Milano 17 Settembre – C’è qualcuno che vuole i militanti cattolici in galera. Questo qualcuno, come da copione visto e rivisto per 2000 anni, è al governo. Dopo Scalfarotto, adesso le idee di chi non si arrende alle nuove mode pedagogiche danno un grande fastidio alla Ministra dell’Istruzione. Che ci tiene a spiegarci come, con una parola in più, si rischia persino la galera. L’ordine è uno, imperativo per tutti. Il gender non esiste.
Un po’ come le Foibe per tanti anni. O il triangolo della morte. Ed in goni caso non ha nulla a che vedere con il Governo, la Buona Scuola o il PD. Tutti si ritengano avvisati. Ed il fatto che già in alcune scuole si comincino ad intravedere i primi libretti in tal senso è puramente fortuito. Un caso, si direbbe. Ma andiamo nel dettaglio, come funziona la manovra della sinistra per salvare capra, cavoli ed associazioni lgbt?
Nella scuola Italiana vige un principio, che si chiama autonomia. Chiamarlo anarchia non faceva abbastanza fine, ma il concetto è più o meno quello. Finchè il bilancio e le supplenze vanno come i sindacati si aspettano, il resto è un problema delle singole scuole. Quello che succede in aula, in aula resta. Al Governo interessa solo che i bolli e le carte siano in ordine. Di cosa, realmente, si insegni non cala molto a nessuno, a Roma. Questo rende pericoloso aprire porte ed aperture. Non si ha alcun controllo su cosa potrebbe entrare. Questa è la madre di tutte le confusioni. Di fatto, le lobby pro gender hanno giocato molto bene la loro partita. A loro non serviva una benedizione ufficiale, una carta da bollo in cui si imponesse qualcosa. Bastava far spazio nel programma ANCHE al discorso che a loro stava a cuore. E non occorreva, badate bene, che l’etichetta fosse chiara. Bastava che fosse abbastanza vaga per farci entrare tutto ed il suo contrario. Prendiamo, a esempio, la lotta contro la discriminazione di genere. A noi viene in mente la battaglia contro il femminicidio. Sì, ma non è detto che ci si debba fermare là.
Quanti generi ci sono? Come si decidono? Chi li decide? Esistono, in effetti, patologie in cui il genere va deciso. Non è chiaro, non è univoco alla nascita. Ecco, se cominciamo a fare programmi specifici per difendere gli affetti da queste patologie (per quanto rari essi siano), chi ci impedisce di fare qualche ora di lezione sui transessuali. O transGENDER. O su altre aree grige. Magari diventa anche facile dire che, beh, ognuno può essere quello che vuole. Il che è la truffa dell’ideologia gender. Dire che il Governo con questa non c’entri nulla è un insulto all’intelligenza. Era voluta quella porta aperta, erano pronti i suoi sostenitori a gettarsi nella mischia. Il timing era studiato e perfetto.
Per questo articolo, chi scrive ed il suo Direttore, rischiano sanzioni. Così dice il Ministro. Francamente me ne frego. Diceva un grande pensatore del secolo scorso che la libertà non è fare ciò che si vuole, ma ciò che si deve. E questo mi vuol essere impedito. Si vuole che io trascuri il mio dovere per compiacere qualche minoranza viziata. Temo, Signora Ministro, che dissentirò. E sono pronto a pagare il prezzo.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.