La statua all’interno del Duomo che lascia tutti sconcertati

Milano

Era situata all’interno del Duomo, nel transetto destro della cattedrale.

Era, perchè proprio in questi giorni è stata riportata in Duomo dopo un restauro di un paio di mesi, ma collocata non più dove si trovava in origine bensì nel retrocoro.

Precedentemente, secoli fa,  presidiava un lato esterno del Duomo, ma fu spostata all’interno per non impressionare i passanti.

A guardarla infatti, si rimane un momento sbalorditi.

Si tratta della statua di San Bartolomeo martire, uno dei dodici apostoli che seguirono Gesù.

Il santo è raffigurato in piedi reggendo le Sacre Scritture in una mano e un coltello nell’altra.

La particolarità è che il corpo è completamente scuoiato della pelle e gli organi interni e i fasci muscolari sono totalmente visibili allo spettatore.

Attorno alla figura si vede una specie di mantello che altro non è che la propria pelle tolta dal corpo dove dalle spalle pende una sorta di cappuccio praticamente il volto del santo.

Di San Bartolomeo abbiamo notizie vaghe sulla nascita.

Dai Vangeli Apocrifi, cioè non ufficiali, sappiamo che una madre disperata chiese a Maria di poter sdraiare suo figlio, gravemente ammalato, nel letto di Gesù perchè guarisse.

Questo bambino era Bartolomeo che in seguito divenne pescatore.

Dopo aver seguito Gesù, andò predicando dalla Licania, regione della Cappadocia, in Medioriente, dove convertì il re Polimio e sua moglie e ne guarì la figlia indemoniata.

Arrivò poi fino in India, ma venne martirizzato da Astiage, fratello del re dei Medi in Siria o nell’Apotrapene, parte della Babilonia, perchè catturato dai pagani mentre predicava e scorticato vivo.

Sembra che rimanessero sani solo gli occhi e la lingua con la quale continuò a predicare finchè non gli tagliarono la testa.

Uno dei supplizi più atroci insieme a quello di San Lorenzo e Santa Febronia.

Lo scultore è Marco Ferrari D’Agrate (1504 – 1574) e realizzò il San Bartolomeo nel 1562.

Una copia in gesso, di autore anonimo, è conservata presso la chiesa omonima di Cantalupo, Cerro Maggiore.

La precisione dell’intarsio delle parti anatomiche è riconducibile al fatto che l’artista fu allievo di Leonardo, che approfondì gli studi sul corpo umano, ma anche al clima culturale del Rinascimento, in cui fiorirono i primi studi strutturati di anatomia grazie ad Andrea Vesalio (1514 – 1554) padre della medicina e dell’anatomia moderna, che per primo usò il metodo delle tavole anatomiche.

(Curiosità, Vesalio era un nano acondroplasico essendo alto 67 cm.)

Il realismo della statua è tale che Marco D’Agrate, conscio della sua maestria, fece incidere sul basamento della stessa, la frase in latino “Non me Praxiteles, sed Marc(us) ‘finxitAgratis” (Non mi fece Prassitele, bensì Marco d’Agrate) dove Prassitele fu il più grande scultore di epoca classica nell’antica Grecia.

Più realisticamente la frase fu apposta un secolo dopo.

Il nome del santo è legato anche alla cosiddetta “notte di San Bartolomeo” quando tra il 23 e 24 agosto del 1572, i cattolici francesi massacrarono centinaia di cristiani ugonotti a Parigi.

Non è tutto. Perfino Michelangelo lo raffigura nel Giudizio Universale con il pugnale in mano, tra le tante figure esplicite dell’affresco. È facile riconoscerlo perchè lo si vede che fa penzolare la propria pelle di forma umana dalle nuvole.

La cosa curiosa è nel volto della pelle di Bartolomeo, che non è speculare a quello del Santo (con folta barba). Michelangelo avrebbe infatti raffigurato nella pelle scorticata l’autoritratto di sè stesso, volendo esprimere con questo anche il proprio martirio di persona abbandonata e sofferente.

E nel volto di San Bartolomeo, quello dell’Aretino, letterato cortigiano con cui era in conflitto per non avergli mai regalato neanche un disegno.

Oppure un’altra leggenda narra di un Michelangelo, dolente per una caduta dai ponteggi dell’affresco e a riposo per un mese e mezzo, ma incalzato insistentemente dal committente dell’opera Papa Clemente VII a finirla al più presto perchè ormai a fine vita e desideroso di passare alla storia, per cui Michelangelo si ritrasse col Papa che gli toglieva anche la pelle.

Entrambe le ipotesi potrebbero essere plausibili data la somiglianza con il San Bartolomeo di tutti e due i personaggi storici.

San Bartolomeo infine è patrono di Benevento dove sono custodite le sue reliquie, ricordato il 24 di agosto e, per macabra analogia, patrocinante dei conciatori, pellai, calzolai, macellai, pellicciai e di chiunque usi arnesi da taglio per mestiere o di chi abbia malattie della pelle.

Eleonora Prina

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