C’è il «Bar Girevole», nel passaggio che dall’angolo di piazza San Fedele corre verso la libreria Hoepli, un bar dove i clochard hanno sempre un tavolo, nato per persone con e senza dimora.
«Fa piacere poter frequentare un luogo così, non tutti noi senza dimora siamo alcolisti» dice un clochard
II «Girevole», aperto solo il mercoledì sera dalle 18,30 e dal 13 gennaio anche il venerdì, ha le porte aperte anche per chi ha un tetto sulla testa, un lavoro o una pensione, è griffato o stracciato, giovane, adulto o attempato. E’ un luogo di incroci, punto di incontro tra persone dalle vite all’apparenza diverse.
«Spesso avvicinandosi scoprono, anzi scopriamo dal dialogo che c’è da imparare l’uno dall’altro» racconta a Il Giornale padre Francesco Cambiaso, responsabile dell’Associazione San Fedele e gran frequentatore del bar. L’idea è nata sulla scia di un’esperienza a Genova, dopo lo sfratto di una vineria (e non per motivi economici, anche se è sembrato così»), tra lui, padre Giacomo Costa e l’educatore Tommaso De Filippo, che coordina l’assistenza sanitaria della Farmacia del convento dei Gesuiti di San Fedele che confina col «Girevole». A volte, quando arriva troppa gente, il bar allarga i confini. All’inizio erano amici dei volontari e della chiesa, poi amici degli amici, adesso entra gente sconosciuta, raccontano….A sant’Ambrogio panettoni e salsa al mascarpone «forse dieteticamente inadeguati ma molto graditi», dice Cambiaso. Per le future autorizzazioni serve tempo, «ma la bellezza ha un ruolo molto importante, come dicono tutti coloro che lavorano con la marginalità estrema».
Nonostante le porte aperte, c’è chi passa davanti al bar e non si sente adeguato a entrare. «La bellezza può essere un bisogno ma anche un problema. Capita di vedere persone malvestite, che trascinano le proprie cose in sacchetti di plastica, legati ai loro cani che non vogliono abbandonare, in condizioni che loro stessi ritengono inaccettabili e si autoescludono. Così non entrano. Stiamo studiando se aprire un bar meno impegnativo dall’altra parte o se concentrare le attenzioni su chi è in cammino verso una ripresa del senso di se».
Scelte difficili. Al momento al «Girevole» operano psicologhe che chiacchierano con gli ospiti. «Se è il caso, si presentano e si offrono di prendere in carico le persone, destinandole ai servizi del lavoro o di cura. Ma questa non significa che sia un centro psicologico, anche se per proporci come un bar vero bisogna attendere».
Loro dicono: «Mi sono sentito normale». «Lo sei» è la risposta. In cammino, come tutti.
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