Marina Previtali ovvero la fascinazione per la Torre Velasca

Milano

È bello che un’artista milanese sia tanto attratta da uno dei grattacieli più anomali e altrettanto noti della sua città, da renderlo protagonista delle sue opere, quasi a consacrarlo simbolo di Milano. 

La Torre Velasca è imperante nei dipinti di Marina Previtali, sia quando campeggia senza rivali sulla tela, svettando sui tetti dei palazzi, sia quando è vista dal basso, integrata nel tessuto urbano e ancora quando, in un angolo del quadro, che vede il Naviglio in primo piano, emerge sullo sfondo del cielo, a testimoniare che quello è proprio il Naviglio Ticinese della città. 

Del resto, la Torre Velasca è un grattacielo molto discusso fin dalla sua nascita. Eretto nella seconda metà degli Anni Cinquanta su progetto del celebre Studio BBPR, in un periodo in cui fervono i lavori per la ricostruzione del secondo dopoguerra, in pieno centro, a pochi passi da piazza Missori, il grattacielo è l’espressione manifesta della concezione architettonica del Movimento Moderno secondo Ernesto Nathan Rogers. Anziché farsi trasportare verso le aride derive del modernismo architettonico, che si auto-limitava nelle scarne e ripetitive logiche rigoriste dell’ultimo Razionalismo, costruendo anonime torri in vetro e acciaio sempre uguali, piano su piano, in contrapposizione violenta al resto della città, la Torre Velasca, in tutta la magnificenza dei suoi 106 metri di altezza, si pone come l’anti-grattacielo, per la sua forma a fungo e il rivestimento di un caldo materiale granuloso di colore bruno, ispirato alle fortificazioni milanesi e lombarde. “Il valore intenzionale di quest’architettura – scrive Rogers in Esperienza dell’architettura – è di riassumere culturalmente e senza ricalcare il linguaggio di nessuno dei suoi edifici, l’atmosfera della città di Milano… Non è un’esercitazione da revival… È il risultato di un metodo funzionale che determina la forma desumendola dalle determinanti dell’ambiente circostante e dalle ragioni distributive dell’organismo”. 

La parola chiave è “continuità”, che significa tenere conto dell’intorno ambientale, inserirsi nella storia e nella tradizione di un luogo e progettarne il futuro con tutti gli strumenti delle moderne tecnologie, pur mantenendone viva l’anima e anzi facendola vibrare ancor più vigorosamente.  Ecco che allora la Torre Velasca si pone in dialogo, da un lato con le guglie del Duomo e la Madonnina e, dall’altro, con la torre del Filarete del Castello Sforzesco, ridisegnando, in un rimbalzo triangolare, lo skyline caratteristico e inconfondibile della Milano moderna.  Marina Previtali sembra porsi, a sua volta, in continuità con lo spirito di Rogers. Nei suoi quadri, che ritraggono i paesaggi urbani della grande metropoli, si respira l’atmosfera dei luoghi. Il suo tocco stupisce per la capacità di restituirci i dettagli, pur stendendo i colori sulla tela con pennellate dense, pastelli cretosi e spatole.  Gli spazi urbani non sono abitati dagli esseri umani, ma soltanto dagli edifici e dai cantieri, dai ponti e dai navigli, dalle strade e dai veicoli. Tuttavia, nelle sue tele, si percepisce il fermento della vivace e caotica “città che sale” di Boccioni, in perenne movimento e trasformazione. Si sente il frastuono della grande metropoli e la velocità del suo divenire nella matericità grassa dei colori che disegnano forme accurate e, allo stesso tempo, sempre mutevoli, costruite, sopraffatte e di nuovo ricostruite dal colore, soggette al cambiamento repentino della luce nell’incrocio di riflessi delle vetrate, sullo sfondo lattescente, grigio o giallo acido del cielo cittadino.

I quadri di Marina Previtali risucchiano lo sguardo nella frenesia della vita cittadina. Non vi è distacco, siamo lontani dai luoghi metafisici di De Chirico. Qui lo spettatore è immediatamente preso nella ragnatela della città; non appena guarda è subito in dialogo con i luoghi. Questi quadri hanno la forza di coinvolgere, di attrarre, emozionare e far pensare perché la stessa pittrice è mossa dalla passione per la sua città e per la Torre Velasca, che ha eletto a suo simbolo, e si muove cogliendola da punti di vista sempre nuovi, inaspettati, sorprendenti. Se, per il principio di identità, la Torre Velasca è sempre la Torre Velasca, il linguaggio dell’arte esprime la metamorfosi delle forme. Gli occhi della stessa artista sembrano interrogare i luoghi che dipinge perché ci svelino i segreti della nostra identità. I luoghi della nostra vita sono le nostre radici. Marina Previtali li osserva e li riosserva incessantemente, da ogni angolatura, con una curiosità instancabile e un implacabile desiderio di conoscenza, rincorrendone lo spirito e, attraverso i suoi dipinti, rende la loro anima immortale. Le opere di Marina Previtali sono riprodotte nel libro d’arte Lettera a Milano, edito da Jaca Book, in occasione della sua mostra personale all’interno del progetto “Dialoghi di Milano”, realizzato dal gallerista Lorenzo Valentino nel 2018-2019 presso la Galleria Previtali, al quale hanno preso parte alcune delle voci più rappresentative e autorevoli della città, dalla cultura all’imprenditoria, alla politica.

Caterina Majocchi – Dott.ssa in Filosofia estetica, critico d’arte

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