Milano torni ad essere una città per tutti, non solo per pochi

Milano

Il capoluogo lombardo rischia di perdere la sua anima se non rimette al centro le persone e le comunità, superando la logica di un Comune protagonista assoluto.

Milano è una città che amo profondamente, ricca di vitalità nei suoi volti e gesti quotidiani. Eppure, avverto che sta diventando una città stanca, dove la frenesia soffoca l’ascolto e dove i più fragili – famiglie con figli disabili, anziani soli, giovani madri – si sentono sempre più invisibili.

Nel mio impegno in Consiglio Comunale, mi chiedo costantemente: che volto ha Milano per chi la abita davvero? Troppo spesso, la città è raccontata attraverso grandi eventi e numeri ambiziosi. Ma il vero segno di civiltà si misura da come una città si prende cura dei più piccoli, di chi ha bisogno, di chi ogni giorno fatica a conciliare lavoro, casa, salute e scuola.


Rimettere la Persona al Centro

Credo in una Milano che rimetta al centro la persona e la comunità, non come retorica, ma come criterio operativo. Dobbiamo ricostruire un tessuto sociale lacerato, dando fiducia e responsabilità a quei soggetti che da sempre tengono in piedi la città: cooperative, associazioni, parrocchie, fondazioni, realtà del volontariato e del terzo settore, i cosiddetti “corpi intermedi”.

Sono loro che intercettano i bisogni prima delle istituzioni, e danno risposte dove la burocrazia si ferma. Eppure, troppo spesso vengono ignorati, burocratizzati, talvolta trattati come semplici fornitori. È ora di cambiare paradigma: il Comune non deve essere il protagonista. Serve un patto stabile tra istituzione e società civile, dove ciascuno si senta responsabile della casa comune.


Rigenerazione Urbana Inclusiva

Questo approccio è cruciale anche per la rigenerazione urbana. Non possiamo più permetterci una città che cresce solo per alcuni, che rigenera spazi ma dimentica le relazioni. Non vogliamo una Milano che investe in edifici smart lasciando soli i quartieri popolari, o creando “isole di eccellenza” circondate da periferie svuotate. Rigenerare significa ricucire, non dividere. Significa immaginare spazi accessibili dove le famiglie possano stare, dove i giovani trovino alternative alla solitudine, e dove la bellezza non sia un privilegio per pochi, ma una possibilità per tutti.

Una rigenerazione autentica deve partire da chi quei quartieri li abita, non imporsi dall’alto. Serve una pianificazione che coinvolga i cittadini, ascolti le realtà locali e dia spazio a progetti condivisi. Non servono solo nuove piazze, ma luoghi di appartenenza, dove la città torni ad essere “nostra”, non solo degli addetti ai lavori o dei costruttori.


Un’Amministrazione che Non Teme la Complessità

Milano ha bisogno di un’amministrazione che accompagni, si lasci interrogare e non abbia paura della complessità. Una città è viva quando le sue parti collaborano, quando l’energia sociale viene valorizzata e non schiacciata.

Da anni chiedo maggiore efficienza amministrativa, non per ottimizzare i flussi, ma per restituire dignità e fiducia ai cittadini. Ogni famiglia che attende una risposta per l’assistenza a una persona con disabilità, ogni madre che lotta per un posto al nido, ogni educatore che tiene in piedi una comunità senza sostegno pubblico, ci sta dicendo una cosa chiara: Milano non può permettersi l’indifferenza.

Non servono politiche di facciata, ma una politica che riparta dalle relazioni. Milano non è solo una città da gestire; è una casa da custodire insieme. Una città che si prende cura, che genera legami, che include e non esclude, che fa delle fragilità non un ostacolo, ma un’occasione per riscoprirsi comunità.

Se sapremo riscoprire questa strada fatta di prossimità, responsabilità condivisa e uno sguardo più umano, allora Milano tornerà ad essere davvero all’altezza delle sue persone.

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