Russia: Aleksey Navalny, il maggiore oppositore di Putin è morto. Aveva 47 anni, prigioniero per le sue idee di Libertà dal regime, patriota, sì patriota e visionario di una nazione democratica. Fiori, molti fiori, sbocciati da pensieri liberi. In omaggio a un condottiero senza paura, regalati al vento nei luoghi deputati per indicare anche lassù che il loro profumo non arretra, non svanirà, per dire grazie ad una strada di conquista forse lunga e difficile che Navalny ha segnato.
I segnali in memoria del dissidente si sono materializzati un po’ ovunque: a Novosibirsk e a Perm è stato scelto il monumento alle vittime della repressione politica per deporre i fiori, come mostrano le immagini postate sui social. In base ai post degli utenti a Perm persone sconosciute rimuovono costantemente fiori e candele dal memoriale. E a Novosibirsk sono cominciati ieri i fermi.

Nella capitale persone in borghese, sotto la protezione della polizia, hanno tolto fiori, candele e ritratti dell’oppositore vicino alla Lubjanka (la sede dei servizi russi), scrive Sota.
I fiori vengono ammassati nei sacchi per la spazzatura, pensieri, emozioni, speranze al macero per il regime, uno sfregio beffardo alla libertà di pensiero.
L’apoteosi dell’autoritarismo senza scrupoli, una vigliaccheria della paura.
Anche la comunità dei russi liberi di Milano ha reagito alla notizia della morte di Alexei Navalny con un presidio di solidarietà organizzato venerdì sera in via Mercanti.
Fianco a fianco italiani e russi, molti con cartelli inneggianti al ritorno della democrazia in Russia

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano