“Non deve essere un carrozzone, ma una società che crei valore sociale ed economico”, ha aggiunto Maran. “Abbiamo 28 mila case pubbliche del Comune, 22 mila assegnate e 6 mila sfitte. L’amministrazione si pone l’obiettivo decennale di arrivare a 25.000 alloggi di servizi abitativi pubblici e 10.000 in housing social”. A questa società saranno invitati a partecipare la Regione, le istituzioni finanziarie, Cassa depositi e prestiti.
Così riporta Affari Italiani, citando l’Assessore Maran, riferendosi alla nuova società che vuole creare il Comune di Milano per gestire le case. A prima vista un piano dirompente, ma ce lo facciamo spiegare da Franco Vassallo, Responsabile per le politiche abitative e decentramento del coordinamento cittadino di Milano di NOI MODERATI:
“Maran vuole una nuova società di gestione delle case. Posto che il suo obiettivo in sei anni è di passare da 22 mila case ERP utilizzabili a 25 mila, è evidente che non ha alcun senso duplicare MM Casa per 3 mila alloggi in più. Soprattutto perché li hanno già in gestione, sono semplicemente sfitti in quanto mancano i fondi per ristrutturarli. E, viste le politiche di assegnazione, questa cosa non risolverebbe i problemi di bilancio, ma rischierebbe addirittura di peggiorarli: MM, infatti, ormai rischia di andare in perdita ogni persona che entra.
Per ovviare al problema, si parla di 10mila alloggi a canone concordato. Solo che, per averli, bisogna che il Comune sprema ulteriormente i costruttori con gli oneri di urbanizzazione. Il che spingerà ulteriormente in alto i prezzi. Se, infatti, nel PGT il 40% degli appartamenti deve essere in housing sociale significa che il 60% a prezzo di mercato rischieranno, non dico di raddoppiare, ma sicuramente porteranno i costi ancora più in alto. Sballando l’intero mercato e rendendo molto più rischioso rigenerare la città.
Ovviamente, per gestire tutto ci vogliono capitali e competenze. E se il Comune torna a parlare di una società ad hoc significa che si ammette che MM Casa è al capolinea. Cosa che dico da almeno cinque anni. Ma perché fare “qualcosa di nuovo” quando un ente abbastanza grande e con le competenze già ci sarebbe? Si chiama Aler e potrebbe fungere da interlocutore a livello nazionale. Solo che il Comune perderebbe la faccia. Molto più comodo, quindi, chiedere di creare l’ennesima partecipata pubblica in cui mettere qualcuno che non ha più spazio in Parlamento. E favoleggiare interventi titanici.
La soluzione, purtroppo, è decisamente meno spettacolare: torniamo a casa! Chiudiamo MM Casa e ricreiamo un patrimonio regionale unico. Il Comune, ovviamente, non vuole perdere la faccia. Ma i cittadini sono stufi di perdere soldi per difendere il sogno di Pisapia e Rozza. Sogno che ormai nemmeno l’enfant prodige Maran se la sente più di rivendicare. Figuratevi noi…”

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.