I “Ghisa resistenti” l’orgoglio di Milano per la Liberazione

Milano

Per la Festa della Liberazione, la città di Milano ricorda il sacrificio compiuto dall’odierno Corpo di Polizia Locale, soprannominato i Ghisa, nella lotta contro il nazifascismo. Quella della Resistenza dei Vigili Urbani milanesi, dal 1943 al 45, è una pagina non molto ricordata, per lo più sconosciuta, tra le vicende della Seconda Guerra Mondiale.

Una Resistenza portata avanti in maniera clandestina, nonostante l’ambiente del corpo allora fortemente improntato all’obbedienza fascista dell’epoca con membri che facevano anche parte del direttivo di regime. E’ venuta alla luce grazie al ritrovamento del “Fondo Fiocchi” presso gli archivi del Comune di Milano.

Stiamo parlando di circa un centinaio di agenti che collaborarono coi partigiani o lo furono loro stessi, spesso pagando con la vita la loro scelta. Infatti, in via Beccaria 19, sede del Comando Polizia Locale, è presente una lapide commemorativa per ricordare i Vigili caduti per la Libertà. I loro nomi sono Dante Aristide Rossi, Luigi Brambilla, Pietro Colombo e Luigi Vacchini. Tra le varie azioni, collaborarono con la 120a Brigata Partigiana “Walter Perrotti” (partigiano piemontese) costituitasi tra i dipendenti comunali. Con la loro conoscenza del territorio furono in grado di aiutare i partigiani, fornendo loro cartine dettagliate della città e pagando in prima persona nel 1933, la decisione di non prendere la tessera fascista quando questa fu resa obbligatoria dal regime, rinunciando così ad avanzamenti di carriera.

Prima, nel maggio del 26, per mano di militanti fascisti, due squadristi e manganellatori, era perito in servizio Dante Aristide Rossi, durante il periodo della promulgazione delle “leggi fascistissime” che trasformavano il Regno d’Italia in regime fascista mentre i sindaci venivano sostituiti dai podestà. Delitto questo rimasto impunito, nonostante la celebrazione del processo, a causa della connivenza della Magistratura del tempo col potere. Luigi Vacchini, invece, morirà deportato nel campo di concentramento di Ebensee nel 44, perché scoperto a raccogliere fondi per la causa partigiana e tradito da un vicino di casa. Torturato non parlerà. Giuseppe Clerici invece finirà a Mathausen, mentre Vittorio Fiocchi sarà comandante partigiano della Brigata del Giambellino. Altri tre Vigili vennero tratti prigionieri a Villa Triste presso San Siro alla Vepra e torturati dalla banda Kock. Questi uomini hanno saputo ben interpretare con abnegazione il mandato del motto del Corpo Vigili che recita “Nobis Urbe commendant” cioè “la città ci è stata affidata”.

Un vanto per una città come Milano “medaglia d’oro per la Resistenza”, riconoscimento concesso nel 1948 dalla Presidenza della Repubblica. Informazioni tratte dal libro “Ghisa resistente” di Maurizio Ghezzi.

Eleonora Prina

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