Tranvieri di Milano: questa la situazione e le criticità

Milano

La situazione dei dipendenti di ATM (Azienda Trasporti Milanesi) nel 2025 è caratterizzata da un significativo turnover, accompagnato da un numero crescente di dimissioni volontarie, che stanno mettendo a dura prova non solo l’organico aziendale, ma anche la capacità di garantire un servizio pubblico regolare ed efficiente. I disservizi, gli orari tagliati, le corse cancellate e i ritardi cronici sono ormai all’ordine del giorno, con ricadute dirette su centinaia di migliaia di utenti quotidiani.

Le cause principali di questa emorragia di personale sono molteplici e interconnesse, ma riconducono tutte a una gestione aziendale e politica industriale e sindacale gravemente inadeguata.

Gli stipendi offerti da ATM sono giudicati del tutto sproporzionati rispetto al costo della vita milanese. Un conducente di autobus o tram, appena assunto, percepisce uno stipendio netto di circa 1.300 euro al mese, lavorando anche sei giorni su sette, con turni sfalsati e spesso disagevoli. Dopo dieci o quindici anni di servizio, la retribuzione non supera i 1.700 euro mensili, senza alcuna reale prospettiva di avanzamento né bonus di rilievo. E sono compresi anche una buona parte di anziani di azienda a dare le dimissioni. Questa situazione è imputabile alla mancata volontà dell’azienda e del Comune di Milano – principale azionista – di aggiornare i contratti collettivi, fermi nei fatti e contenuti da anni.

I turni sono sempre piu distribuiti senza un vero equilibrio, comprendendo festività, notturni e weekend, impedendo una regolare vita familiare e sociale. Le pause o sono brevi o insufficienti oppure contorni spezzati eccessivamente lunghe che coprono l’intero arco della giornata in un solo turno, le condizioni psicofisiche dei lavoratori non vengono monitorate seriamente, e in molti casi non è previsto supporto psicologico o tutela dallo stress lavoro-correlato. Se in passato era previsto un riposo di mansione con alternative, ad esempio portineria guardiania o mansioni temporanee amministrative d’ufficio o movimento interno di deposito, a breve queste non saranno più disponibili perché verranno privatizzate (come tante altre già in essere felici) tanto che molti addetti alle portinerie vengono chiamati in privato a dare le dimissioni con un premio economico ridicolo fuori busta. A questo si aggiungono relazioni interne tese, con scarsa o nulla tutela da parte delle rappresentanze sindacali ufficiali e una gestione del personale autoritaria e priva di ascolto e sempre più nepotista con due o piu pesi e misure in deroga a norme e regolamenti.

ATM ha investito molto più sull’immagine che sulle reali esigenze dei lavoratori. Mentre si annunciano nuovi treni e autobus elettrici, mancano meccanici, manutentori, autisti e perfino personale amministrativo. Questo perché per anni l’azienda ha tagliato il personale tecnico e operativo compreso i materiali base necessari, preferendo affidarsi a esternalizzazioni e appalti sottopagati, generando insicurezza e calo della qualità confermi di vetture e servizi esterni di supporto e passeggeri bloccati per mesi se non per anni.

Molti ex dipendenti ATM trovano impieghi meglio retribuiti e meno stressanti nel settore della logistica, come autisti per Amazon o corrieri (in gergo tornano a portare mozzarelle), in quanto seppur vincolati dall’obiettivo hanno comunque orari più flessibili e retribuzioni nettamente superiori a parità di competenze personali. Ciò evidenzia quanto il settore pubblico sia diventato il fanalino di coda in termini di attrattività, anche per professioni fondamentali come quella del trasporto pubblico urbano dove il contatto con la clientela ogni giorno diventa sempre più pericoloso anche semplicemente indossando una divisa per strada grazie alla mancanza della tutela di immagine dei Lavoratori ATM delle mansioni e nella protezione delle risoluzioni e problematiche a tutela dei lavoratori da parte di ATM e del Comune di Milano.

