Milano, il triste primato dei decessi legati al caldo: 317 morti in più per temperature estreme

Milano

Il recente studio congiunto è dell’Imperial College London e della London School of Hygiene & Tropical Medicine. Hanno gettato luce sull’impatto devastante del cambiamento climatico sulle ondate di calore estive. L’analisi si è concentrata sull’ondata di caldo che ha colpito l’Europa tra il 23 giugno e il 2 luglio. Si è rivelato come il riscaldamento globale di origine antropica abbia intensificato il fenomeno, causando un aumento significativo della mortalità.

Le città più colpite e il ruolo del cambiamento climatico

Tra le 12 città europee esaminate, Milano ha registrato il numero più alto di decessi attribuibili al cambiamento climatico, con ben 317 vittime. A seguire, Barcellona (286), Parigi (235), Roma (164) e Londra (171).

Dei circa 2.300 decessi stimati nei centri urbani analizzati, ben 1.500 (pari al 65%) sono stati direttamente collegati al cambiamento climatico. L’88% delle vittime aveva più di 65 anni, una fascia d’età particolarmente vulnerabile a causa di condizioni di salute preesistenti come malattie cardiovascolari, diabete e problemi respiratori. Tuttavia, anche la fascia 20-64 anni ha visto 183 decessi. A Madrid, il 90% dei decessi è stato causato da temperature superiori alla soglia critica per la salute.

Lo studio evidenzia come l’impatto delle ondate di calore sia spesso sottovalutato, poiché la maggior parte dei decessi avviene in contesti privati, lontano dall’attenzione pubblica, e raramente viene segnalata. Questa ricerca è la prima valutazione rapida condotta sull’eccesso di mortalità legato al caldo e provocato dal cambiamento climatico durante un singolo evento, fornendo una misurazione diretta dei suoi effetti sulla salute pubblica urbana.

Misure urgenti e l’allarme di Greenpeace

Secondo i ricercatori, è fondamentale adottare misure strutturali come l’ampliamento delle aree verdi urbane e la riduzione dell’effetto isola di calore. A queste devono aggiungersi interventi d’emergenza come la creazione di centri di raffreddamento e sistemi di supporto per le fasce più vulnerabili della popolazione.

L’analisi lancia un serio avvertimento: il riscaldamento globale, attualmente a circa +1,3 gradi rispetto ai livelli preindustriali, potrebbe raggiungere i +3 gradi entro la fine del secolo se non si verificherà un rapido abbandono dei combustibili fossili in favore delle fonti rinnovabili.

Federico Spadini di Greenpeace Italia ha commentato lo studio sottolineando le gravi conseguenze delle temperature record sulla salute e sulla qualità della vita, con un aumento dei decessi prematuri e maggiori difficoltà nelle attività quotidiane. Greenpeace ribadisce che la causa principale è la dipendenza dai combustibili fossili e sollecita i governi, inclusi quello italiano ed europei, a bloccare nuovi investimenti nel settore fossile e a destinare le risorse a una reale transizione energetica. L’organizzazione ha inoltre lanciato una petizione per chiedere lo stop ai nuovi progetti fossili.

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