Ben ritrovati amici sportivi, riprendiamo il nostro romanzo preferito dopo la sosta, decisamente propizia, per la nostra nazionale. L’ottava giornata si apre sabato con un Crotone-Lazio che alla luce (scarsa) dei fatti avrebbe avuto, almeno inizialmente, più possibilità di rinvio che di avvio. Le critiche condizioni meteo in Calabria nelle ultime 24 ore, infatti, hanno messo in crisi non solo il territorio con molti allagamenti, ma anche il terreno dello stadio locale ha visto calciatori dibattersi in un autentico acquitrino. Difficoltà quindi per tutti i 22 in campo, ma nonostante questo alla lunga sono emerse le maggiori qualità della Lazio, in vantaggio al 21′ con un tuffo di Immobile, in un contesto assolutamente ideale per certi gesti. Crotone meno incisivo, ma ugualmente in grado di andare più di una volta vicino al pareggio, anche con la complicità di un terreno alquanto infido. Lazio che comunque raddoppia al 58′ con una grande azione di Correa, che evita sulla sinistra un paio di difensori e dal limite dell’area piccola, quasi sulla linea di fondo, riesce a bucare il portiere calabrese in equilibrio precario. Partita virtualmente chiusa, in virtù della chiara incapacità del Crotone di riaprirla, e dell’abilità laziale nel restringere i varchi verso la porta di Strakosha. Quindi 0-2, 3 punti e stanchezza per la Lazio, solo fatica inutile per il Crotone, e tutti negli spogliatoi per gli ultimi 10 minuti di doccia, ma al coperto.
Secondo anticipo, in quel di Cesena l’Atalanta di Gasperini incontra lo Spezia su un terreno molto più accogliente di quello crotonese, ma più ostico certamente per lo Spezia dal punto di vista dell’avversario da affrontare. Partita di grande equilibrio nel primo tempo, sono mancati i gol ma solo per merito dei pali. Il conto è infatti in parità anche sulle occasioni, in particolare quelle capitate rispettivamente a Farias dopo appena 2 minuti dal fischio d’inizio, e la risposta di Zapata al 40′ finita anch’essa sul palo. Stesso copione, più o meno, nella ripresa e il risultato non si schioda anche se potrebbe farlo al 56, quando Gosens piazza nell’angolo della porta di Provedel un pallone toccato di testa da Zapata, su cross di Toloi. Gol prima assegnato ma l’intervento del VAR invita l’arbitro a rivedere la decisione, a causa di un lieve fuorigioco di Zapata al momento del tocco. Il risultato rimane quindi in parità fino al termine nonostante il forcing finale atalantino, con un miracoloso intervento del portiere spezzino che da terra salva su Gosens, e 2 grosse occasioni che però Pasalic spreca all’87’ e 89′. A bocca asciutta stavolta i bergamaschi, che restano in sesta posizione salendo a 14 punti, mentre lo Spezia sale a 9.
Terzo ed ultimo appuntamento del sabato, a Torino la Juventus incontra il Cagliari, che inizia la partita in modo gagliardo e bianconeri che sembrano inizialmente inquadrare la disposizione avversaria in campo per studiarne la vulnerabilità. La squadra sarda sembra reggere il ritmo, anche se al 12′ subisce un gol da Bernardeschi che però viene rilevato in fuorigioco. Il gol valido però arriva al 38′, indovinate da chi…: azione combinata Bernardeschi-Morata, appoggio in area per CR7 che controlla, si accentra e con grande rapidità coglie l’angolo alla sinistra di Cragno, che può solo raccogliere il pallone nel sacco. Ma Ronaldo non perde tempo a specchiarsi e appena 4 minuti dopo chiude la partita con la sua doppietta su azione da corner, sponda di Demiral e al volo la rimette dentro. 2-0 e buonanotte, il Cagliari cerca orgogliosamente almeno un gol e ci riuscirebbe se al 68′ Marin non fosse beccato in fuorigioco sulla deviazione di testa di Klavan, che beffa Buffon sulla sua destra. Gol annullato, il Cagliari l’avrebbe meritato ampiamente ma deve rassegnarsi alla supremazia tecnica della Juventus, ed alla inesauribile fame di gol di un alieno 35enne, dal quale scaturiscono spesso vittorie e punti anche quando qualcuno lo giudica in scarsa vena. Un puntello su cui appoggia buona parte del potenziale offensivo della squadra di Pirlo, senza tuttavia dimenticare “gregari” del calibro di Morata, Dybala e Bernardeschi.
