La giornata di ieri ha riportato a Milano scene di violenza politica che non si vedevano da decenni. Oltre a ringraziare gli uomini delle Forze dell’Ordine che si sono presi di tutto sui loro elmetti per difendere la Stazione Centrale e contenere il corteo, va compreso chi sono gli autori di violenze, danni materiali e di immagine, disagi per decine di migliaia di cittadini e viaggiatori. Naturalmente nella speranza che la giustizia faccia loro pagare il conto dei reati commessi, ma anche per aiutare a comprendere come separare la politica dalla violenza.
La solita tesi fuffa dei cosiddetti “blackblock” cioè degli infiltrati che nulla c’entrano con gli organizzatori del corteo, è smentita dalle immagini.
I numerosissimi fotografi e blogger con telecamere, che speravano di immortalare le gesta dei poliziotti cattivi al servizio del Governo fascista, sono rimasti delusi dalla professionalità degli agenti che hanno difeso e respinto le cariche e le aggressioni dei manifestanti presunti pacifisti.
Piuttosto le immagini mostrano bene che ad aggredire erano persone con bandiere della Palestina che hanno partecipato al corteo e che, alla fine della manifestazione, non hanno resistito a mettere in scena l’Intifada. E tutto ciò anche se di fronte a loro non c’erano militari israeliani ma poliziotti italiani, passeggeri FS e cittadini inermi. I video mostrano chiaramente che se al primo assalto all’ingresso della Stazione Centrale c’erano vecchie conoscenze dei centri sociali e studentesse un po’ ingenue, nella guerriglia scoppiata in piazza e Via Vittor Pisani si distinguevano almeno 200 “maranza”, cioè giovani maghrebini, italiani di seconda generazione, già ben conosciuti per le loro gesta violente nei quartieri di Corvetto e San Siro e nel trasporto pubblico. Il problema è che non erano lì per caso, ma arruolati e chiamati a raccolta, a mezzo social, dai Giovani Palestinesi, una associazione coccolata dal PD e dalla sinistra radicale, che ha animato tutti i cortei che settimanalmente si svolgono a Milano.
Chi ha voluto queste manifestazioni, Sindacati di base, AVS, studenti dei vari licei, deve assumersi la responsabilità di quanto è successo e capire chi non coivolgere le prossime volte.
Quella parte di sinistra che non vuole scivolare nel clima d’odio e nella violenza politica, deve comprendere la pericolosità di strumentalizzare a fini interni le vicende israelo palestinesi, sulle quali, peraltro, qualsiasi governo italiano può giocare un ruolo limitato e puramente diplomatico. Perché scivolare nelle guerriglie di certe banlieues parigine è un attimo quando si corteggiano i maranza violenti che, pur non avendo precise idee politiche né grandi conoscenze sull’islam o la Palestina, nutrono sentimenti di rivalsa e odio verso tutto ciò che li circonda e li ha accolti. E non aspettano altro che agire violentemente coperti da generiche giustificazioni politiche e sociali.
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Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.
Ormai l’ignoranza e la trasformazione in bufali di chi non riesce nei propri obiettivi e quindi si avvale, tramite strumentalizzazioni non-sense , di questi ” poveretti” deve essere combattuta in maniera dura e definitiva.
Molti di questi sono elettori assicurati per il post sala