Non va sottovalutata, come anticipato, la piena responsabilità del Comune di Milano (proprietaria delle azioni di ATM), che non hanno esercitato un’adeguata pressione politica e amministrativa per salvaguardare la qualità del servizio pubblico nell’interesse dei cittadini milanesi reali proprietari della città di Milano e non sudditi di un’amministrazione comunale come se fosse un imprenditore privato chiuso e tacito nei suoi misteri imprenditoriali ma che i risultati sul piano urbanistico ed economico cittadino sono nella cronaca di tutti i giorni e che solo il primo cittadino non vede.

Mentre ATM perde personale, non si adottano misure strutturali, come un piano straordinario di assunzioni con contratti realmente attrattivi e in linea con i costi reali di una vita degna e rispettosa, né si avvia una seria revisione del contratto nazionale, anzi tagliano anche sui premi di produzione nel caso che tutti assenti per tre giorni di fila magari per malattia dopo che ti sei fatto un mazzo incredibile.

La narrazione ufficiale si limita a campagne pubblicitarie per nuove assunzioni che, nei fatti, non compensano le decine di dimissioni mensili. Pagliacciate teatrali anche nei centri commerciali con attraenti hostess sorridenti che non sanno nemmeno quello che dicono. Qualcosa si interessa qualcuno prosegue qualcuno riesce a iniziare la realtà e poi scappa infischiandosene dei vincoli per l’ottenimento delle patenti necessarie. Quei pochissimi che accettano, non avendo altro da fare o al limite per passione o vivendo nullafacenti sulle spalle della famiglia, non riescono comunque a coprire le reali necessità dell’azienda e sono per lo più attirati dalla divisa di un’azienda dal nome storico glorioso che fa un servizio per i cittadini senza preoccuparsi degli altri aspetti vitali di una persona, oppure perché dalle sue parti quel poco lavoro che si trova è in buona parte frammentato dal nero evasivo sottobanco.

La crisi ATM riflette una carenza di visione sistemica e a lungo termine da parte dei dirigenti aziendali e che si somma ai danni delle istituzioni locali sul territorio sommando ulteriori costi alla necessità. La mobilità urbana dovrebbe essere un pilastro strategico per una metropoli moderna, ma viene gestita ancora con logiche aziendali miopi, senza valorizzare il capitale umano né garantire sostenibilità organizzativa è spesso favorendo compare amici e appartenenze più o meno personali e dalle dubbi e capacità…. Ma questo è un problema secondario perché tanto scaricano il barile con le esternalizzazioni.

L’aggiornamento a maggio 2025 dai sistemi amministrativi è un ecatombe, un genocidio di tranvieri per volontà diretta o indiretta o per costrizione. Mentre gli ingressi sono sempre più riconducibili ad appartenenze estinte un po’ per comodo e un po’ per necessità è un po’ perché adesso non rifiutano praticamente nessuno visto la situazione che si è creata piano piano nel tempo senza visione di lungimiranza ma solamente gli interessi indiretti espansionistici multifattoriali

Va comunque ricordato che la difficoltà nel reperire nuovi autisti non è un problema isolato. In tutta Europa si registra una carenza di circa 100.000 conducenti nel trasporto pubblico, con 10.000 posti vacanti (in aumento) solo in Italia, una politica progressista europea che nel nome del progresso mira a spingere ai veicoli senza conducente

Per affrontare questa crisi, ATM ha avviato diverse iniziative: sta investendo circa un milione di euro per coprire i costi delle patenti e delle abilitazioni professionali dei nuovi assunti, offre un bonus affitto di 3.000 euro per i candidati provenienti da fuori Milano e meglio se non hanno problemi di alloggio in zona.

In conclusione, la crisi di ATM rappresenta lo specchio di uno sfacelo gestionale e amministrativo dove incapacità dirigenziale, miopia politica e totale disinteresse per i lavoratori stanno minando un servizio pubblico essenziale. Una Milano che si dice europea, ma che abbandona i suoi autisti e pendolari al caos quotidiano.

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