Domenica 13 ai Giardini Montanelli “L’Italia s’è desta”, evento musical-teatrale del No’hma per celebrare il restauro di una statua simbolo di patria e riscossa. Livia Pomodoro: «Una restituzione che assume una connotazione allegorica»
Racconta il Presidente di AGIAMO, Enrico Pluda, in un post “Venerdì eravamo in tanti. Ero emozionato, però mi veniva anche da ridere quando è arrivato il braccio fatto dagli studenti di Brera. Mi veniva in mente il film “3 uomini e una gamba”, perché eravamo molte donne e uomini e un braccio. Nessuno ha osato dire che il proprio falegname lo avrebbe fatto meglio perché sapevamo tutti che era il primo esercizio, il prototipo, il punto di partenza provvisorio di ricostruzione delle parti mancanti. È di nylon e non di marmo, non è definitivo e la differenza di colore è voluta. Il danno c’è stato, purtroppo, e ci sarà sempre però che almeno questa storia ci serva da lezione, questa scultura è già stata presa di mira, e più di una volta probabilmente, allora è necessario fare una scansione 3D, illuminarla e sorvegliarla con delle telecamere.
Tutte le mattine entro ai Giardini con lei. Si chiama nel modo più augurale al mondo: Victoria. Gliel’ho messo apposta!
Oramai lo sa dove voglio andare prima di tutto e qui mi ci porta lei. Ho raccolto centinaia di foto e notizie di questa statua, anzi, di questo monumento che è l’unico al femminile di tutta Milano, probabilmente di tutta la Lombardia e sicuramente uno dei pochissimi di tutta Italia. Incredibile vero?
Questa scultura è ricca di storia e anche di simboli e significati. Molti sono ai suoi piedi, altri sulla testa, altri non si vedono ma sono forti, potenti. Ce n’è uno che si è visto per molto tempo prima che la squadra che l’ha restaurata, guidata da Alfredo Bonfanti del Comune di Milano e composta da Simone, Matteo, Marie e Massimiliano Tribbia con Lidia Bosoni e Antonio Adelizzie di Ars Restauri, terminasse questo splendido lavoro.
C’è un simbolo in particolare, dicevo, che a me ha colpito più di ogni altro.
Dal 2016, quando la vidi spaccata per la prima volta, mi colpì il bianco del suo moncone.
Da quel giorno, quasi tutti i giorni, le ho scattato una foto.
Col passare del tempo, la sua pelle e le sue vesti si coprivano di muschio, muffe, resina, smog, insomma, diventavano sempre più lerce. Le sue ferite invece no, sempre bianchissime, direi sempre più bianche a contrasto con lo sporco che a mano a mano si accumulava. Indenni al degrado. La guardavo da ogni angolazione per capire che cosa le fosse successo e quel disco bianco, il risultato sempre più evidente della violenza subita, mi sembrava volesse dirmi di non dimenticarla di non lasciarla marcire così.
Noi di AGIAMO in effetti non ci siamo mai arresi ed è anche grazie a questa nostra proverbiale caparbietà che siamo qui oggi.
Grazie ad Angela ed Enea e ai nostri amici che ogni mattina ci portano qui.
Quella ferita bianca, bianca come sarà finalmente tutta Italia da domani, per me significherà per sempre amicizia, libertà e spero proprio anche Victoria da questa e da tante altre malattie.
AGIAMO- Amici dei Giardini Pubblici Montanelli
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