Lo pensavano già Plutarco e Pitagora. Il gatto non solo ha un’anima, ma anche dignità e orgoglio.

Zampe di velluto
Franco Anselmi https://www.facebook.com/franco.anselmi.1

Filosofi, scienziati, teologi, gente comune, da sempre si pongono una domanda: gli animali hanno un ‘anima? Secondo Plutarco, Pitagora, Anassagora, Talete, Empedocle, e molti altri pensatori nel corso dei millenni, ogni essere vivente è fatto di materia e anche di spirito imperituro. Giordano Bruno affermava che ciò che differenzia l’anima dell’uomo da quella dell’animale è la quantità e non la qualità. Del resto, chiunque abbia vissuto con un cane o con un gatto, come con qualsiasi altra bestia, osservandone gli occhi teneri e profondi, si sarà accorto che non si tratta di peluche, ma di esseri che pensano, provano dei sentimenti, amano, si deprimono, gioiscono. Tutto ciò è più che evidente nei gatti, filosofi per eccellenza, cultori dell’utile, solitari, misteriosi, introspettivi. Un micio può stare per ore ad osservare immobile il nulla. In quel lasso di tempo esso è immerso nei suoi pensieri, in un altrove al qual e vorremmo invano avere accesso. A svelarci le elucubrazioni dei nostri miei ci ha pensato Anna Maria Uneddu, autrice del divertente libro “Anche i gatti hanno un’anima”(pubblicato dall’autore, p.120, 12 euro), che contiene le piccole storie di felini che si raccontano in prima persona, mostrandoci noi stessi ed il mondo dalla loro prospettiva.

Ovviamente, panoramica. C’è il piccolo Bis, strappato via dai suoi fratellini, per essere consegnato ad una bimba che lo tratta come un giocattolino prima di abbandonarlo in un porto, tra altri randagi e pescatori generosi. Quando la famiglia adottiva, finite le vacanze in montagna, torna a riprenderselo, Bis, che si è sentito tradito da coloro che amava, si mostra indifferente. «Non volli sminuire l’amore che avevo offerto a tutti, in quella casa, per cui rimasi fermo ad osservarli andarsene, e ingoiai l’istinto di saltar loro addosso e scuoiarli vivi. Nell’esame che feci di me mi sentii un gatto pulito, con dei principi, rispettoso di regole spontanee come fedeltà, fiducia, amicizia, generosità. Ero solo un gatto ma mi accorsi che avevo anch’io qualcosa da insegnare ai miei ex padroni». Perché i gatti sono dolcissimi, ma pure stronzi, ed è così che ci piacciono: fieri, dignitosi, orgogliosi. Come il primo micio narrante, consapevole della sua bellezza felina, va in giro impettito, ma di sera sogna di fare amicizia con una stella, rivelando un ‘anima romantica. Poi c’è il gatto filosofo: «Dicono che siamo imperturbabili, non ci difetta il self-control e che nulla ci ferisce. lo vorrei strapparmi il pelo e la pelle per far vedere che cos’ho nel cuore». Esso soffre perché non può dare libero sfogo al suo istinto, alla sua natura, chiuso come è in un appartamento, trascurato dai padroni di casa. Uneddu ci mostra i nostri pregi e difetti. Proprio noi che siamo convinti di possedere un’anima, spesso dimostriamo di non avere cuore, trattando gli altri esseri viventi come oggetti. Persino il gatto, essere per antonomasia indipendente, ha bisogno di sentirsi amato per essere felice. Come spiega l’ultimo micio narrante: «Noi pensiamo, amiamo, soffriamo…speriamo in un domani felice. In attesa una gioia che mi fa venire i brividi e mi fa ronfare come uno stantuffo è potermi addormentare tenendo la testa sul braccio della mia padrona e sentire il suo odore. Odore di sicurezza, di protezione, di affetto. Odore di mamma».

AZZURRA NOEMI BARBUTO (Libero)

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