
“Evasioni” è il titolo dell’installazione artistica presentata venerdì scorso presso la Casa Circondariale di Monza. L’artista, Elend Zyma, nato in Albania ma da oltre 25 anni in Italia, molto conosciuto e attivo nella sua città d’adozione, ha realizzato, insieme a un gruppo di detenuti, una serie di opere su lenzuola che raccontano la visione di quegli uomini dietro le sbarre.
Il supporto scelto racconta una dimensione intima: il lenzuolo ci avvolge e accompagna per tutta la vita, dalla nascita alla morte, diventando il simbolo del nostro tempo. Un tempo, quello del carcere, che trascorre lentamente, si dilata, ma può essere sfruttato per ragionare, interrogarsi e maturare con l’obiettivo di uscire da quel luogo più consapevoli, come ha sottolineato il Comandante della Polizia Penitenziaria: <<L’arte è uno strumento per esprimersi e farsi conoscere, per riflettere nel profondo. Il carcere è un luogo di solitudine, sofferenza, ma è proprio nei momenti più difficili della nostra vita che si può trovare la forza per ricominciare e migliorare>>.
Interventi toccanti si sono succeduti nell’arco della giornata di presentazione del progetto organizzato dalla Direttrice della Casa Circondariale, Cosima Buccoliero, con l’Associazione Carcere Aperto che quest’anno compie 30 anni. Il Presidente dell’Associazione, che attraverso i volontari aiuta e accompagna i detenuti nel loro percorso in carcere, ha fatto leva sull’importanza della relazione umana e della ricerca della bellezza: <<l’arte ci spiazza, ci fa interrogare e ci fa ricercare ciò che c’è di bello o positivo. Bisogna capire come vivere “bene” la vita in carcere per fare in modo che anche questa vita sia degna di essere vissuta. Laboratori e una Borsa Lavoro, da poco introdotta, hanno proprio questo obiettivo>>.
<<Il carcere è uno dei quartieri di Monza – ha affermato il Sindaco Paolo Pilotto, dopo un intermezzo musicale del brano “un senso” di Vasco Rossi interpretato da due professionisti esterni e tre detenuti musicisti – che si basa su tre punti: ritrovare il senso della vita e fare esperienze buone attraverso persone positive, riconsegnare a ogni detenuto la sua grandezza riconoscendola e permettendogli di ricostruirla e, infine, preparare i detenuti affinché siano pronti per rientrare nel tessuto sociale>>. L’artista, Elend Zyma, visibilmente commosso, ha chiamato accanto a sé alcuni dei detenuti che hanno preso parte al progetto, ringraziandoli per aver messo a nudo il proprio cuore e averlo accolto nella loro realtà. Ha ringraziato tutte le autorità presenti e Don Augusto Panzeri, incontrato a 18 anni quando era appena arrivato in Italia e ancora un importante sostegno e punto di riferimento: <<ho un debito con la vita, l’arte è una grande salvezza, dove c’è il bello, lì arriva la salvezza e dove entra l’arte, la vita va avanti>>. Tra le opere presentate prati fioriti dietro le grate ad indicare la primavera fuori da quelle mura ma anche la propria gioventù trascorsa in quel luogo. Macchie di colore calpestate e un’opera con al centro una figura che urla. Ma c’è di più: trasformazione, tavolozze ricche di colore e lenzuola appese nel giardino al centro della struttura, alte, come bandiere che invitano ad alzare la testa, a guardare oltre. In quella giornata, in quella sala, tra arte e musica, nella folta platea, vi erano solo anime libere. <<L’arte ci aiuta a ricordare chi eravamo – ha affermato Mario, un anziano detenuto polistrumentista – altrimenti… ce lo dimenticheremmo>>.
Dott. Francesca Provetti





Laureata in Economia e Commercio e in Marketing e Mercati Globali. Amante dell’arte e della cultura fonda l’associazione Mia-Monza International Art, di cui è presidente e direttrice. Organizza mostre ed eventi culturali. Pittrice e insegnante d’arte presso il suo studio a Monza.