Il lavoro non è più il fulcro della vita, ma uno strumento per viverla meglio. Questo è il messaggio inequivocabile che emerge dalla ricerca condotta da Cisl Lombardia e BiblioLavoro, il centro studi del sindacato, presentata di recente a Milano. L’indagine, che ha coinvolto oltre 3.500 giovani lombardi under 35, dipinge un quadro chiaro delle loro aspirazioni, delle difficoltà che incontrano e delle loro richieste. La ricerca rivela una generazione determinata a ridefinire le regole del mondo del lavoro.
I giovani di oggi non inseguono più ossessivamente il “posto fisso”, ma rivendicano con forza la dignità lavorativa. Ciò che cercano è un salario equo, un equilibrio sostenibile tra vita professionale e personale e un ambiente di lavoro sano. Tuttavia, la realtà dei numeri racconta una storia diversa: gli stipendi sono bassi, con una media di 1.576 euro e un divario di genere significativo che penalizza le donne del 17,9%. La precarietà è dilagante, con la metà degli intervistati che ha lavorato in nero. Nonostante la laurea, molti giovani si trovano a cambiare fino a quattro lavori nei primi anni di carriera nel tentativo di trovare una stabilità.
La precarietà ha un impatto profondo sulla vita dei giovani: uno su due non riesce a risparmiare, il 26% vive ancora con i genitori e il 40% non può affrontare una spesa imprevista. Questo contesto alimenta un crescente disagio mentale, esacerbato da contratti fragili, straordinari non retribuiti, formazione inadeguata e scarse tutele. Il welfare aziendale rimane un miraggio per la maggior parte: solo il 22% lavora in contesti che dimostrano una reale attenzione alle esigenze dei dipendenti.
Nonostante le difficoltà, la voglia di partecipazione è forte. Il 95% dei giovani intervistati ritiene che i lavoratori debbano avere voce in capitolo nelle decisioni aziendali. Trasformare questa energia in azione concreta, prima che si traduca in rassegnazione, questa la sfida, secondo la Cisl.
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