Urbanistica, dossier Grattacielopoli, il raggiro di Marinoni sulle aree dismesse

Milano

Svincoli e tratti di tangenziali, come contemporanei “brownfield”, ossia aree dismesse, “sono intesi in questa strategia come opportunità insediative (…) seguendo i criteri insediativi della città compatta e della città mista (…) entità di scambio dei valori urbani e collettivi”. Sono solo alcuni passaggi della “proposta” sulla base della quale, poi, fu concesso il “patrocinio gratuito” del Comune di Milano al dossier su “Nodi e Porte Metropolitane Milano 2050” affidato allo “studio Marinoni”, ossia allo studio di architettura dell’allora presidente della Commissione paesaggio.

Come si legge negli atti dei pm Petruzzella, Filippini e Clerici, il “testo” di quella proposta, poi recepito in una delibera comunale del dicembre del 2023, “costituisce una parte integrante di rilievo degli elementi probatori” del “raggiro” messo in atto da Marinoni, ma anche dall’allora assessore Giancarlo Tancredi, con quel dossier, passato per il via libera di Palazzo Marino. La delibera, come segnalato negli atti, fu “proposta” da Tancredi, dal sindaco Giuseppe Sala (tra i 74 indagati) e dall’allora “direttrice dell’Area rigenerazione urbana”, Simona Collarini.

Anche la dirigente è indagata in uno dei tanti filoni della maxi inchiesta e attualmente, come messo a verbale l’11 luglio davanti ai pm dal teste Guido Riganti (che ha preso il suo posto), si occupa di “coordinare il piano triennale delle opere pubbliche” ed è Rup, responsabile unico del procedimento, “per lo stadio di San Siro”. Proprio sul progetto stadio e sulla vendita del Meazza ai club si sta concentrando una tranche dell’indagine del pool diretto dall’aggiunta Tiziana Siciliano. Nella proposta di patrocinio, poi recepita dalla delibera comunale, veniva indicato che l’affidamento di quello studio era “conforme” a quanto stabilito da due provvedimenti passati della Giunta, del 2013 e del 2018, con “specifico riguardo al riconoscimento ed al rispetto dei principi, delle norme e dei valori della Costituzione italiana, repubblicana ed antifascista”.

Per la Procura, invece, è “evidente l’anomalia di un ente pubblico che ‘garantisce’ l’utilità sociale di uno studio di natura urbanistica, il cui oggetto avrebbe dovuto nella sostanza assumere i contenuti di una ampia pianificazione urbanistica di dettaglio, condotto unilateralmente da un libero professionista nel chiuso del suo studio privato”. E, tra l’altro, senza “averlo selezionato nell’ambito di un concorso aperto ad altri professionisti, nel contesto di procedure pubbliche e trasparenti”. Anzi, con quella stessa delibera del Comune si è creato, secondo i pm, un “insanabile conflitto di interessi in capo al presidente” della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni, il quale forte di quel dossier, secondo le indagini della Gdf, avrebbe continuato a svolgere la sua attività parallela di “procacciatori di affari” immobiliari in rapporti con le imprese.

A tutto ciò, con quella proposta e con la delibera, è stata data “un’apparenza di istituzionalità e di legalità, con l’ulteriore artificio del riconoscimento a quello Studio Urbanistico, in sostanza commissionato a Marinoni, dell’interesse pubblico, al di fuori di ogni canone logico”.

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