“Un approccio altamente disinvolto – per cervi versi ‘proprietario’ – rispetto alle regole che presidiano l’imparzialità dell’attività amministrativa”. Così il GIP nell’interdire Stefano Boeri per un anno dai pubblici uffici. Boeri è, allo stato, innocente e tale resterà fino al terzo grado di giudizio. Qui non si fanno processi di carta e su carta a innocenti. Spesso manco li facciamo ai colpevoli. Però una cosa è innegabile, se nel 1974 Scalfari e Turani pubblicano Razza Padrona, raccontando la morte dell’imprenditoria libera e liberale, sepolta sotto le nazionalizzazioni, oggi qualcuno dovrebbe pubblicare “Generazione Proprietaria: i proletari che vinsero, tradendo, la guerra di classe”.
Perché se Boeri è innocente, come è innocente, per la giustizia penale, il sistema politico che lo ha generato è colpevole. Colpevole di alto tradimento di un ideale. Questa gente si è candidata in nome dell’ambiente e della giustizia sociale. L’ambiente è lo stesso di dieci anni fa, mentre il resto dell’Italia è andato avanti. E la giustizia sociale è consistita nel ridurre il numero dei poveri espellendoli. Prima dalla cerchia dei Navigli, poi dalla città in toto. Scusate mi cito da solo, ma Sala e compagni non hanno perso la lotta di classe. Hanno realizzato di essere dal lato sbagliato e si sono spostati armi e bagagli dall’altra parte.
Oggi a Milano Boeri non può più fare il commissario. Non in forza di un provvedimento del GIP, persino a lui il dubbio era venuto, ma perché conosceva metà dei concorrenti della BEIC. Così come avrebbe conosciuto la metà dei partecipanti di ogni competizione amministrativa. Sono sempre gli stessi. Come sempre gli stessi sono i nomi coinvolti nelle indagini sulle SCIA che hanno paralizzato il Comune. Un cortocircuito nato da quindici anni di immobilismo politico, dove un monocolore fucsia ha militarmente occupato entrambi i lati della barricata. A Milano mancano i contrappesi. C’è solo un vasto, esteso, enorme e rosso padronato.
È la generazione proprietaria. Che non ha ereditato i muri, ma ne ha curato i restauri, intermediato le vendite e, già che c’era, ne ha stabilito pure le regole. Questo sistema non è sano. Magari è legale e Boeri, come mi e gli auguro, sarà assolto con formula piena. Ma anche dopo l’assoluzione dell’architetto, resterà un sistema malato. La cura, però, non la può somministrare il giudice. Ci deve pensare il cittadino elettorale. Le regole non se le devono più scrivere tra compagni, soprattutto per il bene dei compagni stessi.
Insomma, la generazione proprietaria è ora che vada in pensione. E lasci a sbrogliare la matassa ad altri. Una generazione cresciuta in periferia, nata durante la lunga marcia nel deserto di una opposizione eterna. Sempre con in tasca il sole e senza ambizioni inutili, tipo rendere grande Milano. Che grande lo è, lo è sempre stata e lo sarà sempre. Piuttosto ricca dell’unica caratteristica che ai compagni è perennemente mancata: l’umiltà.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.