Secondo Selvaggia Lucarelli dovremmo vergognarci un po’ tutti, per le critiche sulla consulente di immagine della neo Segretaria del PD:
“Quindi Bonaccini può avere chi gli consiglia la forma di occhiali o sopracciglia, ma Elly Schlein non può avere chi le consigli quali colori le donino di più. Bah.”
La prima reazione, naturalmente, è ricordarle che i consigli sulla misura delle sopracciglia hanno fatto vincere la Schlein e non Bonaccini. E non sarebbe certo sbagliato far notare alla Lucarelli che la Schlein, votata proprio per l’immagine di militante acqua e sapone, probabilmente non dovrebbe buttare via tutto sei secondi dopo la vittoria, dando implicitamente dei fessi a chiunque l’abbia votata anche per quello.
Ma se vogliamo approfondire la questione, dovremmo rivolgerci a Bismarck (che mai lo disse, ma fa lo stesso):
“Meno le persone sanno di come vengono fatte le salsicce e le leggi e meglio dormono la notte”
In democrazia i procedimenti di entrambe le cose sono pubblici, quello che dovrebbe restare rigorosamente nascosto è come si fanno i leader. Certo, nessuno sano di mente può pensare che la mattina Elly Schlein abbia il tempo per pensare a cosa abbinare la gonna. Così come dovremmo tutti aver presente che Lollobrigida non si scrive i discorsi e Giorgia Meloni non si photoshoppa i manifesti elettorali.
Ma il populismo imperante ci impone di crederci davvero. Noi vogliamo che i leader che votiamo siano PRECISAMENTE ciò che vediamo. E se scopriamo il trucco, ci rimaniamo male. Perché, di fondo, siamo diventati sempre più fessi. I tempi di Berlusconi e Renzi ormai sono nostalgia pura. E ancora prima, Andreotti contro Berlinguer. Gente che non aveva problemi a dare per scontato che nulla di quanto mostrato fosse casuale, autentico o reale nel senso più gretto del termine.
Poi, però, abbiamo preteso di uccidere l’oca per capire come facesse l’uovo d’oro. E ora ci meritiamo di scoprire che l’eskimo (simbolo identitario che rendeva unica Elly) verrà pensionato per lo spolverino delle star. Una leader votata in quanto “unica” e “genuina” dopo nemmeno tre mesi è già un prodotto comunicativo che funziona, identico a milioni di altri.
L’errore della Schlein è stato parlarne. L’errore nostro è stato volerlo sapere. L’errore del sistema è farci credere che potesse non esistere.
La soluzione è svegliarci da questo incubo e tornare ad ascoltare, analizzare, capire, prima di guardare.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.