Buongiorno sportivi italiani delusi, nemmeno questa volta ce l’hanno fatta i nostri prodi, niente mondiale e sono 2 consecutivi. Forse la pagina più nera del calcio italiano, assieme alla quasi totale eliminazione delle squadre di club dai tornei europei, anche se ci sforziamo di ricordare che il calcio è pur sempre un gioco. Torniamo quindi mestamente e umilmente agli affari di casa nostra e osserviamo cosa accade a 7 giornate dal termine. Si parte sabato 2 aprile con 3 anticipi, Spezia-Venezia, Lazio-Sassuolo e Salernitana-Torino.
Nel primo, lo Spezia di Thiago Motta parte subito in pressione alta, ma la prima mezz’ora non produce sussulti. Al 34’ Bastoni non riesce a battere Maenpaa da buona posizione, e pochi minuti dopo Aramu stampa il pallone sulla traversa con una punizione quasi perfetta. La tensione sale nel secondo tempo, quando la principale preoccupazione delle squadre è quella di non subire gol. Nell’ultima azione della partita Caldara sbaglia un rilancio di petto regalando palla a Manaj all’interno dell’area. Sul tentativo dell’albanese si oppone Maenpaa, ma sulla respinta Gyasi è più reattivo di Haps e schiaccia il pallone in rete. Spezia a +10 sul Venezia e la zona salvezza è più rassicurante.
Dopo la dolorosa sconfitta per 3-0 nel derby e la pausa per la Nazionale, la Lazio torna a vincere, sconfiggendo 2-1 in casa il Sassuolo. Decisivi gli acuti di Lazzari al 17′ e Milinkovic-Savic a inizio ripresa. Serve solo alle statistiche la rete di Traoré al minuto 94. Biancocelesti di Sarri quinti in attesa delle partite di Roma e Atalanta. L’allenatore laziale ritrova ossigeno dopo il netto ko nel nel derby con la Roma di due settimana fa. Una sconfitta che l’aveva segnato, tanto che si vergognava ad andare presso nel centro sportivo di Formello nei giorni immediatamente successivi. Si riparte dal successo contro il Sassuolo e, comunque, un’ottima prestazione di squadra. Si poteva trovare un risultato più rotondo, ma è un modo di ripartire con una certa convinzione, anche perché sbaglia chi dice che il Sassuolo era sottotono rispetto alle ultime prestazioni. La mia sensazione, vedendo l’incontro, è stata diversa, nel senso che ho trovato una Lazio battagliera, ben disposta e ordinata, al punto che al Sassuolo è stato impedito di essere il solito castigamatti.
Dopo otto giornate senza vittorie, a Salerno rispunta il Torino. Basta un calcio di rigore messo a segno nel primo tempo da Belotti (prima esecuzione respinta da Sepe, ma fatta ripetere dall’arbitro Piccinini in quanto Gyomber ha invaso l’area) per sigillare l’1-0 con cui i granata scacciano finalmente la maledizione. Lo voleva più cattivo anche fuori casa, Juric. E il “gallo” ha risposto. Gara tecnicamente mediocre, con la Salernitana che mette in campo grinta e volontà, creando però solo un paio di occasioni nitide in tutti i 90 minuti. Il Toro si limita a controllare la partita, nel primo tempo rischia grosso (palo dell’ex Verdi), ma nel finale rimane in superiorità numerica per l’espulsione di Fazio e colpisce a sua volta un palo con lo stesso Belotti. Se il Torino si rialza, la Salernitana prosegue la propria discesa, apparentemente inesorabile, verso la Serie B. La risalita appare sempre più un miraggio.
Fiorentina forse non bella ma vincente. Altri 3 punti per i ragazzi di Italiano, ai danni dell’Empoli, e vanno -2 dalla Lazio quinta in classifica con una gara in meno.
Gara subito a ritmi alti, con la Fiorentina più arrembante sin dalle prime battute. I viola, col passare dei minuti, non trovano tuttavia la chiave per scardinare la difesa empolese, anzi vanno sotto al 39′, quando una sciocchezza di Saponara e Biraghi causa la rete di Di Francesco. A salvare la Fiorentina è il VAR, che vede un fallo di Pinamonti su Terracciano e spinge l’arbitro ad annullare.
Al quarto d’ora della ripresa la svolta della gara: Luperto, ingiustamente ammonito nel primo tempo, prende il secondo giallo per un fallo su Gonzalez e lascia i suoi in 10 uomini. Sugli sviluppi del successivo calcio di punizione è proprio l’argentino a trovare il gol, il terzo della sua stagione. Una rete fondamentale, che fa sognare la viola in chiave europea. Per l’Empoli, incapace di reagire dopo il gol, tanta rabbia con il direttore di gara e poco altro: Andreazzoli & C. sono sempre più in caduta libera.
