Sala, sempre autoreferenziale, una visione egocentrica, una logica acritica e supponente, ora ha sconcertato anche la sua famiglia di riferimento, il PD. Riportiamo il punto di vista di una sinistra che non giustifica i suoi atteggiamenti e le sue scelte, per un modo di procedere che nega partecipazione e confronto
“Beppe Sala è il Direttore che tiene le redini del Grand Hotel di Palazzo Marino quasi fosse il proprietario, mentre quello vero non si vede e non si sente, come in certi passaggi tristi delle decadenti aristocrazie di fine ottocento.
L’intraprendente fattore ha preso il sopravvento sul proprietario parassita, e pensa di essere lui il padrone, o almeno si comporta come tale. Gli eredi della famiglia, tanto blasonata, sono distratti, pensano ad altro, si godono la vita, alcuni complici del passaggio di consegne, altri confusi o inerti, altri ancora riottosi ma senza forza, non sufficiente almeno per puntare davvero i piedi e riprendersi il possesso delle cose…
L’inizio letterario non farà certo schermo a quel che già tutti sanno: il Sindaco ha deciso, lui per tutti che, le pur timide resipiscenze sulla Casa di Pierfrancesco Maran, avevano passato il segno e quindi via, a Bruxelles, ad occuparsi d’altro.”
Al suo posto è stato chiamato un componente della “società civile”, l’ex presidente di Compagnia delle Opere, che, si dice competente
Ma “Messo all’angolo dall’iniziativa della procura milanese, Beppe ha ben pensato di rispondere a tono e quindi come si dice “a brigante, brigante e mezzo”: d’ora in avanti si avvarrà dei servigi, delle competenze e della relazioni maturate dall’avvocato Bardelli in decenni di onorato servizio a favore degli operatori immobiliari e delle lobbyes politico affaristiche.”…Una netta scelta di campo, che colpisce due volte la sinistra milanese, nel merito e nel metodo e non si sa quale sia il più grave. Si dice, a scusante della mossa poco educata, che il Sindaco abbia atteso per mesi un’indicazione dal PD. Tardando questa, avrebbe pensato bene di tagliare corto,. Sarà pur vero ma “il modo ancor mi offende”.
Reagisce il Segretario Capelli, e tutto il PD “l’inizio di un rancore che pure va tenuto sotto controllo e semmai servito freddo quando si potrà, se si potrà. “
“Sala fa il Sindaco come la legge gli concede, con enormi poteri, non bilanciati a sufficienza da altri. Un sistema con pochi pesi e contrappesi, una sorta di “democratura”, un modello di rapporti istituzionali nato e giustificato, almeno in parte, dalla stagione di mani pulite e della insopportabile voracità partitica….
Peraltro, “est modus in rebus” e non tutti i Sindaci e Presidenti di Regione esercitano il ruolo come il Marchese del Grillo: “Io sò io e voi non siete un c….o”. Non tutti sono privi di sensibilità politica e di senso del “debito originario” verso le forze politiche che li hanno portati sullo scranno più alto. Certo è che il Sindaco di Milano ne mostra sempre meno, e non solo per un suo limite personale, quasi un analfabetismo democratico di ritorno. Il fatto è che la tensione nelle relazioni istituzionali ed il tratto personale formano la cornice del quadro che racchiude il nodo più profondo che dà sostanza al conflitto sordo tra Sala e la sua attuale maggioranza, perlomeno gran parte. Emergono con sempre maggior chiarezza i contorni di due visioni non diciamo opposte, ma almeno diverse di città, di benessere, di sviluppo. Visioni che hanno trovato in alcune vicende (nuovo stadio. urbanistica dei cortili…) il campo dove mostrarsi, dove rappresentare con le ragioni anche le forze ed il consenso…
E nella complessità di un PD in evoluzione “Qui si gioca infine il tentativo, quanto velleitario si vedrà, di Beppe Sala di costruirsi un futuro politico di rilievo, costruendo un posizionamento capace di raccogliere attorno a sé una parte consistente almeno del centro ambrosiano, uno schieramento di forze che, a seconda dei tempi e delle stagioni, ha trovato diverse forze a rappresentarlo, un po’ sul versante di centro destra, un po’ su quello di centro sinistra, ma con una sola stella polare di riferimento: i danèè. O se si vuole in termini più educati, la difesa di una struttura sociale e di potere che assicuri la riproduzione senza troppi fastidi delle ricchezze della borghesia milanese e dei suoi principali centri di affari.”
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