Inchiesta Beic: a Milano verso il processo Stefano Boeri e Cino Zucchi

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I pubblici ministeri hanno chiesto l’incriminazione di Stefano Boeri, Cino Zucchi e altri quattro architetti con accuse che includono la turbativa d’asta e false dichiarazioni. Questo deriva da un’indagine sulla gara d’appalto internazionale da 8,6 milioni di euro per la progettazione della Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (Beic) a Milano, un progetto finanziato con fondi PNRR.


Perché Boeri e Zucchi sono sotto indagine?

L’indagine sostiene che la gara Beic, che ha assegnato la progettazione della biblioteca da 101 milioni di euro nel luglio 2022, sia stata compromessa da conflitti di interesse tra i membri della giuria (Boeri e Zucchi) e le parti vincitrici. I pubblici ministeri affermano che ci fossero conflitti di interesse concreti e potenziali non dichiarati.

L’accusa evidenzia presunti contatti, incontri e conversazioni telefoniche/telematiche tra Pier Paolo Tamburelli (membro del consorzio vincitore), Cino Zucchi e Stefano Boeri. Queste interazioni sarebbero culminate in un incontro personale tra Boeri e Tamburelli la sera del 4 luglio, meno di 24 ore prima della decisione sulla Beic.


Prove chiave e accuse

  • Violazione dell’anonimato: Cinque giorni prima della sessione decisiva, Boeri avrebbe inviato un messaggio all’architetto Andrea Caputo (il cui progetto si classificò terzo), chiedendo “note sui valori del progetto… soprattutto funzionali”. Questo nonostante Boeri dovesse essere, in teoria, all’oscuro dell’identità dei partecipanti in quella fase. Caputo avrebbe risposto con una descrizione dettagliata di 23 righe della sua proposta architettonica.
  • Tempistiche contraddittorie: Le chat WhatsApp sequestrate del 30 giugno 2022 mostrano conversazioni avvenute alle 15:10, mentre i verbali della commissione indicano che una sessione di revisione del progetto era in corso dalle 14:30 alle 18:00 di quel giorno.
  • Rivelazione prematura dei risultati: Il 6 luglio, giorno in cui la commissione Beic concluse i lavori, e prima della “discovery” ufficiale dell’identità dei partecipanti l’11 luglio (secondo le regole del bando), Boeri avrebbe informato Caputo tramite messaggio: “Siete bene classificati ma non avete vinto. Mi spiace. Cino (Cino Zucchi, ndr) – e non solo lui – non apprezzava il progetto. Che comunque è arrivato fino alla fine… Quando vuoi ti racconto anche se fino a lunedì tutto è ancora non comunicabile”.
  • “Sprezzante delle regole”: Il giudice per le indagini preliminari, che in precedenza aveva imposto interdizioni temporanee ai due architetti, ha dichiarato che Boeri e Zucchi hanno “ceduto con grande facilità alla spinta a delinquere”, mostrando un “approccio disinvolto” e agendo come se “possedessero” le “regole che presidiano l’imparzialità dell’attività amministrativa”. Il giudice ha suggerito che la loro “leggerezza” nel commettere i presunti reati implica che questa sia la loro “modalità ordinaria” di partecipare alle “procedure pubbliche”.
  • Tentativi di evasione: Il provvedimento di 66 pagine cita anche “modalità smaccate” di violazione “della regola dell’anonimato” e la “cancellazione mirata dei messaggi di whatsapp” dai telefoni sequestrati, oltre all’uso di sistemi di messaggistica come Telegram, “noti proprio per una maggiore discrezione e sicurezza”.

Gli altri architetti per i quali è stato chiesto il processo sono Pier Paolo Tamburelli, Angelo Raffaele Lunati, Giancarlo Floridi e Andrea Caputo. La procura ha chiesto l’archiviazione del caso per Manuela Fantini.

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