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Vecchia Milano: “Episodi di violenza e malvagità”, da un quotidiano del 25 maggio 1908

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“EPISODI DI VIOLENZA E MALVAGITA'”, titolava un noto quotidiano meneghino il 25 maggio 1908, raccontando i fatti accaduti il giorno precedente in città e nel contado più vicino.

<<UN COLPO DI TRIANGOLO A UN FATTORE>>

Lungo l’Alzaia Naviglio Pavese, all’altezza del Ponte della Conca Fallata, di fronte alle Cartiere Binda, la famiglia di fittabili Antonini, tornando in carrozza da una scampagnata fuori città, trovò verso le ore 19 un uomo disteso a terra. Esanime e coi vestiti totalmente intrisi di sangue. Tutti scesero dalla carrozza e resisi conto che l’uomo respirava ancora, seppur gravissimo, lo caricarono sulla carrozza; a cassetta salì Ambrogio Antonini, da solo, lasciando i parenti a terra, e partì a tutta velocità verso Porta Genova, frustando la coppia di cavalli. Giunto alla più vicina Guardia Medica, in via Alessandria, l’uomo venne preso in cura dal dottor Bianchini; presentava una grande ferita allo stomaco, che sanguinava copiosamente. Il medico disse che era stata provocata da uno stiletto a forma triangolare. L’Antonini, nel frattempo, venne mandato ad avvisare le Guardie e poi congedato.

Dopo qualche ora di cure, il ferito rinvenne e, faticosamente, spiegò di chiamarsi Domenico Donzelli, di anni 32, di una benestante famiglia di fattori, con quattro figli e residente al Borg de Furmagiatt, in corso San Gottardo 35, poco prima della “montagnetta”, dove si trovava l’omonima osteria. Donzelli spiegò che da qualche anno, assieme al cognato, guidava le Fornaci Gerosa e che proprio quel giorno aveva appuntamento con lui alla Conca Fallata. Disse che dopo aver parlato di affari col cognato, i due si congedarono verso le 17 e il parente risalì in carrozza e si diresse verso Pavia per un altro appuntamento. L’uomo salì sul suo cavallo e iniziò a percorrere l’Alzaia, quando incontrò un gruppo di cinque, sei giovani, che parevano molto ubriachi. Uno di costoro iniziò ad apostrofare violentemente il Donzelli, che reagì rispondendo a tono. Dopo un lungo diverbio, Donzelli scese da cavallo e, dopo una feroce rissa, venne colpito da un colpo di pugnale allo stomaco.

Il dottor Bianchini curò come poteva il Donzelli, che nel frattempo raccontava quanto accaduto alle Guardie di Polizia. Venne poi trasferito d’urgenza alla Cà Granda, essendo in pericolo di vita.

<<UN TAGLIASIGARI IN VISO>>

Passò nemmeno un’ora e alla Guardia Medica di via Alessandria si presentò un uomo con una profondissima cicatrice sulla guancia sinistra, con grande perdita di sangue e un gigantesco ematoma che copriva buona parte del volto.

Il ferito, Pietro Ricci, di 27 anni e anch’egli residente in corso San Gottardo al 49, raccontò al medico e alle Guardie che ancora si trovavano in via Alessandria, che poco prima era entrato in un tabaccaio di corso di Porta Ticinese, per comprare dei sigari. Ricci scelse accuratamente una mezza dozzina di sigari, tra i più pregiati e poi si recò alla cassa. Quando il tabaccaio gli disse la cifra da pagare, Ricci disse che erano troppo cari. Il commerciante gli suggerì di posarne alcuni, ma Ricci chiese di pagare meno. Nacque una discussione, che degenerò rapidamente in insulti reciproci e che fu conclusa dal lancio di un pesantissimo tagliasigari in ottone sul volto del Ricci. Sanguinando, l’uomo fuggì dal negozio e tra le urla delle donne che incontrava, corse verso la Guardia Medica di Porta Genova. Le Guardie si recarono presso il tabaccaio per sentire la sua versione dei fatti, non fidandosi del racconto del Ricci.

<<UN BIMBO ACCOLTELLATO DA UN ADOLESCENTE>>

Presso la Cascina Malpaga, tra Trenno e Figino, un gruppo di bambini giocava nell’aia. Verso metà pomeriggio si unì a loro un ragazzo di 17 anni, molto più grande degli altri, che avevano tra i 5 e i 10 anni.

Inizialmente il ragazzo, di nome Felice Colombini e residente nella vicina Cascina Malghera, giocò e scherzò coi più piccoli, ma d’improvviso, forse infastidito dai commenti del giovane Pietro Lunati, di anni 5, cavò di tasca un coltello e iniziò a inseguire il bambino. Il Lunati corse disperatamente e urlando verso i campi, cercando di nascondersi tra la vegetazione, ma il Colombini lo raggiunse facilmente e gli piantò il coltello nel fianco destro.

Il Colombini fuggì a sua volta in mezzo ai campi, facendo perdere le sue tracce; il piccolo Pierino venne portato in fin di vita dal padre sino alla Cà Granda, dove morì poche ore dopo.

