Il divario di genere e le possibili strategie per favorire l’autentica partecipazione delle donne nella società spiegate a Interris.it dalla dott.ssa Mariangela Perito, responsabile nazionale del Coordinamento Donne Acli
Il divario di genere rappresenta ancora oggi una delle sfide più complesse e urgenti della nostra società. Nonostante i progressi compiuti, persistono profonde disuguaglianze tra uomini e donne in ambito lavorativo, sociale, economico e culturale. In Italia, tale questione, lambisce numerosi aspetti della vita quotidiana, dalla disparità salariale alla scarsa rappresentanza nei luoghi decisionali. Interris.it, in merito a questi temi e alle possibili strategie da mettere in campo per favorire la partecipazione concreta delle donne, ha intervistato la dott.ssa Mariangela Perito, responsabile nazionale del Coordinamento Donne Acli.
L’intervista

Dottoressa Perito, come possiamo definire il divario di genere? Attualmente, che situazione si prefigura in Italia?
“Il concetto di divario di genere indica le differenze nelle opportunità, nel trattamento e nei risultati tra uomini e donne nei vari ambiti della vita. Oggi è difficile individuare un settore che non sia interessato da questo fenomeno, sia per le molteplici variabili in gioco, sia perché le donne rappresentano oltre la metà della popolazione.
Le questioni di genere nel mondo del lavoro riguardano la rappresentanza, la partecipazione sociale, la dimensione economica, l’accesso alla salute, i livelli di istruzione, ma anche il rapporto con le istituzioni, le normative e le dinamiche relazionali. Alla base di tutto questo c’è un fattore culturale: il gender pay gap, ad esempio, è ancora molto evidente. Serve dunque un nuovo linguaggio, capace di promuovere la partecipazione delle donne e una visione equa delle pari opportunità, in grado di contrastare quelle dinamiche patriarcali che, sebbene spesso non se ne parli apertamente, continuano a persistere in diversi ambiti”.
In che modo, secondo lei, la società civile può contribuire a porre fine a questi fenomeni? Qual è l’azione più significativa che, in tal senso, il Coordinamento Donne sta mettendo in atto?
“L’azione congiunta della società civile è fondamentale. Il Coordinamento Donne Acli svolge un’attività politica nel senso più alto del termine: attraverso incontri e dibattiti, offre uno spazio di riflessione e stimolo per sviluppare pensieri, parole e azioni concrete. Prendiamo ad esempio il recente disegno di legge sul femminicidio: sebbene rappresenti un passo avanti, risulta carente sul piano della prevenzione. Noi riteniamo fondamentale orientare le politiche affinché vengano stanziati fondi per la formazione di tutte le figure coinvolte nelle relazioni di aiuto, comprese le forze dell’ordine e il personale sanitario. Come Coordinamento Donne Acli, possiamo contare su una presenza capillare, sia a livello nazionale che internazionale.
Questo ci consente di operare in contesti molto diversi tra loro, mettendo in atto microazioni concrete che rispondano ai bisogni reali delle persone. Nascono così, ad esempio, centri antiviolenza, sportelli per uomini autori di violenza e collaborazioni con gli enti locali, anche per promuovere interventi equi in ambito lavorativo. Il gender pay gap, infatti, si traduce inevitabilmente in pensioni più basse e maggiori disuguaglianze previdenziali. Il nuovo Coordinamento Donne si è posto tre ambiti prioritari di lavoro: il lavoro, le relazioni e la pace, sempre con una particolare attenzione alla memoria dei diritti e alla loro esigibilità, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni, che mostrano spesso una maggiore sensibilità. Questi temi riguardano tutti e richiedono un approccio intersezionale”.
Ha parlato di “esigibilità dei diritti”. Secondo lei, da un punto di vista culturale, quale tipo di evoluzione sarebbe necessaria?
“È necessario imparare a incontrarsi nelle differenze, partendo da un punto di vista diverso rispetto a quello dominante, ovvero quello maschile, che spesso detiene le posizioni di potere. Questo vale non solo per le questioni di genere, ma per molteplici ambiti. La conoscenza è lo strumento che abbatte ogni barriera, ed è proprio in questa direzione che il Coordinamento Donne Acli deve continuare a essere un luogo di incontro aperto a tutte e tutti. Dai momenti di sensibilizzazione possono nascere percorsi reali di crescita, capaci di garantire la piena libertà di espressione per ogni persona. In questo consiste l’esigibilità dei diritti”.
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