Maryan Ismail: «Io sto con Fontana. Sì alla legge anti-moschee»

Milano

L’antropologa islamica che sfida i fondamentalisti: «Il vado oltre la cosiddetta “razza”. Attilio Fontana si è scusato, io accolgo le sue scuse. Ecco cosa faremo su moschee e migranti»

Milano 11 Febbraio –  Maryan Ismail, lei si candida in Regione. E subito le hanno detto: «Con quello della “razza bianca”?».

«Vado oltre la cosiddetta “razza”. Veniamo tutti da Adamo ed Eva per chi ci crede, o magari da Lucy. Specie umana, con diversità che nessuno nasconde. Siamo cittadini, contribuenti, mandiamo i figli a scuola, viviamo nella città di Expo. Attilio Fontana si è scusato, io accolgo le sue scuse e mi impegno per una regione pluriculturale».

Maryan Ismail, antropologa italo-somala, è nota per la sua sfida al fondamentalismo. Il fratello è stato ucciso da Al Qaida a Mogadiscio. Lei ha militato nel Pd e l’ha abbandonato accusandolo di averle preferito un islam oscurantista. Col popolare Matteo Forte dal Pd è stata querelata per il suo dossier intitolato: «Pd e islamismo politico: un rapporto non occasionale». Il pm ha chiesto l’archiviazione. Oggi è candidata Maryan Ismail nelle liste di Energie per la Lombardia, nel centrodestra.

Il «lapsus» di Fontana poteva capitare ad altri?

«Ricordiamoci nel Pd la “razza italiana» dell’onorevole Prestipino o lo stupro etnico evocato dalla governatrice Serracchiani. Io Fontana lo invito a un confronto. Come faceva da sindaco e da presidente del Consiglio regionale. L’ho conosciuto allora, non mi sembra proprio un invasato».

Sicura che con Lega e FdI potrete collaborare bene?

«Certamente, io da sempre parlo con tutti. Nelle istituzioni si fa così. Io vengo da una lunga storia. A Bologna da studenti dei Paesi in via di sviluppo ascoltavamo i dibattiti politici: il Pci, la Dc, Almirante al cinema Fosforo perché in piazza non lo lasciavano parlare. Quella costola nata dal fascismo approdava a un’inclusione istituzionale, dopo la guerra civile. E stata una lezione di democrazia questa inclusione. Io sono una socialista somala. Una socialista liberale. Antifascista, antirazzista, ma lavorando nelle istituzioni si trovano punti di contatto su cui lavorare».

Vede un pericolo fascista?

«Fino a Macerata vedevo solo una dialettica aspra. Passando all’atto, lì si è superato un confine preoccupante. Se io vivessi a Macerata sarei stata un potenziale target dello sparatore. Ma la politica deve assumere un ruolo forte e pacato nel porre rimedi a ciò che non va».

Cosa non va per lei?

«Questa immigrazione di massa è stata mal gestita dall’Italia e dall’Ue. Uno scaricabarile sulla pelle delle persone, in cui sono vittime gli italiani e gli stranieri. E stata pensata una risposta emergenziale ma non può essere sine die. Bene accogliere ma anche ridurre i tempi per vedere chi ha diritto e chi no. E distribuire l’accoglienza. Pensare a investimenti in Africa che non siano accaparramento di risorse. Quelle persone sono vittime di racconti falsi, miraggi. Con quello che spendono per venire qui si possono stabilizzare lì».

Le legge anti-moschee come la vede?

«Sopperisce a un vuoto legislativo. Mi chiedo come fa Gori a promuovere un patto con l’islam se non è riuscito a mettere d’accordo la comunità di Bergamo, dove sono piovuti soldi dal Qatar. Bisogna tenere conto delle specialità dell’islam. Non puoi dare una moschea a chi si presenta coi soldi pensando di fare quel che vuole. Il mio modello è una moschea in cui non entra l’islam politico, egemonico. Una moschea pluralista, che non fa imbacuccare le donne con regole senza né capo né coda. Penso anche a un numero verde con esperti, educatori e psicologi, per aiutare famiglie o insegnanti alle prese con casi di radicalizzazione».

Per Salvini l’islam è incompatibile coi «nostri diritti».

«Salvini usa slogan per essere immediato. Io dico che dobbiamo superare 14 secoli di interpretazione maschilista. Si possono sospendere certi versetti. L’islam è religione ma deve essere separata dalla politica. L’islam è anche i nostri martiri, mio fratello musulmano ucciso da musulmani».

Donne, liberali ed ebrei sono nel mirino, in prima filia.

«Non a caso ho condannato quel triste, inaccettabile e sinistro urlo di morte contro gli ebrei in una piazza di Milano. C’è stato un silenzio assordante per giorni. Di cosa c’è paura? Io avevo detto che non avrei messo piede nella moschea che stavano facendo e perciò mi stavano sbattendo fuori dal Pd, il Pd che ha scelto un altro islam. Il 25 aprile sarò al corteo con la Brigata ebraica come tutti gli anni. Anche se per questo sono stata additata come traditrice non so di cosa. Ma non mi spaventa».

