Il dibattito sulla riforma della giustizia si accende di una nuova e pesante preoccupazione che riguarda la tenuta democratica del voto. A lanciare l’allarme è Antonio Di Pietro, figura simbolo della stagione di Mani pulite e oggi convinto sostenitore del “Sì”, il quale ha denunciato come il rischio di brogli stia gettando un’ombra inquietante sulla consultazione referendaria prevista per la prossima primavera. Secondo l’ex magistrato ed ex ministro, esistono già organizzazioni che si starebbero muovendo per intercettare e controllare il voto degli italiani residenti all’estero, un bacino elettorale che conta circa due milioni di preferenze potenziali e che, per la sua consistenza, ha la forza numerica necessaria a spostare l’esito finale della consultazione.
Entrando nel dettaglio della sua denuncia durante un convegno promosso dalla Fondazione Einaudi a Napoli, Di Pietro ha descritto un sistema che definisce già collaudato dal passato. Si tratterebbe di gruppi organizzati, riconducibili a specifici partiti politici e sindacati, che raccoglierebbero gli elenchi degli elettori per poi costruire e spedire le buste con il voto già espresso, il tutto all’insaputa dei diretti interessati. È una denuncia forte, che punta il dito contro le criticità del voto per corrispondenza e che ha spinto Di Pietro a rivolgere un appello diretto al governo. La sua richiesta è quella di intervenire d’urgenza con una norma di un solo articolo che consenta agli iscritti all’Aire di votare esclusivamente di persona presso le ambasciate o i consolati, previa esibizione di un documento di identità, uniformando così le modalità del referendum a quelle già previste per le elezioni europee.
Questa battaglia per la trasparenza si accompagna alla nascita di una nuova iniziativa politica denominata “Giustizia senza confini – Italiani nel Mondo per il Sì al referendum”. Questo nuovo comitato, che si inserisce nel più ampio fronte favorevole alla riforma, è coordinato da Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto proprio nella circoscrizione Estero. L’obiettivo dichiarato nella nota diffusa alla stampa è quello di creare un collegamento stabile tra il dibattito nazionale e le comunità italiane sparse nel mondo, assicurando che il voto di questi cittadini non sia considerato un elemento accessorio o marginale, ma una parte integrante della vita democratica del Paese.
Nelle intenzioni dei promotori, tra cui lo stesso Di Giuseppe, il comitato avrà la funzione essenziale di spiegare nel merito l’importanza della separazione delle carriere tra magistrati. Si vuole sottolineare come questa modifica dell’ordinamento riguardi da vicino anche i connazionali residenti fuori dall’Italia, che chiedono una giustizia più credibile, efficiente e aderente ai principi dello Stato di diritto. La sfida è dunque duplice: da un lato informare e mobilitare un elettorato spesso distante, dall’altro vigilare affinché la loro volontà non venga distorta da meccanismi di voto che Di Pietro non esita a definire suscettibili di falsificazione.
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