Domenica a tavola, eccoci a Fiorentina-Benevento, e per i viola un altro crack: 0-1 e guai in vista per Prandelli appena seduto in panchina, al posto dell’esonerato Iachini. Una Fiorentina evanescente, priva di idee e di incisività, paga dazio al cospetto di un Benevento corsaro al “Franchi“, grazie a un rasoterra di Improta. La squadra di Pippo Inzaghi chiude così la serie di 4 ko consecutivi e scavalca in classifica proprio i toscani, fermi a quota 8. Qualche apprensione per Ribéry per un guaio muscolare, si ferma allo scadere di un primo tempo totalmente nebuloso e privo di occasioni da gol.
A S.Siro il meteo non proponeva nebbia, ma l’ha incredibilmente fatta scendere l’Inter per tentare, senza riuscirci, di nascondere un primo tempo da incubo agli scarsi presenti. Assolutamente privo di logica, per una squadra con un simile organico, mettere in scena una prestazione tanto incolore e senza mordente contro un Torino poco più che volenteroso, privo anche del suo bomber Belotti. I granata stanno guardinghi, cercano spesso cambi di gioco da un lato all’altro per aggirare i tentativi di pressing dell’Inter, e in più di una occasione si affacciano pericolosamente nella trequarti nerazzurra, che schiera in difesa Ranocchia, Bastoni e D’Ambrosio lasciando in panchina sia De Vrij che Skriniar. Il Toro riesce in recupero di fine 1° tempo a trovare la combinazione che buca la difesa interista, con Zaza pronto a sfruttare un pallone anticipando Bastoni. Passa un quarto d’ora della ripresa e arriva addirittura il clamoroso raddoppio dei granata, con Ansaldi che su rigore batte Handanovic per un fallo in area, intercettato dalla VAR. Ma a quel punto l’Inter si raddrizza come una molla, inserisce Lautaro e Nainngolan, assedia il Toro e accorcia con Sanchez dopo soli 2 minuti. Insiste e riprende la partita dopo altri 3 minuti con Lukaku. I granata si disuniscono, perdono sicurezza e sotto gli assalti nerazzurri vacillano ancora, finché all’84 l’arbitro viene richiamato nuovamente alla VAR per un intervento su Hakimi, che va a terra in area. Batte Lukaku, (saltellando quasi a riprendere ironicamente il famoso rigore sbagliato proprio da Zaza in nazionale) ed è il gol del vantaggio dell’Inter. Rimonta completata ma non nel punteggio che, al 90′, si arrotonda ancora con Lautaro, che si serve di un comodo appoggio di Lukaku e firma il clamoroso 4-2 finale. Niente da fare, l’Inter conserva nel DNA quel pizzico di pazzia che da decenni l’ha contraddistinta, nel bene e nel male. Ancora una volta a lieto fine per la classifica, ma il modo in cui è maturato il successo lascia molte perplessità riguardo il futuro, primo fra tutti quello di Conte.
In alto nella classifica, nelle sue speranze almeno per qualche ora, rimane il Sassuolo che va a Verona a prendere altri 3 punti, confermandosi come outsider in questa fase iniziale del campionato.
Vittoria maturata con una prestazione ruvidamente energica, senza mettere in mostra quel bel calcio che oggi si è visto a sprazzi. Forse per questo i tre punti del Bentegodi indicano un ulteriore segnale di forza di questa squadra, imbattuta dopo otto giornate. Decidono i due giocatori più talentuosi, Boga (42′) e Berardi (76′), destro a giro dell’ivoriano, e potente sinistro dell’azzurro. Non è giusto però ignorare che il Verona è stato molto sfortunato: 4 legni colpiti, con due traverse (fortunosa quella di Dimarco) e due pali. Per la squadra di Juric una buona prestazione, per De Zerbi tre punti che, almeno per qualche ora, lo portano al comando della classifica.
All’Olimpico di Roma, i giallorossi si sbarazzano agilmente – 3-0 – di un Parma reduce da tre pareggi consecutivi, e non c’è partita: risolta in un tempo da Mayoral e Mkhitaryan, due protagonisti del rotondo successo romanista. Lo spagnolo sostituisce al meglio Dzeko e segna nel 3-0 finale, mentre l’armeno sigilla il risultato con la sua doppietta già prima dell’intervallo. Ma è tutta la banda di Fonseca, dopo un avvio abbastanza equilibrato, a suonare un’ottima musica. Vittoria n°5 nelle ultime 6 in Serie A, quarta di fila con l’Europa League. Per Liverani, fermo a una sola vittoria, tempi difficili.
