L’aula del Senato ha approvato con 106 voti a favore, 61 contrari e 11 astenuti, la riforma costituzionale della Giustizia che, tra le altre cose, prevede la separazione delle carriere per i magistrati. Si tratta del secondo passaggio parlamentare (dopo l’approvazione a fine gennaio scorso alla Camera dei deputati) di quattro previsti per le riforme costituzionali. Il ddl Meloni-Nordio tornerà dopo l’estate a Montecitorio e poi di nuovo al Senato per l’approvazione definitiva. Il testo, non avendo ottenuto l’approvazione dei due terzi del Parlamento, verrà sottoposto a un referendum confermativo che potrebbe tenersi nella tarda primavera del 2026. La riforma costituzionale della giustizia -”Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare” -che ha come obiettivo di separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, attraverso la modifica del Titolo IV della Costituzione, ha ottenuto il via libera anche in Senato con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astenuti. Ora il testo torna alla Camera per il terzo dei quattro passaggi. Il provvedimento, presentato dal governo, prevede due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente.
La presidenza di entrambi gli organi è attribuita al Presidente della Repubblica, mentre sono membri di diritto del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente, rispettivamente, il primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore generale della Corte di Cassazione. Gli altri componenti di ciascuno dei Consigli superiori sono estratti a sorte, per un terzo da un elenco di professori e avvocati compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. Si prevede, inoltre, che i vicepresidenti di ciascuno degli organi siano eletti fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento. Un’altra novità è rappresentata dall’istituzione dell’Alta Corte disciplinare che sarà composta da 15 giudici: 3 nominati dal presidente della Repubblica; 3 estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune; 6 estratti a sorte tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti; 3 estratti a sorte tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti.
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