“I suddetti quesiti – si spiega nella nota – sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”.
Cinque i referendum ai quali la Corte ha dato il via libera, tra cui quello sulla legge Severino, sotto la cui scure sono caduti migliaia di amministratori locali. Soddisfatto Antonio Decaro, presidente dell’Anci: “Noi sindaci abbiamo chiesto da sempre una modifica della legge perché ci ritroviamo, unica figura istituzionale, a essere sospesi per 18 mesi senza una condanna definitiva”. Anche per reati, come l’abuso d’ufficio, in cui i primi cittadini “incorrono facilmente e alla fine, nella stragrande maggioranza dei casi, vengono assolti”.
Il quesito chiede però anche di abolire l’incandidabilità alle elezioni dei condannati definitivi per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati: insomma “pluricondannati” che potrebbero entrare in Parlamento, avverte l’ex pm Nello Rossi. Il quale mette in guardia anche dai rischi di un altro referendum approvato dalla Consulta, quello che vuole ridurre l’ambito dei reati per cui è consentita l’applicazione delle misure cautelari e della carcerazione preventiva: “Truffatori seriali delle vecchiette, hacker e bancarottieri di professione resteranno liberi e in azione fino alle condanne definitive”.
Sempre in tema di giustizia, sì anche al referendum sulla separazione delle funzioni giudicante e inquirente, cioè tra giudici e pm. Al quesito che si prefigge di abrogare l’obbligo per un magistrato di raccogliere almeno 25 firme per candidarsi al Csm e a quello che vuole consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati.
La partita per i referendum sulla giustizia inizia a entrare nel vivo. Dopo il via libera della Corte Costituzionale ai cinque quesiti, dalla giornata di oggi partirà il percorso di creazione dei comitati per il sì che saranno “liberi, indipendenti e senza colori partitici”. Per il centrodestra potrebbe essere inoltre l’occasione per serrare le fila e sanare le ferite lasciate aperte dopo la partita per il Quirinale: “Darebbe bella prova di sé a fare una campagna compatta”.
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