I condoni sono sempre sbagliati, tranne quando salvano la giunta Sala dai danni erariali. In quel caso sono doverosi. Torniamo così sul decreto di cui agli Italiani probabilmente interessa meno in assoluto, ma che alla politica, tutta la politica, interessa moltissimo. Io mi rifiuto di chiamarlo Salva Milano. Perché di Milano salva solo il primo cittadino. L’altro milione campava prima e camperà pure dopo. Alcuni, peraltro, sembrano davvero poco entusiasti. Ad esempio, il nostro ospite di antica data, Franco Vassallo:
“Mi rifiuto di considerare una legge che protegga Sala dal danno erariale per la trasformazione di case di ringhiera in grattacieli come utile. O anche solo giusta. Non è nessuna delle due cose. Se ci sono aspetti non chiari della normativa urbanistica si chiariscano. Ma non ora per allora. Le leggi, per loro natura, guardano al futuro. Le Procure guardano al passato. I condoni ci sono sempre stati e servono per tutelare il cittadino dalla burocrazia. Ma non si è mai visto un condono per i burocrati”.
Il problema è, in gran parte, questo naturalmente. Il Comune di Milano ha stirato, allungato, arricciato e infine (secondo la Procura, che magari sbaglia) direttamente fatto strame delle medesime, per consentire di costruire. Poi, per carità, bene fa la CGIL a ricordarci che a Milano non si consuma suolo. Sfido io, si tirano giù case di ringhiera e appaiono torri. Difficile consumare suolo salendo verso l’alto, no? Il punto, però, come spesso accade è un altro.
Il punto è che se io per spostare un muro in casa mia devo spendere una fortuna e rischio pure di sentirmi dire di no, dà molto fastidio che qualcuno possa far apparire venti piani dal nulla. E quel qualcuno, a scanso di equivoci, non sono i costruttori. È il Comune. Il PD sta provando a salvare capra e cavoli con una “interpretazione autentica” (fonte: Repubblica). Ma è forse il rimedio peggiore. Sappiamo, sappiamo tutti, che il Comune non ha interpretato quelle norme in maniera creativa.
Come sappiamo tutti che la Salis non ha interpretato la Costituzione in maniera estensiva, che Cappato non ha interpretato il Codice Penale in maniera creativa e che Carola Rackete non ha una interessante visione del diritto nautico. È che, in questo benedetto paese, c’è la netta percezione che se ti chiami Toti non esci dai domiciliari se non ti dimetti. Ma se ti chiami Sala qualcuno che in Parlamento ti salverà si trova sempre. No, non è la stessa cosa. Ma il principio urta moltissimo.
Il principio è che finché si parla di futuro è sicuramente un Salva-Milano. Una norma necessaria e giustissima. Quando si parla di passato è una Salva-Sala che con Milano non c’entra nulla. I palazzi verranno dissequestrati, non c’è alcun dubbio. Certo, l’attesa costa. Ma in questo paese cosa non costa, in tema di burocrazia? I danni, in ogni caso, li dovrà pagare chi ha giocato con la legge. A Palazzo Marino, per essere chiari. E spero non saranno i tecnici, che alla politica rispondevano.
Poi un giorno, in separata sede, qualcuno mi spiegherà perché questa urgenza ce l’abbia Salvini. È davvero una cosa che non comprendo.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.
Milano è un suo feudo, in parlamento gode di qualche santo. È risaputa, inoltre, la chiacchierata che ebbe con salvinih qualche mese fa. Definito ‘biscotto’ in termine calcistico.
Ma gli oneri di urbanizzazione e le compensazioni li pagheranno per intero, giusto? ……… O no?
Ci sarebbe da sospettare che le ultime elezioni comunali siano state perse dal cdx apposta. Tipo, vai avanti tu che a me mi scoprono subito. ……… O no?