L’intelligenza creativa dell’algoritmo: riflessioni legali da uno studio d’artista

Attualità
In trasferta a Roma per lavoro, in una delle sue vie più storiche ed affascinanti, Via Giulia, mi sono imbattuta, del tutto casualmente insieme ad una cara amica – professionista con un’ expertise che include anche gli aspetti estetici – in un artista, Marco Innocenti, la cui pratica esplora con audacia le frontiere tra l’espressione umana e l’intelligenza artificiale.

Lo studio-galleria di Innocenti è ospitato in una chiesa sconsacrata del Settecento, in cui sono esposti lavori caratterizzati da un’innovativa tecnica di collage digitale. Le sue opere si distinguono per il dialogo tra arte e cinema, mescolando figure iconiche del Rinascimento e del Barocco con personaggi della cultura pop contemporanea. I lavori sono poi arricchiti con elementi di décollage: strisce di carta strappata e frammenti di locandine, raccolti personalmente dall’artista, aggiungono un tocco materico alla composizione visiva.

Lo studio di Marco Innocenti si rivela chiaramente un crocevia tra tradizione ed avanguardia, scenario di una conversazione stimolante che ha toccato in me corde profonde, non solo artistiche, ma anche giuridiche ed etiche.

Come avvocato che si occupa di intelligenza artificiale e delle sue implicazioni, l’incontro con artisti come Innocenti diventa un’occasione preziosa per analizzare le sfide e le opportunità che questa tecnologia apre nel mondo della creatività.

L’intelligenza artificiale sta rapidamente trascendendo il ruolo di mero strumento tecnologico per diventare, in mani esperte come quelle di Innocenti, un vero e proprio collaboratore nel processo creativo. Gli algoritmi di AI generativa possono creare immagini, musiche e testi partendo da input testuali (prompt) o visivi, analizzare stili esistenti per proporne di nuovi, oppure assistere l’artista nell’esecuzione di compiti complessi.

Non si tratta più soltanto di automatizzare, ma di amplificare la capacità creativa umana, spalancando possibilità estetiche prima inimmaginabili.

L’opera di Innocenti, che integra le tecnologie nel proprio flusso di lavoro, dimostra come l’AI possa essere addomesticata e orientata dall’intento artistico, divenendo un’estensione del pensiero e della sensibilità dell’autore.

Tuttavia, l’inserimento dell’AI nel processo creativo solleva interrogativi giuridici di fondamentale rilevanza, a partire da quello sulla paternità dell’opera: chi è l’autore di un contenuto generato da un’AI su indicazione di un artista?

È l’artista che ha ideato il concept e fornito il prompt? È lo sviluppatore dell’algoritmo? Oppure l’AI stessa, nonostante la personalità giuridica delle macchine resti oggi un costrutto meramente teorico?

Le normative attualmente in vigore sul diritto d’autore, elaborate in un contesto pre-AI, legano l’originalità e la protezione all’espressione creativa di una persona fisica. L’arte assistita o generata da AI sfida una simile concezione, richiedendo un’analisi caso per caso per determinare se il livello di intervento umano sia sufficientemente creativo da giustificare la tutela autorale.

Nel caso di Innocenti, le opere – pur nate da un’interazione con l’AI – portano chiaramente l’impronta della sua visione e delle sue scelte, ponendo l’accento su dove debba essere tracciata la linea tra strumento e co-autore.

L’incontro nello studio di Via Giulia ha rafforzato in me la convinzione che l’intelligenza artificiale rappresenti una trasformazione epocale anche per il mondo dell’arte. Artisti innovativi come Marco Innocenti stanno indagando territori ancora in larga parte inesplorati, costringendo giuristi, critici, pubblico e legislatori a ripensare categorie giuridiche e concettuali consolidate.

È fondamentale quindi promuovere un dialogo interdisciplinare – tra arte, tecnologia e diritto – per sviluppare quadri normativi ed etici in grado di bilanciare la tutela della creatività umana, l’incentivo all’innovazione e la gestione responsabile delle nuove tecnologie.

L’arte generata o assistita dall’AI non rappresenta una minaccia in sé, bensì un nuovo linguaggio espressivo, le cui potenzialità e implicazioni stiamo solo iniziando a comprendere.

E il successo finanziario e mediatico dell’asta “Augmented Intelligence” di Christie’s – la prima interamente dedicata all’arte generata tramite Intelligenza Artificiale, svoltasi dal 20 febbraio al 5 marzo scorso al Rockfeller Center a New York – ne è la conferma: la vendita di 28 lotti (rispetto ai 34 presentati) ha raccolto oltre 728.000 dollari, superando la stima minima pre-vendita di 600.000 dollari.

Il compito di noi professionisti legali che ci occupiamo di intelligenza artificiale è quello di offrire una bussola per orientarsi in tale affascinante complessità.

Avv. Simona Maruccio

simona@maruccio.it

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