlo De Carlo, Camillo Rossetti.

La politica del quartiere, sviluppata in alternativa alle unità di abitazione, era finalizzata a costruire insediamenti in grado, grazie all’articolazione in unità di vicinato, di costituire una rete di relazioni interpersonali su cui ancorare la vita sociale della comunità.

L’indubbia facilità nel vivere gli spazi aperti si contrappone alla scomparsa totale degli elementi distintivi della città tradizionale e quindi si evidenzia l’eliminazione di tutti quei modi di vivere lo spazio pubblico connessi alla struttura tradizionale della strada e stratificati nell’immaginario collettivo.

Il quartiere è organizzato in quattro ambiti insediativi separati dai percorsi stradali di penetrazione: ogni unità residenziale è provvista di ogni servizio, tra cui quelli per l’educazione dell’infanzia, gli esercizi commerciali e gli spazi per il tempo libero.

Questo doveva comportare la piena autosufficienza del quartiere che avrebbe offerto tutto il necessario per fare restare sul posto i suoi residenti, limitando al massimo gli spostamenti in altre zone della città.

Al suo centro c’è la chiesa di San Bernardo progettata da Angelo Sirtori nel 1957: un cilindro in mattoni con una cupola a tenda che svetta fino a 49 m, diventata simbolo visivo del quartiere.

Ultimo, ma non meno curioso: la Comasina ha dato i natali alla famosa Banda della Comasina, capeggiata da Renato Vallanzasca, protagonista della cronaca nera tra anni ’70 e ’90

# Realtà e utopia

Più che un quartiere autosufficiente, la Comasina assomiglia a una zona segregata sia dal resto della periferia che dal centro della città, con percorsi pedonali ed automobilistici totalmente separati, così come lo sono i servizi principali dalle unità abitative e dai servizi considerati minori. Il frazionamento del lotto tra diversi finanziatori e la partecipazione di numerosi progettisti ha causato una straniante eterogeneità delle abitazioni nonostante l’unitarietà del piano.

Lo scopo di questo quartiere è quindi rimasta un’utopia che difficilmente diventerà realtà. 

MILANO CITTA’ STATO

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