Carcere Opera, al via progetto Formazione-Lavoro detenuti con Ance

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Una decina di persone detenute hanno trovato in carcere, ad Opera, l’occasione per imparare il mestiere da manovale e trovare un’opportunità lavorativa nelle imprese di Assimpredil Ance. A un anno dall’avvio del progetto di formazione e reinserimento lavorativo dei detenuti del Carcere di Opera ed in concomitanza con la partenza del nuovo ciclo formativo, Assimpredil Ance, in collaborazione con l’Amministrazione Penitenziaria di Opera, FENEALUIL, F.I.L.C.A.- C.I.S.L. e F.I.L.L.E.A.-C.G.I.L., ESEM-CPT Milano Lodi Monza e Brianza, Fondazione Don Gino Rigoldi e Umana, ha fatto un bilancio dell’esperienza passata in un incontro con tutti gli attori di questo laboratorio presso la sede milanese di Assimpredil Ance. Presenti alla presentazione del bilancio di un anno di attività il presidente dell’associazione dei costruttori Edili Regina De Albertis, (nella foto)don Gino Rigoldi e il direttore del carcere di Opera Silvio di Gregorio.

Il laboratorio-scuola nasce all’interno della Casa di reclusione e fornisce ai detenuti che hanno ottenuto l’articolo 21, ossia il permesso per uscire e di lavorare all’esterno, di partecipare a 96 ore di formazione, a cui poi segue l’inserimento lavorativo nei cantieri e imprese che ne fanno richiesta. Le persone detenute possono partecipare al corso base di sicurezza, che dura in tutto 16 ore cui seguono 80 ore di formazione per diventare operatore edile base. Il primo corso si è concluso ad aprile dell’anno scorso, con la consegna di un attestato e l’inserimento lavorativo dopo poche settimane.

“L’adesione al progetto di reinserimento lavorativo dei detenuti comporta di per sé il raggiungimento di 3 degli 8 impegni previsti da Cantiere Impatto Sostenibile – ha ricordato De Albertis – Certo la strada da percorrere per abbattere i pregiudizi è ancora lunga ma oggi abbiamo visto all’opera un’umanità meravigliosa disposta a mettersi in gioco per offrire una nuova opportunità. Abbiamo creato uno Sportello dedicato per le imprese aderenti a questo progetto che offre un servizio di affiancamento strutturato e qualificato, in grado di superare le barriere e rendere il reinserimento lavorativo un’impresa non solo possibile ma appassionante. Auspica che si possa duplicare questo laboratorio anche in altre carceri e per altre tipologie di lavori Don Gino Rigoldi. “Questo progetto potrebbe essere anche un suggerimento a tante imprese che hanno carenza di personale, come occasione per rompere la diffidenza che c’è. – ha spiegato Rigoldi – La cosa che apprezzo di più è la felicità e la contentezza che hanno questi uomini che escono. Anche il dire a chi fa queste cose: ‘ho cambiato la vita delle persone, ho ridotto la recidiva’. Il lavoro è la strada migliore per cambiare la vita. Qui è successo qualcosa in più, perché è un lavoro fatto dentro un carcere, è una sorta di riabilitazione. Non si prende solo lo stipendio ma si impara ad essere una persona come le altre, autonoma. Abbiamo inventato un format. Si rovesciano le parti, il datore di lavoro entra in un carcere, forma le persone e le assume veramente”. Bilancio positivo anche per il direttore di Opera, di Gregorio: “Magnifica avventura pubblico-privato. Cesare Beccaria ha avuto la lungimiranza di scorporare, dividere, il reato dalla persona. In carcere non ospitiamo reati ma persone. Ognuno può riscattarsi. Avere l’opportunità di poter sviluppare competenza, un tempo dedicato alla presa di coscienza di sé stessi, a riscoprire l’umanità che c’è in ogni persona. È il lavoro che permette alle persone di creare solide basi per evitare che si rientri nel carcere. Se poi una volta fuori manca la rete, il pericolo della recidiva è elevato”. Il percorso è stato spiegato dall’educatrice Susanna Frongillo, che ha fatto da tutor al primo laboratorio: “Dura circa 2 mesi e sono previsti anche momenti dedicati ai colloqui individuali con i detenuti per conoscere la loro storia e aspettative. Lo scopo è promuovere l’autonomia del soggetto. Alla fine dei primi due mesi di osservazione vengono redatte osservazioni individuali sulle persone che hanno partecipato al corso. C’è anche un tutoraggio per le aziende, fatto di momenti di ascolto su dubbi, paure, incertezze che le imprese possono avere quando decidono di assumere persone che provengono da un istituto penitenziario. Il nostro tutoraggio continua anche nei primi 6 mesi sia per le imprese sia per i detenuti, anche con visite periodiche in pausa pranzo ai cantieri”. Alla fine dell’incontro di questa mattina sono state trasmesse due video interviste realizzate con Paolo e Mustafà, detenuti che hanno partecipato al laboratorio. “Mi sono trovato molto bene – racconta Paolo – Mi hanno accolto senza giudicare, senza pregiudizi. Il corso è andato bene. Dalla fine del corso dopo un mese e mezzo ho avuto la proposta lavorativa. Sono contento. In azienda mi sono trovato bene. Sono partito da zero e già ora sono cresciuto. Ho fiducia, responsabilità, cose che prima non mi davano”. Soddisfazione anche nelle parole di Mustafà che ha trovato lavoro 7 giorni dopo aver concluso il corso. 

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