Dopo tre mesi d’astinenza, con l’Udinese va in scena il Beto show. Sembrava essere sparito dai radar, il portoghese. E invece eccolo lì, riapparire come per magia e regalare ai friulani la gioia di un 5-1 al Cagliari che fa il paio con l’altrettanto roboante 4-0 dell’andata. Tripletta del centravanti, un gol di Becão, un golazo antologico di Molina, l’espulsione finale di Grassi e in Friuli è festa grande per una salvezza ormai raggiunta con diversi turni d’anticipo. E pensare che ad andare in vantaggio per prima è la squadra di Mazzarri, sospinta da una magia di João Pedro. Poi, però, tutto diventa buio per i sardi. Beto fa quel che vuole, Success rimpiazza alla grande l’infortunato Deulofeu, Pereyra inventa calcio. Se l’Udinese conferma i progressi delle ultime giornate, il Cagliari rimedia la quarta sconfitta di fila e torna nell’abisso (e il cognome dell’arbitro di oggi c’entra poco). Se il Genoa vince lunedì a Verona, è aggancio in classifica.
Atalanta-Napoli era una partita attesa e determinante per entrambe le squadre, e sul campo c’è stata battaglia, agonismo e ritmo. Ma quando tra le contendenti si viaggia su un sostanziale equilibrio tecnico-tattico, il risultato è spesso conseguenza di episodi, giocate individuali, calci piazzati. E difatti, così è stato questo match, terminato sul punteggio di 1-3, frutto delle reti di Insigne (rigore), Politano, De Roon e Elmas. Il sogno tricolore per la squadra di Spalletti rimane vivo più che mai, mentre la Dea vede allontanarsi, forse definitivamente, la possibilità di arrivare tra le prime quattro. Buona prova in generale della formazione di Spalletti, che ha disputato un primo tempo accorto e pungente, ha resistito alla reazione bergamasca nella ripresa e ha colpito cinicamente in contropiede con Elmas nel finale. Gasperini deluso dai suoi e sfortunato, con i tanti problemi fisici che hanno colpito i suoi difensori, da Demiral e Djimsiti, senza dimenticare la partenza di Gosens, l’assenza prolungata di Zapata (prossimo al ritorno ma con classifica ormai compromessa) e la perdurante indisponibilità anche di Ilicic. Perdite pesanti per la Dea, che comunque avrebbe meritato anche un pareggio, dopo aver riaperto la partita con il gol di DeRoon. Va dato atto al Napoli di aver saputo soffrire in più di una occasione, senza scomporsi più di tanto, per portare a casa una vittoria di grande importanza, che l’aggancia al Milan almeno per un giorno.
Decimo risultato utile consecutivo per la Roma, che esce vincente (0-1) anche dalla sfida contro la Sampdoria. Mkhitaryan apre le marcature, anzi l’unica, prima della mezz’ora grazie ad un tocco sotto misura e indirizza la sfida a favore della squadra di Mourinho. Poco dopo Abraham non scarta un regalo della difesa doriana, tenendo aperto il match all’intervallo. Nel secondo tempo la Samp non ha mai la forza e l’intensità per pareggiare la gara e per i giallorossi è una facile, seppur poco spettacolare, conduzione fino al 90′. Roma a -5 dal quarto posto, aspettando Juventus-Inter che in serata, con il successo dei nerazzurri, conferma la posizione dei giallorossi.

E siamo appunto alla sfida finale della giornata, che in virtù del risultato potrebbe risultare decisiva quando mancano ormai 7 partite al termine. Il derby d’Italia va all’Inter. I nerazzurri si rilanciano per lo scudetto sbancando l’Allianz Stadium grazie a un rigore di Calhanoglu nel finale di primo tempo con l’intervento doppio del VAR: prima per assegnarlo, poi per farlo ripetere dopo la parata di Szczesny. La Juve crea di più, colpisce una traversa nel primo tempo (male Handanovic) e un palo nella ripresa con Zakaria (decisivo Handanovic). Nel finale i bianconeri protestano per contatti in area su Vlahovic e De Ligt. I campioni d’Italia si portano a -3 da Napoli e Milan (in campo lunedì contro il Bologna). Nel primo tempo meglio la Juve, più pericolosa e aggressiva. Fioccano i gialli, Locatelli esce per infortunio. Al 44′ l’episodio chiave: Dumfries a terra in area, pestone di Morata. L’arbitro viene richiamato dal VAR e assegna il penalty con l’on-field review: Calhanoglu si fa ipnotizzare da Szczesny, poi si avventa sulla respinta e viene anticipato da De Ligt, dopo un rimpallo il pallone finisce in rete ma viene fischiato fallo in attacco. Irrati viene però richiamato ancora dal VAR: De Ligt parte infatti prima del rigore di Calhanoglu ed è poi decisivo, quindi si ripete il penalty. E il turco non sbaglia. In avvio di ripresa altro episodio: Bastoni colpisce Zakaria, check del VAR per possibile contatto dentro all’area ma viene confermata la punizione. Occasioni per la Juve: decisivo Perisic, che anticipa Vlahovic pronto a colpire da pochi passi, e destro a giro dell’ex Fiorentina largo di poco. Ma la grande chance è per Zakaria: coast to coast, Handanovic devia sul palo. Nel finale altre polemiche: la Juve chiedere rigori su Vlahovic e De Ligt, per Irrati non c’è nulla.
Morale, l’Inter ne esce male nel gioco, ma vincente nel risultato e, come più volte ripetuto anche da altri allenatori, nel calcio conta più vincere che partecipare…
La 31a si concluderà lunedì in serata, con incontri in calendario: alle 18,30 H.Verona-Genoa e alle 20,435 Milan-Bologna.
E’ tutto per oggi, buona settimana ai lettori.