La Sampdoria ci prova, nel pomeriggio di Marassi, ma la determinazione del Bologna e del suo allenatore Sinisa Mihajlovic a spuntarla (1-2). I ragazzi di Ranieri partono a razzo e vanno subito avanti con Thorsby, che dopo 7 minuti incorna sugli sviluppi di un corner per il vantaggio blucerchiato. Il Bologna continua la sua serie nera in porta, e subisce gol per la 41esima partita consecutiva, ad un passo dal record negativo dei massimi campionati europei (Bordeaux, a 42). Gli emiliani non si demoralizzano e crescono progressivamente, fino al gol del pareggio a pochi secondi dall’intervallo: Regini svirgola il pallone che arriva al centro dell’area da un calcio d’angolo, e lo spedisce malamente alle spalle del proprio portiere Audero, 1-1 e il Bologna ringrazia per l’omaggio. Il pareggio fortuito permette al Bologna di riorganizzarsi, e pochi minuti dopo l’inizio del secondo tempo è Orsolini a mettere di testa in rete, sul secondo palo, lo spunto di Barrow per il definitivo 1-2. Nel finale, l’ex interista Palacio colpisce anche un palo a portiere battuto ma il risultato rimane positivo. I 3 punti li porta a casa il Bologna, e sono i primi punti in trasferta della stagione. Samp alla seconda sconfitta consecutiva, avrà l’occasione di riguadagnare autostima nel Derby di Coppa Italia, contro il Genoa, in programma giovedì.
Al Friuli, intanto, è l’Udinese a misurarsi proprio col Genoa, e si aggiudica la sfida salvezza con una vittoria di misura, 1-0. A un primo tempo noiosetto, rotto solamente da una magia di Rodrigo De Paul al 35′, risponde un finale di partita con parecchie emozioni. Gol del pari di Scamacca, annullato dalla VAR al 95′ per un fuorigioco “invisibile” del giovane attaccante rossoblu. Con questo risultato i friulani salgono a 7 punti, sorpassando proprio il Genoa bloccato a 5.
Ultimo appuntamento della domenica, il più appetitoso dal punto di vista spettacolare, almeno sulla carta, in virtù del buon momento di entrambe le squadre: Napoli-Milan, con i rossoneri che tentano di riprendersi la testa della classifica agguantata nel pomeriggio dal Sassuolo. Il Napoli invece vuole credere nella risalita e le credenziali certo non mancano agli uomini di Gattuso. Primo tempo con i rossoneri che partono bene e creano pericoli nell’area napoletana, il più evidente all’11’ con Kjaer che da pochi passi spara alto sulla traversa. Poco prima, gran galoppata di Politano sulla destra ma il suo cross verso il centro area viene intercettato da Kjaer, che sull’allungo accusa una fitta all’altezza dell’inguine, ma dopo una sosta a bordo campo riesce a tornare in campo.
Milan in vantaggio al 21′, con l’ennesima prodezza di Ibrahimovic che su lancio di Theo indovina la capocciata fatale per Meret. Il Napoli reagisce e meriterebbe il pareggio quando Mertens mira l’angolo alla sinistra di Donnarumma, ma il portiere fa il miracolo e devia in angolo. Ancora Napoli poco dopo, al 27′ la traversa respinge una botta di DiLorenzo a pochi metri, poi Lozano di rimbalzo e ancora un difensore arriva a deviare in angolo, azzurri sfortunati in queste occasioni. Poi però il Milan, ma soprattutto Ibrahimovic, legittimano la vittoria quando lo svedese, altro alieno prossimo quarantenne, realizza la sua ennesima doppietta al 54′, e sembra chiudere la partita. Il Napoli però non è ancora rassegnato e accorcia al 62′ con Mertens, ma perde subito dopo Bakayoko per doppia ammonizione su fallo ai danni di Theo. Il Napoli si scopre nonostante l’inferiorità numerica e crea ancora un paio di occasioni, ma su una ripartenza milanista il giovane Hauge viene servito da Bennacer e beffa Meret al 95′ per il 3-1 finale, che probabilmente punisce eccessivamente la squadra di Gattuso (alla terza sconfitta casalinga di fila), ma conferma che il Milan ha i numeri per disputare un campionato di tutto rispetto. Sempre che il suo faro Zlatan non spenga la luce preziosa che lo ha illuminato finora, perché dopo aver rischiato il rosso per una evidente gomitata a Koulibaly, si procura un malanno muscolare alla coscia sinistra ed esce di scena.
Ma intanto i rossoneri tornano al comando con 20 punti, scavalcando il Sassuolo che aveva sperato di restarci un po’ di più.
Buon lunedì a tutti e arrivederci alla prossima, nona giornata con inizio sabato e 3 anticipi interessanti:
Sassuolo-Inter, Benevento-Juve e Atalanta-Verona.