Alberto Giannoni (Il Giornale)

2 thoughts on “Maryan Ismail: «Io sto con Fontana. Sì alla legge anti-moschee»

  1. Cara Maryan, non sono le parole che ci devono far paura, il linguaggio sì però! e quello di Salvini non è solo uno slogan per essere immediato, è un linguaggio che riflette una idea inadeguata della realtà dell’emigrazione – come è inadeguata quella che ha la sinistra-: non è emergenza ma scenario epocale: non è casuale che si parli poco di politiche di integrazione dal basso! o di prassi virtuose, di imprese e intraprese di stranieri …ma soprattutto nessuno dice che c’è un lungo complesso appassionante lavoro di incontro tra noi e le nuove generazioni di emigrati- certo delimitato dalla legge- che non potrà esser fatto che dal basso: dai nidi alle scuole materne all’Università (alla Bocconi metà degli iscritti sono stranieri!!!!) dalle famiglie, negli ambienti di vita della società italiana… che non può fare la politica! essa ha un limite connaturata a se stessa(anche finanziario), non potrà tutto… ergo se i linguaggi sono quelli dei salvini e dei fontana si annunciano politiche di un centro destra “irricevibile” perché risponderanno a logiche ideologiche con le quali non si cerca l’integrazione perché non si intende risolvere i problemi, ma “eliminarli”, anzi…ma poi non bisogna portare il problema a livello europeo? e la Lega è europeista? non bisogna bloccare i flussi con la cooperazione con i paesi di origine? Invocare una legge anti-moschee… in sé lo slogan è paranoico intimidatorio : è un messaggio in codice, in parte a quell’elettorato italiano frustrato dai problemi irrisolti del paese e che si aspetta il riscatto grazie ad un capro espiatorio (lo “straniero” avrebbe alloggio, lavoro, i sussidi…) ed è un messaggio all’elettore italiano che ha paura di perdere l’identità sulla spinta della globalizzazione (ecco spiegata la complicità meloni salvini) infine messaggio a tutti quelli che “giustamente” non ne possono più di un problema migratorio non governato da una classe politica – non si dimentichi!- che il problema n.1 dell’ Italia: e questo della irresponsabilità della classe politica -vera casta!- è anche la vera causa che ha prodotto M5S (la vera “reazione” da rete!) Certo, tu speri che F.I. – EPI escano forti dalle urne: auguri! in ogni caso chiunque avrà il potere dovrà far contare noi, i “governati”(sussidiarietà?) perché senza il protagonismo dal basso gli interventi dall’alto saranno sempre insufficienti. “Anti moschee…” è un linguaggio irricevibile: comunque sbagliato perché semmai si tratta di esercitare il controllo dello stato questo sì, eccome…dovrebbe essere lapalissiano per chi fa politica…quindi ANTI è fuori luogo! Cosa ti tocca fare Maryan per arginare l’alleato scomodo: usare un linguaggio da “buonista” (cosa che non sei perché ti conosco!). Madre Teresa disse una volta: “Se mi invitano ad una manifestazione contro la guerra io non andrò mai. Se mi invitano ad una manifestazione per la pace ci andrò sempre. Perché chi è contro- e io aggiungo chi è ANTI- rischia di attizzare odio…” Ciao pippo emmolo

  2. Possibile che gli italiani, penso Pippo Emmolo lo sia, e in particolar modo gli italiani legati alla sinistra sia di governo che estremista e dei centri sociali, abbiano solo pensieri per gli immigrati e si dimentichino dei milioni di italiani poveri, quelli per loro non contano. Salvini o Fontana hanno una loro politica e delle loro idee che possono piacere o meno alla sinistra che ben intrallazza con gli immigrati, ma non obbligano gli italiani a votarli, ma se gli italiani li voteranno vorrà dire che una parte del paese la pensa come loro volente o nolente per Emmolo e per tutta la sinistra e non per questo gli italiani che voteranno da quella parte devono sentirsi dei fascisti o dei disgraziati. E’solo un pensiero diverso da quello unico di sinistra. Dove sta andando questo paese?
    Non tutti possono avere il pensiero unico e gli interessi legati all’immigrazione che la sinistra sfrutta da anni tramite le varie coop onlus ecc. ecc. Poi mi chiedo come possiamo integrare immigrati se siamo in un paese con le pezze al sedere e soprattutto non siamo ancora integrati tra noi italiani?
    Il commento di Emmolo è già la prova provata dell’integrazione raffazzonata tra noi italiani e dimostra chiaramente che il progetto di integrazione con culture diverse dalla nostra rimane nella maggior parte dei casi un’utopia.

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