Felice Lo Basso, chef del Felix Lo Basso Home&Restaurant, dal 10 febbraio lascia Milano e comincia una nuova vita a Lugano: «Questa città è odiosa, come fate a dire che vi piace?», dice dopo averci passato gli ultimi 11 anni. Lui, di origine pugliese, non nasconde il rammarico dietro la sua scelta e ne spiega le ragioni in un’intervista al Corriere della Sera.
La città troppo cara
Quando Felice Lo Basso è arrivato a Milano, nel 2014 per lavorare nel ristorante “Unico”, le cose erano ben diverse. Da spartiacque, non solo per chi come lui fa fine dining in un locale con 12 coperti, lo ha fatto il Covid: «Il turismo non si è più ripreso, le persone non hanno più soldi perché la città è troppo cara e gli stipendi sono troppo bassi». La clientela ideale per il suo ristorante sono cinesi e russi, che hanno la possibilità di spendere 230 euro per il suo menu degustazione (bevande escluse): «Mi rendo conto che non sia un ristorante alla portata di tutti, ma il punto è proprio questo: non c’è più una clientela italiana alto spendente, e manca anche quella straniera», mentre «i milanesi non escono più a cena».
Milano finta
Contrariamente alla narrazione corrente, il problema di Milano, secondo chef Lo Basso, non è solo quello dell’immobiliare. Parla di servizi non sufficienti («la metro che chiude a mezzanotte») e la questione sicurezza. Una città dove non ha intenzione di far crescere i suoi tre figli, l’ultimo nato otto mesi fa: «Ho deciso di trovare condizioni di vita migliori. Qui è tutto finto, a partire dal racconto che si fa della città». Il quadro che dipinge è di una città in cui i grandi chef non trovano più attrattiva, e dove gli stipendi nel settore sono inadeguati: «Ormai un giovane chef dipendente guadagna di più al Sud, 1800-2000 euro. A Milano se ne prendono 1300-1400. Chi può vivere così? ». Di certo, non lui. Ed è per questo che dal 20 febbraio, insieme a una socia svizzera, aprirà il “Felix Lo Basso Restaurant”: «Bistrot con tre sale, aperitivi, eventi e un fine dining da 12 coperti come a Milano… altrimenti non ci si sta dentro, il fine dining e basta non si può più fare, è morto. Però almeno in Svizzera tutto funziona, la qualità della vita è alta, c’è capacità di spesa, c’è sicurezza. Mio figlio avrà sicuramente un futuro migliore lì».
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Milano finta? Hanno contribuito anche loro con questa invasione di supponenti chef, una volta si chiamavano cuochi. Perfetto elemento del delirio gentrificazionale.