<<GLI ECCESSI DI DUE SQUILIBRATI>>

Verso le ore 20, in corso Garibaldi, all’altezza di Santa Maria Incoronata, un giovane iniziò a spogliarsi in mezzo alla strada; rimasto completamente nudo, tra le risate dei passanti e il disgusto delle comari, iniziò a urlare frasi senza alcun senso. Ben presto una folla di curiosi si radunò attorno a lui e altrettanto rapidamente giunse un drappello dei Ghisa, che cercarono di disperdere la folla e portar via il giovane. L’uomo, per tutta risposta, diede fuori di senno, urlando e dimenandosi. Intervennero così dei Pompieri della Caserma di Porta Garibaldi, giovani muscolosi e determinati, che in un attimo immobilizzarono il nudista e lo caricarono su una loro barella, dove lo legarono saldamente. Il giovane fu portato all’Astanteria di via Lamarmora, dove gli infermieri lo riconobbero subito. Si trattava di un certo Angelo Figini, di 30 anni, noto da anni per le “manie di persecuzione” e per il fatto di spogliarsi nudo in mezzo alla pubblica via.

Pochi minuti dopo, giunse all’Astanteria un uomo in condizioni disperate, con un grande squarcio sulla gola. Ad accompagnarlo la moglie con la figlioletta. La donna disse che il marito, Gerolamo Leonardi, di 35 anni, soffriva da tempo di “manie di persecuzione e nevrastenia”; la donna e la figlia erano rincasate una mezz’ora prima e avevano trovato l’uomo riverso a terra, intento a tagliarsi la gola con un coltellaccio da cucina e urlando che volevano ucciderlo. Le condizioni del Leonardi erano disperate.

<<PUGNI DISSANGUATORI>>

All’alba giunse alla Guardia Medica di Porta Venezia il giovane Vittorio Pettinari, di 14 anni, abitante nella vicina via Lazzaro Palazzi. Il ragazzo era sorretto da una uomini, due passanti che lo avevano trovato riverso a terra in una enorme pozza di sangue. Il volto del giovane era letteralmente sfigurato, preso a pugni fino a spaccargli le arcate sopraccigliari, gli zigomi e distruggendo completamente il naso. Aveva perso anche diversi denti e una quantità notevole di sangue. I medici si resero immediatamente conto che stava morendo dissanguato per via delle numerose e profonde ferite.

Venne tamponato e suturato alla meglio e portato urgentemente alla Cà Granda, dove morì poche ore dopo.

<<UNO SQUILIBRATO SUI TETTI – L’ASSALTO DEI POMPIERI>>

Verse le 8 del mattino, una gran folla di passanti si radunò presso il civico 42 di via Carducci, tutti col naso all’insù. In cima al palazzo, sul cornicione del tetto, si trovava un uomo quasi nudo, che continuava a sparare sulla folla. “BANG, BANG”, tuonavano i colpi esplosi… dalle dita delle mani dell’uomo. Le pistole erano infatti niente altro che l’indice e il pollice delle due mani e i colpi esplodevano dalla bocca del folle. La nutrita schiera dei passanti, che continuava ad aumentare, rideva a più non posso e qualcuno iniziò a fingere di venire colpito dai proiettili d’aria, cadendo, riverso a terra, tra urla di dolore e risate dei vicini.

Le cose continuarono sino all’arrivo della Polizia e dei Ghisa, che salirono sul tetto per convincere l’uomo a scendere, ma questi minacciò di gettarsi sotto. Fu solo allora che la folla iniziò a smettere di ridere e a spostarsi sull’altro marciapiede di via Carducci…

Alla fine dovettero arrivare i pompieri che, entrando nel solaio e spostando dei coppi, sbucarono improvvisamente dal tetto, catturando il folle, tal Massimo Casati di 45 anni, che per tutta risposta sparò loro con le dita, mancandoli. Portato al piano terreno, venne legato e portato anche lui all’Astanteria di via Lamarmora.

<<LE AGITAZIONI>>

Nella giornata del 25 maggio scioperarono e manifestarono per le strade del centro cittadino gli “asfaltatori”, chiedendo degli aumenti salariali. Fu poi la volta dei “sarti”, che entravano in sciopero perché i datori di lavoro e gli industriali avevano completamente disatteso l’accordo firmato alcuni mesi prima. Si aggiunsero i ” lavoranti doratori e verniciatori”, che si radunarono al mattino presto nella grande palestra delle scuole di corso di Porta Romana e dopo una discussione durata ore, con risse, feriti e violenze varie, scesero in sciopero per richiedere migliorie delle condizioni di lavoro e di paga. Anche gli addetti delle Stamperie Lombarde entrarono in sciopero e manifestarono per avere condizioni di lavoro migliori; la proprietà accolse le proposte dei lavoratori.

<<FUOCO A SESTO>>

I pompieri di Milano vennero chiamati con urgenza dal Comune di Sesto San Giovanni, per via di un grande incendio che si era sviluppato in un vasto chalet in legno, costruito sul confine con la Bicocca di Greco Milanese, nei pressi della Cascina Torretta. Di proprietà dei fratelli Gabbioneta, industriali delle pompe per acqua, i pompieri lottarono per ore, ma il grande edificio in legno bruciò completamente. Furono però salvate le vicine fabbriche, tranne un laboratorio di falegnameria, colmo di legna, che andò gravemente danneggiato.

Pagina di Milano Scomparsa

 

Ponte della Conca Fallata
Il ponte della Conca Fallata e l’omonima osteria, lungo il Naviglio Pavese
Partenza Milano Sanremo alla Conca Fallata
La partenza della Milano Sanremo, presso l’Osteria della Conca Fallata, proprio nello stesso 1908.
Gino Bartali partenza Milano Sanremo del 1940
Gino Bartali alla partenza della Milano Sanremo del 1940, sempre alla Conca Fallata.

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