Consigli da uno psicoterapeuta per affrontare al meglio il ritorno alla normalità

Scienza e Salute

Il periodo che tutti noi abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo è molto critico. Le nostre abitudini e la nostra routine sono state bruscamente stravolte. La nostra normalità ha subito un duro colpo; gesti prima considerati ordinari, come fare la spesa, ora sono legati a regole e restrizioni che devono essere rispettate per salvaguardare la salute nazionale. Abbiamo ribadito ai nostri figli l’importanza di lavarsi le mani più spesso e di mantenere una distanza fisica, non solo con gli estranei ma anche con parenti e amici. E adesso? Come si può pensare di poter tornare alla normalità? Come si può indebolire pian piano la preoccupazione verso il mondo esterno e verso le altre persone?  Sicuramente non dobbiamo pretendere troppo da noi stessi e né sentirci in colpa se, nonostante il lento passaggio alla Fase 2, ancora non ci sentiamo pronti a riprendere in mano, anche solo parzialmente, la nostra vita. Non possiamo aspettarci che l’ansia che abbiamo provato e che stiamo provando sparisca del tutto. Ma dobbiamo imparare a gestirla e a utilizzarla a nostro vantaggio, se possibile. L’ansia, quella fisiologica, ci prepara ad affrontare in maniera adattiva una possibile situazione difficile. Può fungere da “avvertimento”, mettendoci in guardia di fronte a un pericolo, evitando così di correre dei rischi. La preoccupazione che provoca questa sensazione di minaccia molto spesso dipende da quanto noi conosciamo (o crediamo di conoscere) ciò da cui ci sentiamo minacciati. E come possiamo contrastarla? Con la conoscenza, con l’informazione. Quella corretta, ovviamente! Dosiamo in modo adeguato le informazioni che ricerchiamo e che chiediamo, così come le notizie. Il rischio è una reazione “sbilanciata” di fronte al problema. Poche informazioni corrispondono a una mancata percezione del reale rischio, mentre un esubero potrebbe portare a un elevato tasso di allarmismo e paura. È importante quindi dare le giuste informazioni, magari stabilendo insieme a tutta la famiglia un solo momento della giornata in cui si parlerà del Covid-19. Sarebbe ideale affrontare l’argomento durante il Tg della sera, così da avere anche un aggiornamento fidato della situazione attuale ed eventuali modifiche alle attuali restrizioni. Parliamo con i nostri figli e cerchiamo di capire quali sono le loro reali paure in questo momento.

Chiediamo loro come si sentono, cosa e chi gli manca, e di esprimere un desiderio da esaudire una volta superata l’emergenza sanitaria. Ricordiamoci che sono soprattutto loro (bambini e ragazzi) ad aver subito un maggior cambiamento della vita. È venuta meno la loro routine scolastica, non vedono più (se non attraverso una videocamera) i loro compagni di scuola e di giochi, così come i loro parenti. Pensiamo anche ai più piccoli che non sono in grado di comprendere perché per un periodo così prolungato non hanno potuto abbracciare i propri nonni e adesso per vederli devono indossare una mascherina. Nel loro caso, suggerisco di rendere questo approccio meno “traumatico”, magari trasformandolo in una sorta di gioco. La relazione è sempre uno strumento di cura. Confrontiamoci con gli amici e se è il caso con un esperto. Al momento ci sono tanti psicologi e psicoterapeuti che stanno dando supporto grazie ai social, associazioni che si sono attivate con un numero verde. Inoltre, per cause di forza maggiore, i ragazzi sono stati anche costretti a utilizzare costantemente la tecnologia, sia per esigenze scolastiche che affettive. Sono stati mesi dietro a uno schermo, indispensabile per avere contatti con il mondo esterno. Anche sotto questo aspetto sarà necessario tornare a una normalità. Sarà un lavoro importante da fare perché le abitudini acquisite in questo periodo si sono radicate entrando a far parte della quotidianità. Sempre gradualmente e in base ai cambiamenti delle restrizioni, bisognerà ristabilire dei tempi, scandire quelli che continueranno a esser dedicati alla tecnologia e quelli che permetteranno di ritrovare (e riprovare) le emozioni e sensazioni della vita offline. Ri-abituarci tutti al contatto con l’altro senza timore o paura. Il contatto è fondamentale, sia per la parte emotiva che affettiva. Per tornare a ciò che abbiamo lasciato due mesi fa, occorrerà del tempo. Il virus non è ancora scomparso e, finché questo non accadrà, è giusto continuare a seguire le misure igienico sanitarie suggerite, avere buon senso e cercare di non danneggiare né se stessi né gli altri. Approfittiamo di questo periodo per riallacciare dei rapporti familiari e amicali incrinati o mai coltivati a dovere. Passiamo più tempo con i nostri figli e cerchiamo di comprendere meglio il loro mondo, on e offline. Cerchiamo di sfruttare questo tempo come se fosse una grande opportunità che ci è stata data e usiamola al meglio.

Blog Giuseppe Lavenia Psicoterapeuta, docente presso l’Università Politecnica delle Marche 

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